Nel corso del primo pomeriggio del 3 novembre scorso, i militari della Tenenza di Vignola, a coronamento di una capillare attività info-investigativa sia di tipo tradizionale che tecnica, hanno arrestato R.V., 43enne di Cuneo, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Modena, poiché ritenuto responsabile di incendio doloso e di detenzione e porto di arma da guerra del tipo “molotov”.
Nella notte del 28 aprile scorso, ignoti, mediante liquido infiammabile, avevano appiccato fuoco alla proprietà privata di un noto commerciante di Vignola, cagionando così l’incendio del garage annesso alla sua abitazione. In particolare, le fiamme che si erano sviluppate da una catasta di circa cento quintali di legna di alberi da frutta, collocata nelle vicinanze della rimessa, avevano lambito l’adiacente struttura muraria, infrangendo le vetrate e procurando diversi danni sia interni che esterni.
Nel corso di un oculato sopralluogo venivano raccolti elementi indicativi della dolosità degli eventi, quali una bottiglia in plastica con residui di combustibile di tipo benzina da autotrazione e diversi frammenti di vetro, alcuni dei quali riportanti tracce di nastro adesivo disciolto dal calore e riconducibili ad un unico contenitore e veniva documentata la presenza di diverse impronte nel terreno arato circostante ed uno schiacciamento della rete di protezione posta all’apice del muro di cinta.
Ne scaturiva pertanto una complessa attività volta a far luce, in prima battuta, sulle conoscenze della vittima, persona questa in vista nell’ambito del commercio all’ingrosso della frutta, anche in aree internazionali.
Già dai primi riscontri maturati dallo studio delle utenze telefoniche in uso ai soggetti gravitanti intorno al denunciante, l’attenzione degli inquirenti veniva focalizzata su R.V. ex socio in affari della vittima, anch’esso operante nel settore della produzione e del commercio della frutta e persona con cui il denunciante aveva avuto un disaccordo che aveva finito per interrompere l’avviata collaborazione commerciale, sino a scadere in un reciproco contenzioso legale, sia penale che civile e che tuttora si trascina.
I primi indizi raccolti venivano di seguito corroborati dagli accertamenti esperiti tramite lo studio dei tabulati del telepass in dotazione al veicolo in uso a R.V. e che documentavano la sua presenza nel territorio modenese, proprio durante la notte in cui veniva appiccato il fuoco, nonché dagli accertamenti di natura tecnica condotti dal Ris dei Carabinieri di Parma che permettevano di attribuire le impronte presenti sul materiale sottoposto a sequestro penale nel corso del sopralluogo proprio al predetto e di ricostruire minuziosamente anche il congegno artigianale utilizzato, ovvero una bomba del tipo molotov.
Le intercettazioni telefoniche hanno poi fatto il resto, giacché il contenuto delle conversazioni hanno avuto un esplicito ed elevato significato in chiave di assunzione di responsabilità da parte di R.V. per le condotte criminose.