Nella ricorrenza del 44° anniversario della strage di Ustica, il sindaco Matteo Lepore ha incontrato oggi nella sala del Consiglio i parenti delle vittime, per il consueto momento istituzionale.
Dopo i saluti della presidente del Consiglio comunale, Maria Caterina Manca, sono intervenuti: il sindaco Matteo Lepore, la presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, la presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti.
Nel corso del suo intervento, Daria Bonfietti ha dato lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il saluto della presidente del Consiglio comunale Comunale Maria Caterina Manca
“Buongiorno a tutti. Benvenuti alla cerimonia commemorativa del 44° anniversario della strage di Ustica. Saluto i familiari delle vittime, le autorità civili, militari e le religiose presenti, gli amministratori tutti, so che sono e vedo presenti anche i rappresentanti del Comune di Mantova, di Rimini, di Montegrotto e di Coriano. Ricordo che Gianluca Ugolini, lo zio del Sindaco di Coriano, rimase vittima della strage di Ustica.
Sono trascorsi quarantaquattro anni dalla strage e, come ogni anno, vogliamo esprimere la nostra vicinanza a voi familiari delle vittime e al tempo stesso continuare ad essere al vostro fianco per chiedere tutta la verità e piena giustizia su quanto accaduto. E dobbiamo continuare a farlo, perché ancora non siamo giunti alla verità e alla giustizia.
Quest’anno, come sapete, abbiamo costituito un nuovo strumento per continuare il fondamentale lavoro sulla memoria attiva che portiamo avanti insieme ai familiari; abbiamo approvato in Consiglio la costituzione della Fondazione Museo per la memoria di Ustica, pochi giorni fa, e tra i soci fondatori ci sono il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna e l’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica.
Il Museo per la memoria di Ustica è uno strumento che darà continuità al lavoro, preziosissimo, compiuto dai familiari in questi anni.
Con questa cerimonia di oggi vogliamo, quindi, non solo mantenere viva la memoria, come
facciamo continuamente, di quanto accaduto, ma anche rinnovare un impegno comune,
ricordando anche le tante persone che hanno speso la propria vita nel portare avanti la battaglia contro depistaggi e disinformazione, che a distanza di quarantaquattro anni, troppi, sono purtroppo ancora attivi.
L’impegno di questo Consiglio, che orgogliosamente rappresento, è quello di far sì che i fili di quella storia, che a molti sembra ormai lontana, restino annodati al presente, perché la qualità della democrazia che vogliamo oggi viene dalla capacità di sapere cosa sia realmente accaduto in alcuni degli eventi più bui della nostra storia, della storia della Repubblica, che hanno investito in particolare la nostra città. Io mi fermo qui con questa introduzione, e partiamo con gli interventi”.
L’intervento del sindaco Matteo Lepore
“Buongiorno a tutte le persone che oggi sono qui con noi, a partire dai familiari delle vittime ai componenti dell’Associazione, le autorità militari e civili presenti, a partire dal nostro prefetto, il nostro questore, i parlamentari che sono qui oggi e che hanno deciso di condividere questa importante giornata. Il nostro Consiglio comunale e la Regione Emilia-Romagna, rappresentata qui dalla presidente dell’Assemblea, Emma Petitti. Sono quarantaquattro anni, un anniversario molto importante e sentito, che causò la morte di ottantuno persone, ottantuno vite stroncate durante il viaggio tra Bologna e Palermo sul DC9 della compagnia Itavia. Voglio partire dalle parole del nostro Capo dello Stato, il Presidente Sergio Mattarella. Daria Bonfietti, ci siamo divisi i compiti, dopo di me le leggerà e ne sottolineerà l’importanza. Ogni anno riceviamo il messaggio del Capo dello Stato, quest’anno credo che le sue parole non siano affatto parole di circostanza. Non lo sono mai state, in particolare per le nostre stragi, ma in particolare quest’anno sono importanti, perché il Capo dello Stato rappresenta la nazione, rappresenta le nostre istituzioni civili e anche quelle militari e in un contesto internazionale nel quale noi siamo oggi ricordare Ustica, ricordare quelle ottantuno vittime, quanto è successo nei cieli, ricordare le sentenze che ci sono state e chiedere la collaborazione da parte di tutti gli Stati alleati credo sia molto importante da parte del nostro primo rappresentante. È importante non solo per la vicenda in sé o per i tentativi di sviare la verità, ma per riaffermare il ruolo delle nostre istituzioni repubblicane. Noi abbiamo voluto tenacemente, l’Associazione dei familiari ha voluto tenacemente che le istituzioni municipali, prima ancora e poi quelle nazionali, i tribunali di giustizia avessero un ruolo forte e importante: quello che riconosce la nostra Costituzione, che i nostri padri e le nostre madri costituenti hanno voluto. E ancora una volta noi sentiamo la rassicurazione e l’orgoglio nel vedere che queste istituzioni sanno prendere posizione, sanno essere accanto alle vittime e ai percorsi di giustizia che