Il distretto biomedicale mirandolese è uno dei comparti più vocati all’innovazione. Un’indagine dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, infatti, indica come la provincia di Modena da sola concentra il 6,1% dell’occupazione nel settore a livello nazionale, con una concentrazione di addetti quasi quattro volte superiore alla media italiana. Stando ai dati, al primo semestre 2024 sono 75 le imprese attive nell’area, 14 in meno rispetto al 2019 e 32 in meno rispetto al 2012, anno del sisma. Delle 75 imprese, il 57% fabbrica apparecchi medicali per diagnosi e terapie, il 35% apparecchi elettromedicali e l’8% protesi ortopediche.
A comporre la filiera distrettuale concorrono anche micro, piccole e medie imprese di stampaggio di materie plastiche, meccanica di precisione oltre alla rete di alta formazione costituita dall’ITS biomedicale e dai servizi di ricerca e sviluppo promossi dal Tecnopolo “Mario Veronesi”. Il distretto si caratterizza per la presenza di grandi aziende multi localizzate. Al 2022, dato più aggiornato disponibile, sono attive 238 unità locali in cui lavorano 4.810 addetti. Anche a livello di localizzazioni si osserva un calo nel lungo periodo (-4,8% tra il 2012 e il 2022): tuttavia gli addetti crescono del 23,2% nell’ultimo decennio. Bene anche l’export: i prodotti del biomedicale nei primi sei mesi dell’anno registrano un +12,2% rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo i 320 milioni di euro. Nonostante la preoccupazione per il rallentamento dei commerci internazionali, il biomedicale prosegue il trend di crescita iniziato nel 2021, mentre il totale export provinciale del semestre si ferma a un +2,1%. Il 99,1% delle vendite all’estero di prodotti del comparto sono determinati da strumenti e forniture mediche e dentistiche. Crescono i primi due mercati di riferimento, la Germania con +9,6% e gli USA con +22%. Tra i paesi partner cresce anche la Cina con +40,9%, mentre Belgio e Francia sono in lieve flessione rispettivamente dell’1,4% e dell’1%.
«Il futuro – affermano da Lapam Confartigianato – passa da una visione strategica e da un sostegno al comparto che deve partire dalle realtà del territorio ma anche da politiche industriali nazionali. Bisogna tutelare le attività locali, in particolare micro e piccole, che grazie alla loro specializzazione permettono di essere leader nel settore a livello internazionale: ci sono questioni rilevanti che preoccupano il comparto e ci interrogano sul futuro della manifattura, oltre alle note vicende legate al payback sanitario. Un distretto di alta qualità come il nostro resta competitivo solo con investimenti, con norme e leggi a favore delle imprese che tutelino il lavoro degli addetti e degli imprenditori per mantenerlo di eccellenza mondiale».