È lo scrittore Michele Mari, con il romanzo “Rosso Floyd” pubblicato per i tipi di Einaudi, il vincitore della quindicesima edizione del Premio letterario “Frignano”. Mentre a battezzare la nuovissima sezione del premio, il “Frignano ragazzi”, è Beatrice Masini con il romanzo “Bambini nel bosco”, pubblicato da Fanucci editore.Con l’edizione di quest’anno si apre un capitolo importante per il più prestigioso premio letterario dell’Appennino: la sezione dedicata alla narrativa per ragazzi. “Abbiamo deciso di aprire la porta a un universo narrativo vivacissimo e innovativo – spiega Michelina Borsari, coordinatrice della giuria – che non è solo un nuovo e grande mercato, nel quale sempre più di frequente si cimentano anche nomi noti della letteratura, ma un vero e proprio campo letterario. Nelle pagine dei libri per ragazzi l’estensione della fantasia è infinita e l’apertura verso un futuro di speranza è ben più potente dello sguardo rivolto al passato che ha oggi tanta letteratura per gli adulti. E ci sono anche grandi invenzioni letterarie, una purezza di lingua e una pulizia dello stile che non impoveriscono certo la scrittura ma la rafforzano. La letteratura per ragazzi riveste oggi un ruolo importante e crediamo anche che avere aggiunto questa sezione al Premio Frignano possa servire per chiamare attorno a questo manifestazione un pubblico più giovane”.

Anche quest’anno i premi – 5.000 al vincitore e 3.000 per il primo classificato della sezione ragazzi – saranno consegnati a Michele Mari e a Beatrice Masini sabato 21 agosto nel corso di una cerimonia che si terrà a Pievepelago al Cinema Teatro Cabri alle 17 e 30. La più prestigiosa manifestazione letteraria dell’Appennino modenese, nata esattamente 51 anni fa e che ha visto fra i fondatori il critico Carlo Bo, è organizzata dal Comune di Pievepelago in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l’Accademia “Lo Scoltenna”, con il Patrocinio della Provincia di Modena e della Regione Emilia-Romagna. Anche quest’anno il Premio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Presidente della Repubblica, la Medaglia per la Cultura.

La partecipazione al Premio era riservata a opere narrative di autori italiani viventi edite tra il maggio 2009 e il maggio 2010, che potevano essere presentate dagli autori stessi, da editori o proposte dalla giuria, di cui Arrigo Levi è presidente onorario. Gli altri componenti sono Michelina Borsari, Franca Baldelli, Roberto Barbolini, Alberto Bertoni, Stefano Calabrese e Giuseppe Pederiali.

Per questa edizione sono state valutate 56 opere pubblicate da 39 case editrici: “Anche quest’anno – prosegue Michelina Borsari – non hanno voluto mancare le principali case editrici quali Rizzoli, Mondadori, Bompiani, Longanesi, Garzanti, Feltrinelli, Marsilio, Einaudi, Piemme, Giunti e anche le case editrici di letteratura per ragazzi hanno aderito con entusiasmo all’apertura della nuova sezione. Sono entrate in concorso, tra le altre, opere di Fanucci editore, Mondadori ragazzi, Fetrinelli ragazzi, Einaudi ragazzi, Tartaruga edizioni, Edizioni Forme Libere, Salani e Giuntina. Nella maggior parte dei casi si è trattato di opere di grande interesse e per questo ci preme segnalare oltre ai vincitori anche alcuni altri autori come Antonio Franchini con il romanzo “Signore delle lacrime” (Marsilio), Lorenzo Pavolini con “Accanto alla tigre” (Fandango), Paola Zannoner con “L’invisibile linea d’argento” (Mondadori). Nella sezione di letteratura per ragazzi non si possono non menzionare i libri di Vanna Vannuccini, “Al di qua del muro” (Feltrinelli ragazzi) e di Giusi Quarenghi, “Io sono il cielo che nevica azzurro” (Topipittori)”.

“Anche quest’anno c’è un elemento comune in buona parte dei libri che la giuria ha esaminato – prosegue Michelina Borsari – si tratta per lo più di romanzi di ambientazione storica, talora immersi in un passato lontano nel tempo e ricostruito con precisione di dettaglio nei gesti, nei climi d’epoca, persino nella lingua che accoglie elementi arcaici e desueti; più spesso in un passato prossimo, ancora a memoria dei vivi, ma – si capisce- trascorso orami definitivamente. Siano gli anni del fascismo coi suoi podestà, balilla e camicie nere, oppure i “30 gloriosi” del dopoguerra, si tratta in ogni caso di storie, avventure, umori e personaggi che, legati ad un tempo non ancora globalizzato, paiono figure da ancien régime della modernità e si ergono come monumenti di saggezza e virtù, di fatica e coraggio tali da segnalare implicitamente l’inconsistenza del presente. Ciò che invece anima la letteratura per ragazzi è di segno completamente diverso: il libro di Beatrice Masini, ma non è il solo di quella sezione, è un libro che sa di futuro, e non tanto nel senso fantascientifico del termine: è un’ opera che ha di mira il tempo lungo che sta davanti a noi, la costruzione intellettuale ed umana di qualcuno che sarà grande fra vent’anni”.

“Il libro vincitore del Frignano “Rosso Floyd” di Michele Mari – spiega ancora Michelina Borsari – racconta un mito dell’altro ieri, quello del musicista dei Pink Floyd Syd Barret, e lo fa in un modo totalmente originale e letterario, dando vita ad un intreccio fra verità storica e invenzione che finisce per essere lo strumento perfetto per raccontare la storia di un mistero. E’ un romanzo ma non è scritto come un romanzo classico, bensì come una serie di brevi – talora folgoranti – testimonianze e frammenti di memorie pronunciate in prima persona da chi ha conosciuto Syd Barrett, “Diamante pazzo”, fondatore e primo capo del gruppo poi allontanato causa una misteriosa e psichedelica follia. Confessioni e interrogazioni – che si susseguono e si rincorrono come in un andamento a blog – talvolta sono assolutamente vere e ricostruite con impressionante acribia filologica, in altri casi totalmente frutto della fantasia dello scrittore, senza che ci sia dato coglierne le differenze. Ne emerge una vera e propria filologia del mito, che esiste solo nelle parole di chi lo conserva e lo tramanda come, appunto, impasto di voci e di memorie, di verità e finzione narrativa”.

“Il libro che invece ha vinto la categoria “Frignano ragazzi”, “Bambini nel bosco” di Beatrice Masini – conclude Michelina Borsari – sembra andare oltre la letteratura per ragazzi e la prova è che il romanzo è entrato nella dozzina del Premio Strega. Si tratta di un opera di grande qualità letteraria, dallo stile pulito, mai didascalico o retorico, sebbene la materia di cui è fatto sia fra le più intensamente tragiche ed umane: la difficile costruzione di sé e del mondo quando né le memorie, né le parole sono più disponibili. E saranno proprio le parole delle fiabe a consentire la risalita dagli inferi di un gruppo di bambini in un’epoca post-catastrofe”.

Rosso Floyd

«Mio padre si chiamava Eric Fletcher Waters. Morì ad Anzio il 18 febbraio 1944. Io sono nato 165 giorni prima della sua morte. La gente mi conosce come Roger Waters, voce, bassista e autore della maggior parte dei testi dei Pink Floyd». Inizia così una delle confessioni dell’immaginaria «istruttoria» (forse più che un istruttoria le schermate di un blog?) che fa da spina dorsale a questo libro. Un romanzo che ricostruisce la parabola artistica dei Pink Floyd facendo coincidere i dati biografici con quelli fantastici, dando forma a un impasto unico modellato intorno a una delle band più celebrate del ventesimo secolo. A sovraintendere a questa febbrile requisitoria sono «i siamesi»: due cervelli per un solo corpo, un legame conflittuale come quello che unì Roger Waters e David Gilmour.
Ma qual è stato l’originario «evento scarlatto» che ha fatto dei Pink Floyd la leggenda che sono diventati? Sappiamo che Syd «Diamante Pazzo» Barrett – dopo appena due dischi e un’esperienza psichedelica in un week end maledetto (di cui nessuno sa nulla) dalla quale non si riprenderà mai più – viene allontanato dai suoi stessi compagni come fosse una sorta di vittima sacrificale. È allora che decide di rinchiudersi nello scantinato della casa di famiglia a Cambridge, in compagnia delle sue amate chitarre e di tutta la musica che ha in testa. La stessa musica che, grazie ai concerti tenuti dal gruppo, continua a fare il giro del mondo: come se il talento visionario di Barrett – tramite insondabili vie oniriche – avesse continuato a influenzare sotterraneamente ogni canzone composta dagli altri Pink Floyd dopo il suo esilio.
L’estro catalogatore ed enciclopedico di Michele Mari si fa in questo libro vertiginoso: l’autore sembra schiudere le porte del suo laboratorio per interrogare in profondità la genesi del processo creativo. Il potere della letteratura si allea in queste pagine a quello della musica: solo così è possibile far dialogare i personaggi delle canzoni dei Pink Floyd con i membri stessi della band, Stanley Kubrick con le coriste, David Bowie con Michelangelo Antonioni… Come il prisma scompone un raggio di luce mostrando lo spettro di colori che lo costituisce, così l’autore disseziona il nucleo incandescente delle canzoni dei Pink Floyd fino a svelare come dietro ogni loro singolo verso si nasconda un messaggio rivolto all’altrove.

