Finita la sbornia del dopo vittoria adesso si passa alle cose da fare: parliamo di gestione della rete idrica. Il primo effetto del referendum è la perdita del titolo Hera in borsa: del resto se ora gli investimenti non potranno essere remunerati, perché un tale colosso dovrebbe investire? Perché gli azionisti dovrebbero continuare a partecipare? E soprattutto perché dovrebbe Hera continuare ad investire per sistemare la rete idrica, che abbiamo avuto recentemente modo di vedere come sia datata, con l’incidente in via emilia centro, e la rottura di un tubo di epoca fascista… . E gli alleati come SEL, cosa pensano dell’affidamento a Hera?
Oggi infatti a Modena la gestione non è pubblica, ma affidata ad una S.p.A. Insomma i problemi di oggi sono di più di quelli di ieri…
Parliamo invece di tariffe: qualcuno pensa seriamente che a Modena si pagasse poco per l’acqua? Eppure la rete idrica è quella che è, oggi temo sia impossibile pensare che qualcuno possa intervenire con i capitali per sistemare quanto non funziona, d’altro canto gli enti locali non hanno fondi per la rete. Quindi la dispersione rimarrà quella che è.
Ora vorrei citare un politico di livello nazionale, giusto per capire che certe riflessioni sono poi buonsenso:«Sappiamo assolutamente che è un bene pubblico, l’acqua; aggiungiamo addirittura che le infrastrutture che la presidiano, la fanno passare, la governano, per avere una garanzia collettiva, sono di proprietà pubblica, sono comunali. Poi subentra il tema della gestione: come faccio a far perdere meno acqua? Che si depuri bene? Che si facciano investimenti in un modo sensato? Devo chiamare uno che è capace di fare quel mestiere lì. E’ tutto qua il tema».
«Si aprono dei meccanismi competitivi, nel senso che passa l’idea che – io credo giusta – una volta che le infrastrutture sono pubbliche, devi andare un po’ a gara per capire chi li gestisce, perché poi l’utente deve essere trattato bene, col prezzo che Dio comanda: non puoi avere delle cose monopolistiche. Devi dire: chi è che fa l’offerta migliore? Chi mi garantisce tot qualità che poi io controllo, a quel prezzo lì? Confronto due proposte, e scelgo quella migliore».
Ecco: sottoscrivo le parole di Bersani del 2008: è proprio così. Solo che in questa campagna referendaria si è ben guardato da dire queste cose. Oggi quindi aspettiamo di sapere dal PD il dopo: ovvero come sistemiamo la rete?
Dove troviamo i soldi? Chi li investe? Tutto qui. Adesso il popolo si è pronunciato e quindi andrà rispettato. Ma da chi ha fatto questa campagna, come la coordinatrice dei comitati per l’acqua e parla oggi di “revisione del sistema di gestione” ci aspettiamo proposte. Come pensa di trovare il denaro per ovviare alla dispersione di acqua? Usciamo dagli slogan, ed entriamo oggi nel concreto delle cose da fare.
(Avv. Luca Ghelfi, Consigliere provinciale – PDL)