abbiamo dovuto conquistare e costruire dal basso in questi quarantaquattro anni. Infatti questi sono stati anni nei quali le iniziative sono state molte, molti sono stati i protagonisti e le protagoniste del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, che ci hanno aiutato a fare memoria di questo evento, rappresentando una delle pagine più oscure della storia della Repubblica italiana. Purtroppo non l’unica come sappiamo, ma certamente una delle più rappresentative per quello che è successo in quei cieli e, mi permetto di dire, soprattutto per quello che è successo nei giorni e negli anni a seguire. Dopo quarantaquattro anni, come recita anche il titolo della rassegna che abbiamo presentato quest’anno, manca ancora un pezzo. Manca un pezzo che, insieme a tutti gli altri, in effetti siamo riusciti a ricostruire con la nostra lenta resistenza, la nostra caparbietà, la nostra pazienza e determinazione, grazie alla volontà ferrea dei familiari che hanno voluto andare fino in fondo, che non hanno mai ceduto di fronte ai depistaggi, anche se questi depistaggi erano mossi da alte figure delle nostre istituzioni. Una volontà che ci ha permesso di superare, di grattare dietro a quelle omissioni, ai muri di gomma, per arrivare ad una verità che fosse un punto fermo, che ci permettesse di intravedere anche qualcosa oltre a quello che già in parte conosciamo, per avere pienezza di quanto è accaduto. In questi anni infatti la verità si è rivelata un pezzo alla volta, appunto, nelle aule giudiziarie. Come istituzioni e come comunità bolognese non siamo solo stati accanto ai familiari, ma abbiamo voluto collaborare per costruire un metodo della memoria. L’abbiamo intrecciato chiamando la giustizia e chiamando la memoria. L’abbiamo costruito facendo della militanza per la nostra città, per quella strage, per i nostri spazi museali, per i nostri parchi pubblici, per le tante iniziative che hanno saputo fare del nostro dolore, della nostra incredulità per quanto era successo un’energia straordinaria, che ha dato vita a generazioni e generazioni di testimoni e di persone che, insieme a noi, oggi continuano a camminare, anche se non hanno vissuto direttamente quei momenti, anche se in quei giorni non hanno visto le immagini, non hanno potuto parlare direttamente in quelle settimane con le persone che hanno perso i propri cari. Lo sappiamo, Ustica è nelle nostre vene, anche se siamo nati dopo il 1980, grazie a questo lavoro straordinario nella costruzione di una comunità che potesse camminare assieme. E ancora oggi possiamo dirci che di fronte allo smarrimento che le persone, i singoli individui, i cittadini italiani dovrebbero provare nell’intravedere la ragion di Stato dietro a certi depistaggi, noi non ci sentiamo smarriti, ma siamo innanzitutto assieme, costruiamo e continuiamo a costruire assieme. Non siamo perduti, non siamo smarriti, non ci sentiamo persi d’animo. Anzi, ogni anno ci sentiamo sempre più forti, perché abbiamo saputo trasformare il nostro dolore, la nostra disperazione in un percorso che ha eretto delle nuove istituzioni. Istituzioni che, sappiamo, qualcuno vorrebbe abbattere anche soltanto in un giorno. Ci abbiamo messo quarantaquattro anni a costruirle queste nostre istituzioni di verità di memoria e qualcuno ogni tanto vorrebbe, anche solo con una trasmissione televisiva, con un articolo di giornale, una testimonianza in poco tempo spazzarle via, perché probabilmente dietro a tutto ciò ci sono segreti inconfessabili che da più di quarant’anni aspettano di venire alla luce. Noi sentiamo di essere a pochi centimetri dall’ultimo pezzo della verità. Anche per questo continuiamo a chiedere chiarezza sui tanti elementi che continuano ad emergere. Come sappiamo, nell’ultimo anno ci sono state nuove parole che si sono affiancate in questo percorso a quelle che l’Associazione dei familiari da tempo porta avanti, a partire da quelle dell’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, che ha riaperto scenari importanti. Una ricostruzione pubblicata da un quotidiano nazionale autorevole, che traccia una responsabilità dell’aeronautica francese nella cornice di un’operazione della Nato, dando conto anche del silenzio di alcuni vertici militari che, divisi tra la fedeltà alla Costituzione e la fedeltà della Nato, fecero prevalere la seconda, negando ripetutamente la verità. Non sfugge a nessuno che non stiamo parlando solo di passato, ma stiamo parlando dell’attualità. Entrare dentro questi argomenti oggi ha un peso politico. Ce l’ha. Non ce l’ha solo dal punto di vista giudiziario. E dobbiamo essere capaci, insieme, di affrontare la verità. Lo dobbiamo fare. Lo dobbiamo alla dignità delle persone che hanno perso la vita, ai loro familiari, ma io credo lo dobbiamo alla dignità della storia della Repubblica italiana. Affrontare a testa alta quello che è successo nella storia di un Paese è una grande sfida. L’abbiamo visto nei tanti Paesi che purtroppo hanno subito ferite simili alle nostre o anche molto diverse, perché non tutte le tragedie sono uguali, non tutte