La Cisl e la Cisl Funzione Pubblica dell’Emilia-Romagna scendono in piazza per dire NO al blocco del contratti del pubblico impiego contenuto nella manovra finanziaria e per dire SI al recupero delle risorse per la contrattazione pubblica.
A partire da martedì 12 luglio hanno infatti organizzato in tutte le provincie della regione una mobilitazione fatta di presidi e volantinaggi davanti a Comuni, Province e Aziende sanitarie ed una raccolta di firme di lavoratori pubblici e cittadini per difendere dai tagli i servizi pubblici locali e sanitari che – soprattutto in una realtà virtuosa come la nostra, fatta di tanti professionisti seri e di servizi di qualità – rischia di essere fortemente penalizzata dal provvedimento governativo.
“La manovra intende perseguire il giusto obiettivo dell’azzeramento del deficit pubblico entro il 2014 – dichiara il segretario generale della Cisl emiliano-romagnola, Giorgio Graziani – ma ancora una volta contiene misure restrittive per il pubblico impiego che non condividiamo affatto. La sostenibilità della spesa pubblica è una priorità indicata dalla Ue e fatta propria dall’Italia, ma non è certo solo sui salari pubblici, già sottoposti alle limitazioni della manovra dell’anno scorso, che si possono fare risparmi. Anzi, è proprio valorizzando il lavoro pubblico che si deve attivare la leva della ristrutturazione della spesa”.
“I lavoratori non possono pagare per l’irresponsabilità di anni di cattivo uso delle finanze pubbliche – rincara Roberto Pezzani, segretario generale della Cisl FP dell’Emilia-Romagna –, per questo ribadiamo con forza il nostro NO alla proroga del blocco dei contratti pubblici disposta dalla manovra e lanciamo da oggi una mobilitazione capillare in tutti i posti di lavoro, per chiedere anche alla politica regionale e locale di far ripartire la contrattazione integrativa”.
“Sul pubblico impiego – continua il dirigente della Cisl FP Emilia-Romagna – oltre al blocco dei contratti, grava anche il blocco del turn-over e i servizi pubblici della nostra regione, già in forte difficoltà e con poco personale, rischiano di essere fortemente indeboliti in un momento in cui i bisogni delle persone e delle famiglie sono maggiori. Allo stesso tempo però sono impensabili aumenti di spesa che finirebbero per essere pagati con le tasse dei cittadini”.
“La via – conclude Pezzani – è quella di rafforzare il pieno esercizio della contrattazione integrativa per redistribuire a favore dei lavoratori il 50 per cento delle economie di gestione. Con la nostra mobilitazione, inoltre, vogliamo dire alla politica che i lavoratori pubblici non sono un costo, ma una risorsa e che la contrattazione integrativa può essere lo strumento per riorganizzare i servizi e far crescere la produttività del settore pubblico e dell’intero sistema produttivo italiano, cosa di cui la manovra non si occupa, pensando solo ai tagli e non allo sviluppo ed alla crescita del Paese”.