I poliambulatori ANISAP sono parte integrante della rete sanitaria pubblica regionale, da anni in prima linea per garantire le cure ai cittadini erogando 4 milioni di prestazioni, il 30% del totale.  Il nuovo tariffario della Regione Emilia Romagna, tuttavia, mette a rischio l’erogazione di queste prestazioni: è necessario rivedere le tariffe per garantire la continuità del servizio ai cittadini e dare un cruciale supporto nella riduzione delle sempre più lunghe liste d’attesa, assicurando tempestive diagnosi e cure ai pazienti”.

Così Massimo Carpigiani, Presidente regionale di Anisap Emilia Romagna, l’associazione che aggrega oltre 80 strutture sanitarie accreditate.

I numeri parlano chiaro – attacca Carpigiani – nel 2023 le strutture private accreditate dell’Emilia Romagna hanno erogato nel complesso quasi 4 milioni di prestazioni ambulatoriali, pari ad oltre il 27% del totale delle prestazioni specialistiche regionali. I centri ANISAP hanno fornito il 23% del totale delle visite specialistiche erogate dalla Sanità pubblica ed il 52% delle prestazioni di fisioterapia e riabilitazione motoria”.

Nel 2023 – prosegue il Presidente di Anisap  – i poliambulatori privati accreditati ANISAP hanno inoltre contribuito con le altre strutture private della regione  all’ erogazione di 272.000 risonanze magnetiche erogate dai privati a fronte delle 156.000 erogate dalle strutture pubbliche, (rappresentando oltre il 63% delle prestazioni totali erogate in regime di SSN). Il peso delle strutture private è evidente anche in ambiti diagnostici: gli ecocolordoppler effettuati dai privati accreditati costituiscono il 53 % del totale e l’elettromiografia il 43%”.

La sostenibilità di questo contributo così rilevante da parte delle strutture accreditate è tuttavia minacciata dalle nuove tariffe del Nomenclatore tariffario Regionale, entrato in vigore il 15 luglio scorso che non ha soddisfatto le aspettative dei centri ANISAP, né si preannuncia foriero di buone notizie il nomenclatore nazionale che andrà in vigore dal gennaio 2025. Tutto ciò rende l’erogazione di alcune prestazioni anti economiche con costi superiori ai ricavi delle stesse.

“E’ evidente che le tariffe previste dal nuovo Nomenclatore Regionale  – conclude Carpigiani – comportano una generale insostenibilità economica  per l’erogazione di prestazioni da parte delle aziende sanitarie private accreditate: senza una risposta positiva da parte della Regione, a cui più volte ci siamo appellati per rivedere le tariffe, verranno minate le possibilità di diagnosi e cura dei pazienti emiliano-romagnoli che sarebbero costretti a sostenere direttamente le prestazioni di cui hanno necessità”.