Sulla base dei primi indicatori congiunturali, il 2011 ha avuto un avvio relativamente vivace per l’industria manifatturiera modenese. A trainare l’attività sono stati soprattutto l’andamento favorevole delle esportazioni e il ciclo delle scorte, dopo le ampie flessioni degli anni precedenti.
Il mercato del lavoro, invece, continua ad accusare gli effetti della crisi. In questo caso il disallineamento dal ciclo rappresenta fondamentalmente il risultato del ritardo con cui le imprese avevano adeguato la capacità produttiva ai livelli produttivi della crisi, la quale è stata fronteggiata più attraverso la riduzione delle ore lavorate che non contraendo la manodopera occupata.
E’ questo, in sintesi, il quadro che emerge dai dati dell’indagine congiunturale condotta congiuntamente dalla Camera di Commercio di Modena e dalle associazioni di categoria CNA e Confindustria, la quale rileva lo stato di salute di un campione statisticamente rappresentativo della popolazione delle imprese attive con 6 e più addetti.
Entrando nel dettaglio dei risultati, nel primo trimestre l’indice grezzo provvisorio della produzione industriale ha registrato un aumento del +12,4 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Anche il fatturato ha evidenziato un progresso significativo, registrando un aumento che in questo caso si è posizionato al +14,4 per cento.
Con l’inizio del nuovo anno hanno ripreso a migliorare anche i livelli degli ordini presenti in portafoglio, in progresso del +9,6 per cento, suggerendo la possibilità che il recupero ciclico possa perdurare almeno fino ai mesi estivi. Nell’ambito di un quadro che, almeno nel breve periodo, resta complessivamente favorevole, all’orizzonte non mancano tuttavia nubi che in parte tendono ad offuscare previsioni eccessivamente ottimistiche.
Ad introdurre qualche elemento di cautela è lo stesso sentiment delle imprese intervistate, riassunto nell’andamento dell’indicatore relativo al clima di fiducia, il quale, si ricorda, sintetizza il giudizio espresso dagli intervistati in merito al livello degli ordini in portafoglio, alle scorte e alle previsioni sulla dinamica della produzione. In questo caso, difatti, tale indice è risultato in flessione per il secondo trimestre consecutivo, lasciando presupporre l’esistenza di condizioni che in parte possono far rallentare il recupero dei livelli produttivi.
A livello settoriale il ruolo esercitato dal commercio estero nel trainare l’intera ripresa dell’attività industriale ha posto in risalto il buon momento attraversato in questa fase soprattutto dai settori exported-lead della provincia.
Tra questi, hanno occupato una posizione di guida nel riportare verso l’alto gli indicatori congiunturali settori come la meccanica, l’elettronica e i mezzi di trasporto. Tutti ambiti di attività dove le imprese proiettate sui mercati finali tendono ad esportare mediamente ben oltre il 60 per cento del loro volume d’affari.
Per il settore delle macchine e degli apparecchi meccanici, in particolare, i primi dati del 2011, per quanto ancora provvisori, hanno visto la produzione in progresso del +19,3 per cento e il fatturato del 26,7 per cento.
Positiva anche la dinamica di importanti settori legati alla filiera produttiva dei beni di investimento, come le lavorazioni meccaniche e la fabbricazione di macchine ed apparecchiature meccaniche, con progressi, nei quantitativi prodotti, rispettivamente del 26,7 per cento e del 19,5 per cento. Mentre, in termini monetari, il fatturato ha registrato un balzo, rispettivamente, del 36,8 per cento, nel primo caso, e del 19,0 per cento nel secondo.
Differenziali significativi dal punto di minimo dello scorso anno, sono stati rilevati anche nella ceramica, la cui dinamica produttiva ha risentito positivamente, oltre che del traino estero, del ciclo di ricostituzione delle scorte di magazzino, con variazioni che si sono posizionate sul +18,1 per cento per la produzione e sul +8,6 per cento per le vendite in valore.
Più in difficoltà, invece, si sono rivelati i settori maggiormente legati all’andamento dei consumi nazionali, come nel caso del tessile e dell’abbigliamento, in cui le performance delle esportazioni non sono state in grado di compensare il rallentamento registrato sul mercato interno. Per il tessile, difatti, la produzione ha registrato una flessione del -6,8 per cento, a cui ha fatto seguito un -1,8 per cento per l’abbigliamento. Per il fatturato, invece, le variazioni rilevate si sono posizionate su un -2,7 per cento per il tessile e la maglieria e un modesto +0,4 per cento per l’abbigliamento.
Nel complesso poco sostenuta è apparsa anche l’attività del settore alimentare e del biomedicale, le cui performance sono risultate influenzate dalla flessione dei consumi alimentari, nel primo caso, e dal contenimento della spesa pubblica nel secondo. Più nel dettaglio, l’industria alimentare ha registrato una variazione del +4,4 per cento per la produzione e del +5,1 per cento per le vendite. Nel caso del biomedicale, invece, i quantitativi prodotti si sono movimentati del +3,1 per cento, seguiti da una variazione verso l’alto delle vendite arrestatasi ad un +2,4 per cento.