le storie politiche hanno la stessa natura, ma tutti i Paesi che hanno rimosso, hanno dimenticato, hanno poi riscoperto la verità e le proprie ferite sempre sotto la sabbia, sotto il tappeto, sotto le ceneri; i Paesi che hanno saputo invece affrontare le proprie tragedie, le proprie cause interne sono diventati Paesi più forti, più maturi, lo sono diventati i loro cittadini e le loro cittadine e quelle istituzioni. Dunque, credo che sia importante discutere di Ustica. Credo che sia importante affrontare la nebbia e i silenzi, e Giuliano Amato credo abbia fatto bene con quella sua intervista a ricordare anche l’impegno di un magistrato come Paolo Borsellino, che come procuratore a Marsala avviò delle indagini, che successivamente furono avocate. E noi qui a Bologna non possiamo dimenticare in questa sede l’impegno civile e la tenacia di tanti giornalisti, in particolare di uno, di un grande giornalista, Andrea Purgatori, che ha dedicato una lunga parte della sua vita professionale a mettere insieme quei pezzi mancanti di quella strage. A Purgatori, che abbiamo voluto ricordare anche in occasioni importanti, in una piazza gremita, in occasione della strage del 2 agosto, a seguito purtroppo della sua scomparsa, abbiamo voluto, insieme all’Associazione dei familiari, a Daria Bonfietti, che è qui con me, abbiamo voluto dedicare uno spazio alla presenza dei familiari, uno spazio che ci consentirà di tenere aperta una finestra sulla memoria, proprio nel giardino antistante il museo, in quello spazio che abbiamo chiamato “Il muretto di Andrea”, che abbiamo scoperto con una targa, insieme a tantissimi colleghi e colleghe. Lì è possibile recuperare tutti i suoi articoli attraverso un codice QR. Un tributo doveroso ad Andrea Purgatori, ma per noi un investimento necessario sul futuro di chi arriverà dopo, che appunto anche in questi giorni magari non ha la possibilità di confrontarsi con questa pagina della storia, che magari non ha ancora l’età, frequenta le scuole. Voglio salutare i ragazzi che sono qui presenti, i bambini e le bambine, gli studenti e le studentesse che affrontano questi temi. Mi capita sovente di ospitare gli studenti nel mio ufficio, quando vengono in visita a Palazzo, e mostro sempre loro nel mio ufficio le Medaglie d’oro al valore civile, quelle della Resistenza, quelle del 2 agosto, e poi i poster che abbiamo sui nostri progetti attorno al museo, ed è molto importante il ruolo delle insegnanti e degli insegnanti nelle nostre scuole, perché a Bologna si cresce sapendo cosa è successo nel 1980 nel nostro Paese. Forse non è così in tutte le città italiane, ma a Bologna nella scuola pubblica si parla di questi temi. E quindi i cittadini che avremo un domani sono cittadini che già certe domande se le sono poste, quegli interrogativi tragici appunto, che permetteranno loro di essere più forti, come più forti sono i giornalisti che pongono le domande, che vengono lasciati liberi di esprimersi, di mettere in discussione il potere, il potere della politica, così come il potere dell’informazione e di chi la controlla. Le nostre istituzioni – come dicevo – sono state sempre al servizio di questo lavoro; la Regione Emilia-Romagna è stata protagonista, e voglio ringraziare, oltre a Emma Petitti, il Presidente Bonaccini e tutta la sua Giunta, perché ha sostenuto progetti, ha sostenuto digitalizzazione di atti, decisiva la digitalizzazione di atti in molti processi voglio sottolinearlo, e poi la costituzione della Fondazione Museo per la memoria di Ustica. La novità di quest’anno. Finalmente siamo riusciti ad arrivare allo statuto, alla sottoscrizione, alle delibere e nelle prossime settimane vedrà la luce con la propria organizzazione e con l’importante contributo che insieme all’Associazione dei parenti delle vittime, il Comune e la Regione vogliono portare avanti. Questa associazione avrà non solo il compito di raccontare, di valorizzare, di promuovere la ricerca, di affrontare insieme a noi la gestione del museo, ma io credo anche di portare a livello nazionale questa nostra battaglia. Noi abbiamo bisogno di continuare, di dare futuro, di dare un orizzonte, di far sì che Ustica non sia solo una questione bolognese, ma continui ad essere una questione nazionale ed internazionale. Purgatori diceva che dobbiamo mettere in fila i fatti, questo significa fare memoria e fare inchiesta. E questo noi lo vogliamo fare ancora. Lo vogliamo fare anche perché in queste ore trasmissioni televisive hanno fatto nuove rilevazioni, si parla di un ex addetto militare dell’ambasciata di Francia a Roma, alla fine degli anni Ottanta, che avrebbe affermato che furono i suoi superiori militari francesi a ordinargli di non dare alcun rapporto dei radar della base aerea di Solenzara, in Corsica, agli italiani, sostenendo che erano chiusi. Perché dopo quarantaquattro anni sono ancora tanti i tentativi di portare avanti verità alternative, più volte peraltro smentite dagli atti e ritenute ormai superate, come quella della bomba che qualcuno continua a rilanciare, incurante delle evidenze