Sono trascorsi poco più di mille giorni dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina. Da allora, sul fronte dell’economia si sono succedute una grave crisi energetica che ha triplicato i prezzi dell’energia elettrica, la stretta monetaria più pesante della storia dell’euro, la caduta del commercio internazionale e le incertezze derivanti dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente.

All’incertezza determinata dall’instabilità del contesto internazionale e il calo della fiducia delle imprese, si sommano gli effetti delle diffuse strette monetarie attuate dalle banche centrali per arginare lo shock inflazionistico innescato dalla crisi energetica, del crescente ricorso a misure protezionistiche, del calo del commercio internazionale nel 2023 e la frenata delle economie di Cina e Germania. In questo clima di incertezza, le conseguenze economiche delle guerre determinano un impatto rilevante anche per il nostro territorio. Ma va qui sottolineato che, come emerge da un’indagine di Confartigianato Lapam, nonostante i rilevanti impulsi recessivi conseguenti ai conflitti, dallo scoppio della guerra in Ucraina l’economia territoriale ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee, registrando una migliore performance per crescita del PIL, dell’occupazione e dell’export. Tra il 2021 e il 2024, come riportano i dati a livello nazionale, il PIL pro capite, valutato a prezzi costanti, sale del 6,2% in Italia, davanti al +3,5% della Francia mentre scende dell’1,0% in Germania, economia avvitata in una recessione, con ricadute significative per il mercato del made in Italy. Nello stesso arco di tempo, il mercato del lavoro italiano registra una crescita dell’occupazione del 6,2%, facendo meglio della media Ue (+4,5%), oltre che di Germania (+4,3%) e Francia (+3,6%). Inoltre, il valore delle esportazioni di beni della nostra area è salito del 19,5%, una crescita più robusta del +18,5% fatta registrare in zona francese, del +17,3% della media dell’Unione Europea e del +13,3% tedesco.

«Questa resilienza dell’economia italiana – affermano dall’associazione – poggia le basi su un diffuso e performante sistema di micro e piccole imprese. Un’analisi del confronto europeo sulle imprese evidenzia che il cuore del sistema imprenditoriale è rappresentato dalle micro e piccole imprese fino a 49 addetti. Il sistema delle mpi va dunque salvaguardato e tutelato, alla luce di scenari geopolitici ancora prevalentemente instabili e incerti che potrebbero continuare a rappresentare una minaccia per l’economia locale, come testimonia anche il comparto della meccanica che più di altri sta soffrendo una crisi senza precedenti».