Michele Mari è nato a Milano nel 1955. Figlio del designer e artista Enzo Mari, insegna letteratura Italiana all’Università Statale di Milano. Dal 1992 risiede a Roma. I suoi ultimi libri pubblicati da Einaudi sono Cento poesie d’amore a Ladyhawke (2007), Verderame (2007), la nuova edizione di Tu, sanguinosa infanzia (2009) e Rosso Floyd (2010). Ha pubblicato anche Cento poesie d’amore a Ladyhawke (Collezione di poesia – 2007), Euridice aveva un cane (ET Scrittori – 2004), La stiva e l’abisso (ET Scrittori – 2002), Tutto il ferro della torre Eiffel (Supercoralli – 2002).

Bambini nel bosco

C’è stata una catastrofe, la luna è sparita e i bambini non stanno più con i genitori. Ma vivono in un campo, la Base, dove crescono i bambini senza ricordi o memoria. Sono divisi in due gruppi, gli Avanzi, quelli abbandonati dai genitori e i Dischiusi, nati in provetta all’interno del campo. A sorvegliarli solo delle telecamere, nessuno li educa e spesso devono procacciarsi il cibo da soli. Tra loro c’è un gruppo più vivace, composto da Hana, capo del Guscio, dura e metodica, Dudu, sempre attento e guardingo, Glor, grande e goffo, Cranach, il più lento di tutti, Orla, la più piccola, e infine ZeroSette, l’ultimo arrivato. C’è anche Tom, ma lui appare diverso: si perde in mille pensieri e a volte sente riaffiorare un coccio, un frammento di vita passata, un pezzo di memoria. Un giorno Tom convince gli altri ragazzi a spingersi nel bosco per esplorare il mondo di fuori. Porta con sé un libro di fiabe appena ritrovato, che comincia a leggere ad alta voce suscitando emozioni e curiosità. Ma ben presto nel gruppo si alterneranno rivalità e gelosie, scoperte e amori: tutto seguito da lontano da Jonas, addetto al sistema di controllo del campo, che in realtà ha programmato una fuga. Così, quasi per incanto, quel libro e quella lettura doneranno a ognuno di loro un filo di speranza e gioia.

Bambini nel bosco è una storia commovente, sospesa in un limbo spaziale e temporale; è un romanzo poetico, dolente, che scava negli animi dei ragazzi, esplorandone i sentimenti. È un libro per loro, ma anche per gli adulti che li circondano. Costruito con raffinata maestria e narrato con profonda saggezza, Bambini nel bosco rammenta al lettore che la lettura è libertà, e che soltanto attraverso le parole si definiscono le cose e si possiede il mondo. In principio era il Verbo: con il ritrovamento della parola, Beatrice Masini costruisce un apologo poetico e originale, dove c’è posto anche per lo stupore e il dolore profondo della morte.”

Beatrice Masini è nata a Milano, dove vive e lavora. Giornalista, traduttrice (tra i suoi lavori i libri della saga di Harry Potter), editor, scrive storie e romanzi per bambini e ragazzi. I suoi libri sono stati tradotti in quindici Paesi. Ha vinto nel 1999 il Premio Castello di Sanguinetto con il romanzo La casa delle bambole non si tocca (Salani), e nel 2004 il Premio Pippi con Signore e signorine – Corale greca (Einaudi Ragazzi), il Premio Elsa Morante con La spada e il cuore – Donne della Bibbia (Edizioni EL) e il Premio Andersen come miglior autrice.