faticosamente ricostruite. L’abbiamo visto recentemente anche in una trasmissione Rai dedicata a Ustica, dove per fortuna è risultata molto chiara l’infondatezza di certe tesi. Io credo che tutto questo nostro lavoro, tutto quello che abbiamo costruito, in quella fondazione dovrà avere una nuova motivazione, una nuova forza, nuovi strumenti per andare avanti. Credo che quella fondazione sarà soprattutto a presidio di un metodo, un metodo di lavoro: quello della cultura a favore della speranza, a favore della giustizia, a favore della memoria, a favore della buona politica, della democrazia. Un metodo che noi vogliamo utilizzare per il futuro della nostra città e mettere a disposizione del resto del Paese. Anche per questo noi continueremo a chiedere di conoscere quel pezzo di verità che manca. Lo chiediamo da quest’aula alla magistratura, lo chiediamo al governo italiano, lo chiediamo ai governi alleati, lo chiediamo perché deve essere restituita ai familiari la dignità del proprio dolore, perché venga restituita agli italiani e alle italiane la dignità di vivere in un Paese democratico, che non conosce ragion di Stato di fronte alla vita delle persone. E in fondo noi stiamo chiedendo che prevalga la fedeltà alla nostra Costituzione, quella Costituzione che noi tanto amiamo, per la quale qualcuno ha perso la vita durante la Seconda guerra mondiale e per la quale probabilmente molti altri hanno perso la vita nei decenni che sono seguiti. Ecco, io credo che, quando giuriamo fedeltà alla nostra Costituzione, sia che siamo nelle forze dell’ordine, nella magistratura, nelle istituzioni civili, ci riconosciamo in un percorso storico, ci riconosciamo in parole importanti, ma soprattutto ci riconosciamo nelle persone che hanno perso la vita per affermare quei diritti e quei doveri. Quella è la nostra dignità, come patria e come nazione. E noi, grazie alla verità e alla memoria per Ustica, pensiamo di essere vicini alle persone e a quella dignità”.
L’intervento della presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti
“Grazie, Presidente. Io voglio davvero ringraziare di cuore tutti voi, in primis il Sindaco Lepore, che ho sentito anche quest’anno sempre caro, sempre molto vicino a questa nostra tragedia. Lo ringrazio, perché si sente in quello che dice, ma anche il tono con il quale lo dice. Grazie davvero, signor Sindaco. Mi permetto, prima di salutare tutti i presenti, le autorità civili e militari, di salutare i Sindaci che ci hanno raggiunto da diverse parti d’Italia, da Mantova, da Coriano, da Rimini, da Montescudo, li ringrazio moltissimo per tutto il lavoro che durante l’anno hanno fatto, con le scuole, con gli studenti. Ringrazio i parlamentari presenti, sono sempre presenti. L’onorevole De Maria e il senatore Verini ci raggiungono tutti gli anni. È un grande onore, credetemi. Voi non avete idea, nonostante quello che si dice a volte, quanto sia il lavoro che in quelle aule bisogna fare e l’impegno delle ventiquattr’ore su ventiquattro che bisogna avere per fare funzionare le istituzioni del nostro Paese. E allora avere visto che ieri il senatore Verini è riuscito a ritagliare, nelle sue numerosissime attività, anche lo spazio per fare un intervento, che davvero giudico, l’ho sentito – anche se in fretta, ma l’ho sentito –, è un intervento davvero importante detto in quell’aula da parte di un parlamentare della Repubblica. Così come fa e ha fatto anche l’onorevole De Maria. Li ringrazio, li ringrazio per essere sempre al nostro fianco, bolognesi o non bolognesi che siano, perché Verini non è un senatore eletto nella nostra regione, ma è sempre stato e continuerà ad essere, io credo, al nostro fianco. Così come sarà e continua ad essere al nostro fianco il Presidente della Repubblica, del quale voglio immediatamente leggervi il comunicato. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Nel cielo di Ustica, quarantaquattro anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le ottantuno persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta, anche perché una piena verità ancora manca, e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica. Nel giorno dell’anniversario desidero, anzitutto, rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizioni di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia. La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato, che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento. Sulla strada della ricostruzione della verità passi significativi sono stati compiuti, ne offre testimonianza il Museo per la memoria di Ustica, aperto a Bologna. La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione, anche ai Paesi amici, per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980. Al tempo stesso la memoria è anche trasmissione ai più giovani dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità, e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili. Roma, 27.06.2024, Sergio Mattarella”. Grazie. Ora alcune parole, dopo i ringraziamenti che già ho fatto a tutti i presenti, che di nuovo