Il 12-13 giugno non rappresenta una vittoria dei singoli ma di tutti i cittadini che hanno scelto di partecipare al voto, scegliendo di riprendere la parola dopo 16 anni di referendum che non hanno raggiungo il quorum.

Un risultato che non può essere sottovalutato e che offre un nuovo scenario per il paese, ma soprattutto una nuova richiesta di partecipazione e di politica che ha come cuore pulsante anche il nostro territorio, in cui elettori di qualsiasi colore politico hanno scelto di non disertare le urne e essere protagonisti dell’azione politica del nostro paese: chiedere che l’acqua torni ad essere pubblica e che non sia oggetto di profitti, mettendo al centro una riflessione sociale sul ruolo dei beni comuni e delle politiche pubbliche; sul fermare l’idea di riportare l’Italia al nucleare ma promuovere ambiente e tecnologia attraverso l’attivazione di un serio progetto sulle energie rinnovabili e rispettose dell’ambiente, iniziando seriamente a ragionare sulla sostenibilità; considerare inviolabile il ruolo della magistratura assegnato dalla Costituzione, affermando il principio che la giustizia deve essere uguale per tutti.

Una vittoria quella referendaria che porta diversi temi anche al centro della politica locale, dalla ripubblicizzazione di Iren, la promozione di un serio piano sulle rinnovabili e la richiesta di garantire alla giustizia gli adeguati strumenti e innovazioni per semplificare il lavoro dei magistrati.

“E’ una vittoria dei cittadini – afferma Tommaso Dotti del comitato Acqua bene comune – perché si sono riappropriati in una giornata del diritto di scegliere secondo le regole democratiche e di riaffermare che questo paese ha bisogno di politica: che significa mettere al centro del dibattito gli interessi del paese, il modo in cui vogliamo costruire un futuro alle nuove generazioni e dei valori che vogliamo siano concretamente al centro dell’azione politica”.

I comitati, senza dover usare simboli, sigle o particolari formalità, sono riusciti a dialogare e far riflettere la città perché la loro azione è stata precisa: “Siamo riusciti a rinunciare alle rispettive appartenenze e identità – spiega Davide Valeriani del Comitato Vota si per fermare il nucleare – lavorando insieme per il bene comune. In questo senso abbiamo trovato molte persone disposte a mettere a disposizione il proprio tempo per una causa giusta: perché non si tratta soltanto di bloccare la costruzione di centrali ma anche proporre un’alternativa che sia sostenibile e in grado di non essere deleteria per gli esseri viventi, partendo dalle energie rinnovabili di cui se ne parla molto ma si rischia di non fare abbastanza”.

I comitati hanno voluto scommettere sui cittadini e a Reggio hanno davvero oltrepassato ogni previsione: “Il 12-13 giugno diventano un momento simbolico per il nostro paese – rimarca Mauro Bortolani del comitato Giustizia uguale per tutti – questa campagna referendaria e il conseguente risultato rappresentano una vittoria di tutti i cittadini che hanno deciso di recarsi alle urne esercitando un loro diritto. I comitati hanno contribuito cercando di invitare le persone ad andare a votare e informare sul contenuto dei quesiti, abbiamo dovuto correggere le informazioni carenti o spesso fuorvianti che, quasi quotidianamente, il Governo e alcuni media nazionali divulgavano”. Per Bortolani il risultato rappresenta un momento della collettività intera: “Il popolo – conclude – ha scelto di riportare al centro del dibattito pubblico un’istanza: affermare la necessità di una politica in grado di tutelare e affermare i beni comuni”. Il popolo del referendum non si ferma qui, ora che le leggi sulla privatizzazione e il profitto sull’acqua, sul piano-nucleare e sul legittimo impedimento sono state rispedite al mittente continua l’impegno: “Dobbiamo essere i cani da guardia della politica – conclude Dotti – il popolo del referendum lavora da diversi anni anche sulle proposte e abbiamo le idee chiare su come vorremmo tutelare la nostra generazione e quelle future dallo scippo dei beni comuni”.