Questa mattina presso la sala Gorrieri del Palazzo Europa, a Modena, si sono ritrovati 150 simpatizzanti della candidatura dell’avvocato Gian Paolo Lenzini, per il convegno dedicato al malaffare come sistema organico nelle regioni rosse. Il Sottosegretario Giovanardi ha illustrato una serie di esempi dell’affarismo delle amministrazioni rosse, contrappuntando la rassegna con immagini fotografiche, e letture di documenti esplicativi.
Illustrando quanto avvenne a Nonantola relativamente alla compravendita dell’area del Campazzo, quando il sindaco Alves Monari e l’assessore ai lavori pubblici Dante Vaccari furono condannati in primo grado per interessi privati in atti di ufficio, il senatore Giovanardi ha dato lettura delle motivazioni della sentenza di assoluzione in corte d’appello a Bologna: “Se la manovra speculativa su aree fabbricabili attuata da un partito politico (indirettamente attraverso l’interposizione di un soggetto economico) alla stregua di privati proprietari può porsi ad un severo giudizio di moralità pubblica, non per questo necessariamente implica comportamenti individuali penalmente sanzionati.”
Un altro capitolo aperto: le assunzioni di funzionari di partito da parte di cooperative rosse. La legge 816 del 1985 consentiva a sindaci o assessori di mettersi in aspettativa per il periodo del mandato scaricando sul comune il pagamento dell’Inps degli oneri previdenziali spettanti al datore di lavoro. Modificata su iniziativa dell’On Pannella, tale facoltà era inibita nel caso di funzionari di partito. E per questo il sindaco socialista di Vercelli Fulvio Bodo fu condannato a 1 anno e 8 mesi per essere stato assunto fittiziamente da un’immobiliare per mettere a carico del comune il raddoppio di indennità e contributi INPS. A Modena il caso del Sindaco e di tre assessori assunti dalla cooperativa Rinascita e messi un minuto dopo in aspettativa, fu archiviato dal GIP di Modena, Andrea Materazzo, il 20 giugno 1993, per le seguenti motivazioni : “Nessun carattere di abuso o fraudolento può essere perciò rintracciato nel comportamento degli indagati, anche se la loro assunzione da parte della cooperativa fu contestuale al collocamento in aspettativa. L’assunzione corrispondeva ad una effettiva opzione professionale che il partito (precedente datore di lavoro) offriva ai suoi ex funzionari nel momento in cui le ragioni di opportunità politica – si deve riconoscere, lodevoli – sconsigliavano di mantenere alle dipendenze dell’apparato gli eletti in cariche pubbliche. Certamente può apparire paradossale che un partito politico per scopi di trasparenza, attui una forma di mobilità del personale dirottandolo su cooperative o società “sorelle”, ma sembra che nel nostro paesi soluzioni professionali ed esistenziali di questo tipo siano state una strada obbligata per coloro che si sono occupati di politica a tempo pieno, ed a titolo personale”.
Si è poi tornati sulle note vicende di Tangentopoli, quando il teorema del “non poteva non sapere”, è stato applicato a molti capi di partito (da Craxi a Forlani), ma non per i vertici del PCI-PDS: la posizione di Massimo D’Alema a suo tempo, il 16 maggio del 1995 fu archiviata dal dott. Giovanni Ghini con le motivazioni che si possono leggere nell’allegato d’alema.jpg al presente comunicato, dal quale si evince che D’Alema sapeva, organizzava, controllava, ma non avendo istigato nessuno, non avesse, secondo il magistrato, responsabilità nel finanziamento illecito del partito.
Infine parlando della Ghirlandina e del noto telo del Palladino che la ricopre da ormai due anni, si è ricordato come secondo le disposizioni del Ministero per I Beni e le Attività Culturali, i teli che coprono ponteggi per lavori su edifici vincolati, dovrebbero riportare immagine dell’edificio stesso, per non alterare i rapporti prospettici e le visuali così come consolidate nel tempo.
E’ poi intervenuto il capogruppo del PDL in Regione Emilia Romagna, Giorgio Dragotto, che ha ricostruito motivazioni, sentenze e complicità della vicenda della Coop Costruttori di Argenta. A seguire Ubaldo Salomoni ha condiviso la sua esperienza di cooperatore, all’interno del mondo delle cooperative bianche, e delle difficoltà per chi opera sul nostro territorio, nel portare avanti progetti di tale natura, fuori dal mondo consolidato della cooperazione rossa.
Ha concluso la mattinata l’On. Anna Maria Bernini, candidata alla presidenza della Regione, auspicando un cambiamento di rotta: “Perché davvero giunga un clima di trasparenza nel porto delle nebbie della nostra regione.” E ha ricordato come il sistema sanitario regionale, proprio per questa opacità seppur venduto come un fiore all’occhiello, nasconde enormi buchi di bilancio.
Il saluto finale è toccato al padrone di casa: Gian Paolo Lenzini, che ha ringraziato i presenti, e rimandato ai prossimi eventi elettorali sul territorio modenese.