ringrazio, assieme a tutti i parenti delle vittime che non avevo ancora citato. Lasciatemi salutare con tanto affetto, non mi viene di non farlo, scusatemi, siamo tutti uguali, ma Pasquale Diodato di Palermo, che è per me un grande esempio di amore. Lui ha perso ben cinque parenti, cinque familiari, non parliamone. Ma è anziano, ha avuto dei problemi e invece ha voluto essere ancora qui e di questo davvero lo voglio ringraziare. Allora torniamo a ripetere ancora una volta, anche in quest’aula, che dopo quarantaquattro anni dalla tragedia che ha coinvolto i nostri cari, manca ancora un pezzo importante alla verità sulla strage di Ustica. Voglio subito anche ringraziare il Comune di Bologna, la Regione Emilia-Romagna, perché oggi possiamo annunciare, come ha già detto il Sindaco Lepore, l’approvazione da parte dei loro organi dello statuto della Fondazione Museo per la memoria di Ustica. Manca ancora un pezzo, lo ripeteremo, ho continuato a ripetere molte volte in questi giorni con determinazione e lo ripeteremo in questo 44° anniversario, perché manca l’ultimo pezzo di verità, quello che ci deve dire chi, nella tragica notte del 27 giugno 1980, ha abbattuto un aereo civile nei nostri cieli, provocando la morte di ottantuno cittadini e violando i confini e la dignità del nostro Paese. Ripeto, ma è importante per i giovani che vedo anche numerosi oggi qui, la sentenza/ordinanza del giudice Priore dovete sapere che già dal 1999 – pensate – ci ha dato la verità sulla tragica notte del 27 giugno 1980. E cito Rosario Priore: “L’incidente al DC9 Itavia è occorso a seguito di azioni militari di intercettamento. Il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a ottantuno cittadini innocenti con un’azione che è stata propriamente atto di guerra. Guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale, coperta, contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto”. Questa è la verità. Come si può dire altro? Come si può portare avanti altro? Se siamo in uno Stato di diritto, questa è la verità che ci ha consegnato un giudice della Repubblica sulle cause, punto. E non sugli autori, ancora. Poi il Presidente Emerito, Francesco Cossiga, che quella notte era Presidente del Consiglio, nel 2008 soltanto, ahi noi, ha affermato e testimoniato dinanzi ai giudici che il DC9 Itavia è stato abbattuto da aerei francesi, che volevano colpire il leader libico Gheddafi. E dal 2008, quindi, la procura della Repubblica di Roma ha riaperto le indagini. È evidente che da troppo tempo aspettiamo la conclusione di tali indagini, riaperte ormai sedici anni or sono. Voglio quindi denunciare che questa attesa, questo prolungato silenzio ci colpisce, ci addolora immensamente. Non nascondo la preoccupazione che in questi anni, in qualche occasione, abbiamo sentito: che sia mancata cioè quella determinazione, anche da parte della magistratura, che invece aveva caratterizzato altre stagioni di indagini, e che piste già individuate e testimonianze acquisite non siano state adeguatamente approfondite. Questo sentiamo di dire. E qui permettetemi invece un deferente saluto al giudice Priore e ai PM, che con lui hanno collaborato in quegli anni difficili. E ancora con forza chiediamo anche al governo, oltre alla magistratura, una posizione coerente di verità. Chiediamo al Ministero della Giustizia di sentire e far sentire il bisogno di verità su questa tragedia, per la dignità stessa – come dico sempre – del nostro Paese. Voglio ricordare che il Governo, cioè i Ministeri della difesa e dei trasporti, non può non sentire il peso di essere stato condannato a risarcire i parenti, e l’Itavia, con più sentenze definitive in sede civile, per non avere difeso – dicono le sentenze – l’incolumità dei suoi cittadini, i trasporti, non vedevano, se non sentivano, non guardavano, e ostacolato la verità distruggendo prove e depistando le indagini (Ministero della difesa). Non conosciamo i livelli di collaborazione degli altri Stati. Se la vicenda Ustica è un terribile intreccio fra Stati Uniti, Francia, Libia, Belgio, c’era anche il Belgio in cielo, Inghilterra, Italia, credo sia corretto sapere come Stati amici e alleati stiano contribuendo in questo momento alle indagini, anche per poter chiedere alla nostra diplomazia, alla politica, quindi, interventi qualificati e appropriati. In questo sonno della ragione giudiziaria, l’ho voluto chiamare, prosperano i mostri della menzogna, avete visto l’altra sera i depistaggi, e addirittura in questi giorni assistiamo a richieste di censura preventiva, fioriscono le offese, davvero, anche personali, indignitose. Siamo costretti, in una sorta di insana par condicio, a continuare a ripetere che la tesi della bomba è sostenuta da una perizia giudiziaria, è vero, bocciata però dai giudici stessi che l’avevano ordinata. E lo voglio citare. Dice Priore ai suoi PM: “Affetta da tali e tanti vizi da essere ritenuta inutilizzabile. Questa è la perizia della bomba alla quale si richiamano i Giovanardi, i Tricarico and company. Quindi, perché? Questa è la domanda inquietante. Dobbiamo