Le criticità idrauliche e idrogeologiche, rese sempre più acute e frequenti anche a causa dei cambiamenti climatici, richiedono un impegno corale sul piano tecnico e scientifico e adeguati investimenti in attività di previsione, prevenzione e attuazione di interventi. Per queste ragioni AIPo, in collaborazione con Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e ARPA Piemonte e col patrocinio della Città di Torino, a organizzato ieri a Torino, il workshop “La gestione del rischio idraulico di fronte ai cambiamenti climatici”.

L’evento era inserito tra le iniziative collaterali alla mostra “Change! Ieri, oggi, domani. Il Po” , in corso a Palazzo Madama.

Dopo le parole di benvenuto di Giovanni Carlo Federico Villa, Direttore di Palazzo Madama, sono intervenuti Gianluca Zanichelli (Direttore AIPo – Agenzia Interregionale per il fiume Po), Francesco Laio (Politecnico di Torino – Direttore Dipartimento di Ingegneria dell’ Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture – DIATI), Secondo Barbero (Direttore generale ARPA Piemonte), Alessandro Bratti (Segretario generale Autorità di bacino distrettuale fiume Po) e Francesco Tresso (Assessore della Città di Torino a viabilità, verde pubblico, parchi e sponde fluviali, protezione civile, decentramento e servizi civici). Ha portato un saluto anche Gabriella Giunta, Dirigente responsabile del settore Difesa del Suolo della Regione Piemonte.

Le  relazioni presentate hanno mostrato numerosi elementi comuni, nell’intento condiviso di contribuire alle strategie sui temi della sicurezza idraulica e, in generale, al rafforzamento di una visione più ampia e innovativa degli aspetti riguardanti gli ambiti fluviali.

Il punto di partenza è costituito dai dati scientifici, che mostrano in modo inequivocabile  il rapido e notevolissimo aumento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale e in particolare nell’ultimo secolo, con la costante crescita della temperatura media. Tutto ciò contribuisce al verificarsi di eventi idrogeologici estremi, sempre più intensi e pericolosi, oltreché difficili da prevedere nonostante i grandi progressi compiuti nell’ambito delle previsioni grazie a tecnologie sempre più avanzate. Tali attività rimangono peraltro fondamentali al fine di comprendere l’evoluzione dei fenomeni e fornire alle autorità e agli stessi cittadini le informazioni adeguate per gli interventi di risposta all’emergenza e di autotutela personale, che deve comunque essere sempre più sentita come irrinunciabile da ogni cittadino.

Dagli interventi è poi emersa la necessità  di un grande impegno di tutte le istituzioni, a partire da quelle nazionali, per attuare interventi che riducano il più possibile i rischi idraulici e idrogeologici. In un bacino formato da un fiume delle dimensioni del Po, da grandi laghi e da centinaia di affluenti e subaffluenti, oltre al cosiddetto “reticolo minore” (canali di bonifica, fossi, rogge ecc.)  vi è da un lato l’urgenza di ingenti piani di investimento per il rafforzamento e l’adeguamento delle opere di difesa idraulica, quali le arginature maestre e la realizzazione di ulteriori casse di espansione; dall’altro, occorre pensare a interventi innovativi, come quelli che consentono di “ridare spazio” ai corsi d’acqua, con la riattivazione di golene, lanche e rami secondari o anche arretrando, dove possibile, le arginature.

Altro aspetto fondamentale che le relazioni hanno messo in luce è quello di una visione dei corsi d’acqua sempre più multidisciplinare e trasversale: sicurezza, aspetti naturalistici, valorizzazione degli ambienti fluviali, navigazione, fruizione per svago o turismo vanno considerati nelle loro reciproche interrelazioni – si pensi solo alle aree MAB Unesco o alla ciclovia VENTO Venezia-Torino – rimettendo i fiumi al centro dell’attenzione innanzitutto per quanto riguarda la protezione dalle alluvioni ma anche come opportunità di sviluppo e di nuove forme di economia sostenibile. Fa parte di questa nuova e più ampia visione anche  l’investimento PNRR “Rinaturazione dell’area del Po”, in corso di realizzazione da parte di AIPo, che vede protagonisti, oltre all’Agenzia, Ministero dell’Ambiente, Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto.