In caso di piena dei fiumi chi deve intervenire, con quali modalità di attivazione e per fare che cosa? Cosa devono fare la Provincia, i Comuni, i Vigili del fuoco o la Prefettura? Tutte le risposte a queste domande sono contenute nel Piano provinciale di emergenza di protezione civile per il rischio idraulico il cui aggiornamento è stato approvato dal Consiglio provinciale nei giorni scorsi; ha votato a favore la maggioranza (Pd, Idv) e l’Udc con l’astensione dei Pdl e Lega nord.

Come ha illustrato Stefano Vaccari, assessore provinciale all’Ambiente, il piano di emergenza «delinea e guida le attività degli enti in caso di emergenza lungo i fiumi e per tutto il reticolo fluviale minore di pianura. L’aggiornamento tiene conto delle novità introdotte dalla legge regionale ma anche delle esperienze maturate sul campo in questi ultimi anni, con l’obiettivo di garantire interventi sempre più efficaci, quindi più sicurezza. Oltre realizzare tutti gli interventi necessari lungo i fiumi, occorre dotarsi di una organizzazione che sappia muoversi in modo efficace per affrontare le emergenze in modo efficiente e tempestivo».

La Provincia si era già dotata di un Piano di emergenza per il rischio idraulico, elaborato nel 2001 e aggiornato nel 2006, con il quale sono stati gestiti in nove anni 21 eventi di piena di cui quattro solo nel 2009.

In particolare nel Piano sono definite le procedure di comunicazione tra gli enti, relative all’approssimarsi di situazioni di potenziale rischio idraulico, le modalità di diffusione degli avvisi di criticità, delle allerta di protezione civile e la gestione delle fasi di monitoraggio, sorveglianza, prevenzione del rischio ed emergenza. A seguito della fase di allerta, diramata dalla Regione, sono individuate, a seconda della gravità della situazione, le fasi di attenzione, preallarme e allarme. Per ogni fase sono definiti i compiti dei diversi enti coinvolti tra cui, oltre la Provincia, Prefettura, Consorzi di bonifica, Agenzia interregionale del fiume Po, Servizio tecnico di bacino, Comuni, presidi sanitari, aziende di servizio e volontariato.

Nel corso del dibattito Dante Mazzi (Pdl) ha parlato di documento soprattutto tecnico, mentre Pier Nicola Tartaglione (Pd) ha sottolineato l’obiettivo prioritario della prevenzione che, come ha ribadito Luca Gozzoli (Pd), parte da una corretta programmazione.