ripetere che i vertici dell’aeronautica sono stati processati, e anche assolti, per fatti avvenuti però, ricordatevelo per non fare confusione, dopo il 27 giugno. Erano accusati di cose avvenute dopo: depistaggi, distruzione di prove, e che non hanno avuto alcuna attinenza con le cause dell’evento. Cause che durante il processo per i reati loro imputati, dei quali erano stati rinviati a giudizio, nessuno ha avuto più titolo sulle cause per rivedere e ridiscutere. Quindi le cause sono quelle che ci ha detto Priore nel ‘99. Sono stati rinviati a giudizio per non aver informato – pensate – ai primi di luglio il governo di notizie su traffico militare. Il famoso tracciato radar loro non l’avevano visto, non l’hanno consegnato, attorno al DC9, e per avere poi, alla fine di novembre, sostenuto la tesi del cedimento strutturale in documenti ufficiali. Voi attenetevi a cedimento strutturale”. Queste erano le colpe delle quali hanno risposto in giudizio. Non c’entravano nulla le cause dell’evento. Preoccupa però che su queste posizioni del “partito della bomba”, di Giovanardi e di qualche generale in pensione, vada sempre più schierandosi la destra parlamentare. Allora mi permetto, spero di non portarvi via troppo tempo, ma è illuminante, di leggere questo documento, che noi che studiamo e che leggiamo tutte le carte, che anche per merito della direttiva Renzi sono state consegnate agli archivi di Stato da tutte le istituzioni del nostro Paese, mi permetto di leggere questo documento che è della questura di Bologna, e mi dispiace che siano andati via i responsabili, del 25 novembre 1989. Dice la questura di Bologna nei suoi documenti: “Fronte della gioventù onorevoli Staiti di Cudia (MSI) Maceratini (MSI) Bezziccheri, avvocato 2 agosto Provisionato Sandro, giornalista europeo Landolfi Enrico, giornalista Balboni Adalberto, Secolo d’Italia Alemanno Gianni Fronte della gioventù Valle Marco, dirigente Fronte della gioventù Gasparri Maurizio, segreteria Fuan Adrian Riccardo Berselli Filippo, Bologna deputato MSI Gli organizzatori di questa manifestazione 1. ritengono che: gli alti vertici militari hanno mentito per nove anni – era l’89 – mentre il comando della Sesta flotta USA finge di non conoscere la verità. L’ipotesi di un abbattimento missilistico del DC9 potrebbe spiegare il silenzio e le menzogne con cui i padroni del Mediterraneo stanno trattando questo caso. Ma questa ipotesi può anche spiegare perfettamente un tratto della strategia della tensione, finora rimasto incomprensibile e coperto dalla ridicola menzogna dello stragismo fascista”. Questo era quello che pensavano dell’abbattimento del nostro aereo anche persone che oggi, in Parlamento, raccontano e in altre dichiarazioni – sto pensando a Gasparri – altre cose. 2. In questa loro manifestazione intendono denunciare nuovamente il modo fazioso e giuridicamente inconsistente con cui, sotto la regia del Partito Comunista Italiano, viene condotto il processo per la strage della stazione di Bologna, del 2 agosto 1980 e sottolineare le profonde similitudini che esistono tra i depistaggi delle indagini sulla strage di Bologna e quelli avvenuti sull’indagine del disastro di Ustica 3. La manifestazione si inserisce in un più vasto impegno del Fronte della gioventù per denunciare, dietro al velo della demonizzazione antifascista, la verità delle stragi di Stato, in cui sono profondamente implicati, sempre secondo gli organizzatori, i poteri palesi e occulti”. Il sonno della ragione genera, appunto, mostri. Questo mi è piaciuto leggerlo per farvi capire quello che anche oggi molte persone qui citate stanno invece raccontando. Autorità tutte, cari parenti, cari amici e cittadini presenti, mi sento davvero in questa occasione con orgoglio di segnalare il fare continuo, le attività continue dell’Associazione. Per tutte voglio citare la pubblicazione di due volumi di ricerca storica: “1980 l’anno di Ustica” e “Ustica e gli anni Ottanta”, a cura di Luca Alessandrini, in collaborazione con l’Università di Bologna e l’Istituto Parri. Il fare continua con l’attività per la didattica al museo, dove l’Associazione opera autonomamente e in collaborazione con la didattica del Mambo. Parliamo di migliaia, quest’anno, di studenti, di alunni delle scuole primarie e superiori che visitano quel luogo. Da questa sera inizieranno i diversi eventi. Gli spettacoli attorno al museo hanno il segno della collaborazione con le realtà cittadine. Le mostre in collaborazione con il Mambo, il concerto jazz con Bologna Jazz Festival, la musica del Conservatorio Martini, tutti frutti di un collegamento reale con la cultura della città. E non posso non citare, segnalando il concerto dei giovani musicisti del conservatorio in una di queste serate dedicate ad Andrea Purgatori, che proprio dal Muretto di Andrea, come ci ricordava il Sindaco poc’anzi, dinanzi al museo, si possono continuare a leggere gli articoli del Corriere della Sera dedicati alla strage di Ustica, da Andrea Purgatori. Mi piace altresì anche ricordare che tutti gli spettacoli che presenteremo