«Partiamo da un dato di fatto: un parcheggio sotterraneo serve alla città, ai residenti, ai non residenti che devono recarsi in centro, agli operatori economici del centro storico che lo chiedono da anni. Sono anni – troppi – che Modena cerca la soluzione per i problemi di accesso e sosta a servizio del Centro». «Adesso che la soluzione, razionale e compatibile dal punto di vista ambientale, è a portata di mano, bisognerebbe fermarsi? E per che cosa? Qual è l’alternativa proposta da chi difende a spada tratta la tutela storica di quell’area? Semplice: lasciarla così com’è: un prato solcato da qualche sentiero sterrato che d’inverno diventa un pantano; il ricordo di un anello di ippodromo ora asfaltato e completamente ingombro di macchine per un parcheggio a cielo aperto che toglie ogni bellezza al luogo; un tribuna giustamente tutelata (ma dire che sia bella mi pare un azzardo) che si utilizza 10 volte l’anno.

La proposta della maggioranza che governa la città è un’altra: le auto finalmente sotto terra, dove non ingombrano e non si vedono; gli interventi in superficie di accesso e aerazione al parcheggio ridotti al minimo; la possibilità di avere in superficie un vero parco, libero da auto, per di più con una zona archeologica, per tutta l’area rimanente; la possibilità di parcheggiare pienamente tutelata, anzi incrementata, come la discussione sui numeri ha già ampiamente dimostrato. E tutto questo a costo ridotto per la collettività, grazie al project financing.

Morale: due visioni diverse per quell’area, decisiva per lo sviluppo del Centro e quindi della città. Ci dicano i cittadini, le forze politiche e le associazioni economiche se preferiscono che tutto resti com’è, o se è bene andare avanti. Ovviamente nel rispetto della legge come è già avvenuto all’ex Amcm, visto anche il controllo costante che la Soprintendenza, con grande attenzione e senza sconti, ha avuto su ogni passaggio operativo. Ripropongo perciò l’invito già formulato a suo tempo alle associazioni culturali: ripensino il loro ruolo e provino a passare dall’opposizione giudiziaria puramente conservativa a quella dell’intelligenza propositiva. Farebbero un servizio a se stesse e soprattutto alla città».