Per dimostrare quanto fosse brava nel suo lavoro di rappresentante farmaceutica, aveva messo in piedi una truffa al sistema sanitario con la falsificazione di ricette di ignari medici. Nei guai è finita M.G., reggiana di 36 anni, indagata dalla polizia di Reggio Emilia per ricettazione e falsificazione di ricette mediche e di truffa ai danni dell’Asl: il suo meccanismo sarebbe costato alle casse pubbliche circa 6.500 euro.

La donna, infatti, riportava le sue generalità su centinaia di false ricette che lei stessa emetteva a nome di medici ignari – conosciuti in ragione dei rapporti lavorativi intrattenuti con gli stessi – per dimostrare le sue capacità nella attività di promozione di alcuni farmaci: il tutto al fine di far crescere le provvigioni derivanti da maggiori vendite, sperando anche in riconoscimenti ai fini della carriera.

La donna – con piccoli precedenti di polizia per reati contro il patrimonio – è finita indagata per i reati di ricettazione e falsificazione di ricette mediche e di truffa aggravata. Nella sua abitazione sono state sequestrate centinaia di confezioni di medicinali. Il meccanismo truffaldino andava avanti da oltre un anno, dal luglio 2009, periodo al quale risalgono le prime ricette false, dopo il furto di ricettari e timbri. Fu proprio uno dei medici coinvolti a notare a fine ottobre le anomalie di un timbro su una ricetta, che scoprì di non avere mai emesso: da lì la denuncia alla squadra mobile reggiana, che ha avviato le indagini, scoprendo centinaia di ricette fasulle nei confronti sempre della stessa “paziente”.

Dodici sono risultati i nomi dei medici reggiani ignari della truffa, oltre trenta le farmacie di città e provincia presso le quali le ricette venivano consegnate per l’ottenimento di farmaci commercializzati dalla stessa casa farmaceutica.