sono opere preparate appositamente per l’Associazione, per queste serate e per le emozioni che la vicenda e quel luogo, con quel relitto e con l’opera di Boltanski, hanno smosso, smuovono, generano in tutti coloro che lo visitano. Devo ringraziare quest’anno per la loro presenza – lo vedrete – Concita De Gregorio, Stefano Massini, Virginia Orsieri, Cialdo Capelli, Oderso Rubini, Jacopo Rinaldi. È vero, l’Associazione vuole vivere e operare in collegamento stretto con le realtà culturali che la circondano, e proprio questo è il fare dell’Associazione e di fronte a questo fare va denunciato, per le sue inadempienze invece il governo Meloni. Langue, dopo un’iniziale attenzione, la desecretazione dei documenti in applicazione della direttiva Renzi, che bisognerebbe continuare a coltivare, ad andare avanti, non è finito. E voglio sottolineare che a tutt’oggi, in un percorso tormentato, mancano in particolare i documenti come sempre coevi alla strage di Ustica. Non se ne trova uno. E sono scomparsi anche, e questo in generale, gli archivi del Ministero dei trasporti per tutto il periodo delle stragi. La direttiva Renzi ci ha dato la possibilità di verificare questo stato di cose rispetto alla possibilità che gli atti dei vari ministeri, i documenti dei vari ministeri, della pubblica amministrazione vengano depositati, come dovrebbero, agli archivi di Stato. Non si hanno notizie del progetto, peraltro, per la digitalizzazione dei processi di interesse storico. Quelli che citava prima il Sindaco sono stati fatti, ma sono stati fatti qui a Bologna, il nostro è al tribunale di Roma e quindi segue altri finanziamenti e altri percorsi, ed è purtroppo bloccato il prosieguo di questa importantissima operazione. Non si attivano gli impegni del Ministero dell’istruzione, altra cosa importantissima, con tutte le associazioni delle vittime del terrorismo per la didattica nelle scuole che negli anni scorsi invece si erano generate. È proprio per questo motivo che, come vedrete, per il secondo anno consecutivo non avremo una rappresentazione di studenti nel cartellone degli spettacoli delle nostre iniziative, mentre soltanto per l’interessamento dell’Associazione le pareti esterne del museo, accanto alle vignette di cuore e a quelle di Mauro Biani, dedicate ad Andrea Purgatori, saranno abbellite quest’anno, queste nostre pareti, da disegni e vignette di giovani studenti e scolari di istituti delle scuole secondarie di primo grado di vari Comuni della Romagna, di cui oggi avete visto sono presenti i loro Sindaci. Voglio finire ringraziando ancora una volta per la nascita della fondazione e prendendo atto degli impegni che ne derivano. Cito solo due frasi. Dice lo statuto: “La Fondazione ha per scopo la diffusione e promozione della memoria per la strage di Ustica, che negli anni passati è stata portata avanti con determinazione e impegno dall’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, in sinergia con il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna. Sul solco di quell’impegno la Fondazione rafforza questa responsabilità di memoria, gestendo e definendo le attività del Museo di Ustica e l’adeguamento funzionale ed espositivo del museo, comprensivo delle relative dotazioni e collezioni, a partire dall’opera di Christian Boltanski, che si ritiene parte integrante, nonché attraverso la valorizzazione e la promozione delle sue attività museali, con tutte le iniziative possibili e mediante lo svolgimento, senza scopo di lucro, in via esclusiva e principale, di attività di interesse generale, svolte a beneficio della collettività e attraverso la promozione e organizzazione di progetti e attività culturali, didattiche, educative, formative sui temi legati alla memoria e alla strage di Ustica”. Insomma, dobbiamo insieme continuare l’opera di definizione, da oggi in poi, dei tanti aspetti ancora mancanti per la funzionalità della fondazione stessa, ma andiamo avanti fiduciosi di fare, anche questa volta e anche in questo caso, una cosa importante. Grazie a tutti. Vi rubo ancora due minuti, volevo che ci lasciassimo con queste parole, se riesco a dirle senza piangere, di Andrea Purgatori: “C’era la guerra quella notte del 27 giugno 1980, c’erano sessantanove adulti e dodici bambini che tornavano a casa, che andavano in vacanza, che leggevano i giornali o giocavano con una bambola. Quelli che sapevano hanno deciso che i cittadini, la gente, noi non dovevamo sapere. Hanno manomesso le registrazioni, cancellato i tracciati radar, bruciato i registri, hanno inventato esercitazioni che non sono mai avvenute, intimidito i giudici, colpevolizzato i periti. E poi hanno fatto la cosa più grave di tutte: hanno costretto i deboli a partecipare alla menzogna, trasformando l’onestà in viltà, la difesa disperata del piccolo privilegio del posto di lavoro in mediocrità, in bassezza. Ora, finalmente, mentre fuori da questo palazzo, dove lo Stato interroga lo Stato, piove, a molti sembra di vedere un po’ di sole. Aspetta, queste ultime tre righe non mi piacciono. Aggiungi soltanto: perché?”.
L’intervento di Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna
“Caro Sindaco, cari Sindaci, cari Consiglieri, autorità tutte, civili e militari, cara Daria e cari familiari delle vittime che siete oggi qui, io porto il saluto e la vicinanza del presidente Stefano Bonaccini, che per una concomitanza di eventi purtroppo oggi non riusciva ad essere qui, ma si è raccomandato di portare un saluto caloroso e una vicinanza di tutta la Regione Emilia-Romagna all’Associazione e alla città di Bologna. Proprio nelle scorse ore in Assemblea legislativa – credo sia importante condividere anche questo passaggio, è già stato detto dal Sindaco e da Daria – abbiamo approvato la partecipazione della Regione alla Fondazione, ed è un altro tassello di quel lavoro comune che, come istituzioni, abbiamo scelto di fare insieme all’Associazione. Avete già detto tanto, Sindaco e Daria, e non posso che condividere in pieno le vostre parole. Credo che quel fare piena luce su quello che è accaduto il 27 giugno 1980 nei cieli di Ustica sia un dovere da parte delle istituzioni e dovrebbe essere una battaglia che accomuna, unisce tutte le componenti dello Stato. Purtroppo – è già stato ricordato – sappiamo che in passato non è stato così, tutt’altro. E ancora oggi, dopo quarantaquattro anni, assistiamo a inaccettabili dichiarazioni e tentativi vergognosi di riscrivere la verità sulla strage. E allora lo voglio dire con chiarezza davanti a tutti voi, lo voglio dire a Daria, a tutti i familiari: non ce la faranno! Lo ha detto molto bene il sindaco Matteo Lepore. Da Bologna e dall’Emilia-Romagna troveranno sempre un muro tutti i tentativi di depistaggio e di inquinamento della verità. È sempre stato così in passato e saremo sempre al vostro fianco, per ricordare quanto è accaduto e per lavorare affinché venga fatta piena luce su un evento che ha sconvolto la vita del Paese, in particolare ha cambiato per sempre quella di tante famiglie e comunità. Lo dobbiamo in primo luogo alle vittime e all’Associazione dei familiari. Per anni avete combattuto per raggiungere la verità a mani nude, mi viene da dire, contro parti dello Stato che hanno lavorato invece per l’obiettivo contrario: nascondere, inquinare, sottrarre quella verità. E in questa occasione, permettetemi, anch’io, come hanno fatto il Sindaco e Daria, voglio rivolgere un ricordo affettuoso e riconoscente ad Andrea Purgatori. È anche grazie al coraggio e alla tenacia di giornalisti come lui, se nel nostro Paese siamo riusciti a ricostruire almeno in parte della verità di un periodo così buio. Figure come Andrea Purgatori sono una scintilla nel nostro Paese, nel buio, che permettono di indicare la strada verso la verità, e da sole fanno anche tremare a volte quelle muraglie erette invece per nasconderle. Oggi, seppure il lavoro non sia ancora completato, possiamo dire che però non ce l’hanno fatta. Su Ustica esiste una verità giudiziaria, che racconta di un atto di guerra nei cieli italiani in tempo di pace. E non può essere messa in discussione, non lo permetteremo. Quarantaquattro anni sono lunghi, un intervallo di tempo che abbraccia almeno due generazioni e mantiene viva la memoria. Mantenerla viva è un esercizio doveroso, anche se difficile. Lo sappiamo ancora una volta in questa parte d’Italia, lo sappiamo a Bologna, lo sappiamo in questa regione quanto sia importante mantenere viva la memoria. Il museo di Bologna ne è una testimonianza straordinaria, unica al mondo, un’installazione artistica che rappresenta un’espressione di impegno civile che lascia senza respiro. Un luogo che vorrei definire necessario, ed è una visita che mi auguro venga anche inserita, sempre di più, lo stiamo facendo e lo abbiamo fatto in questi anni il lavoro intenso con le scuole, ma deve essere inserita nei programmi scolastici o nei percorsi culturali, proprio per educare, formare e far conoscere ai più giovani, perché sicuramente una visita in quel luogo racconta molto meglio di qualsiasi libro o di qualsiasi ricostruzione. A distanza di vent’anni dalla sua realizzazione è ancora più attuale oggi di allora. Come Regione Emilia-Romagna e come Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna siamo, quindi, al fianco della difesa della memoria e della ricerca della verità con atti concreti. Questo è il ruolo che ritengo debbano avere le istituzioni. Siamo l’unica Regione che ha varato una legge sulla memoria e sulla storia del Novecento, e che prevede anche finanziamenti e la costruzione di progetti con le nostre comunità, con le associazioni e con i nostri Comuni. Eventi, mostre che hanno un obiettivo preciso: proprio quello di ricordare e trasmettere quella memoria ai più giovani. Lo dicevo anche prima. Sono felice anche che ogni anno aumentino le domande di partecipazione di una serie di soggetti rispetto a questi progetti e percorsi. Vuol dire che abbiamo seminato e sta cambiando quella cultura e quel senso civico di cui ci parlava all’inizio anche il Sindaco. Proprio all’interno di questa legge abbiamo approvato la nascita della Fondazione Museo per la memoria di Ustica, e la spinta che ci è venuta dall’Associazione dei parenti delle vittime è stata fondamentale in questi anni. Abbiamo i finanziamenti già per i prossimi anni, abbiamo avviato un percorso, siamo alla fine di una legislatura – voi lo sapete – sono giorni estremamente delicati proprio per questi passaggi, ma abbiamo lasciato questo testimone io credo al sicuro, perché è fondamentale che ci sia continuità nel tempo, nei prossimi anni per chi verrà, proprio con l’operato dell’Associazione, finalizzandola alla valorizzazione del museo. Sempre come Regione, insieme alla Procura, al Tribunale, alla Corte d’assise di Bologna, all’Archivio di Stato stiamo proseguendo nella digitalizzazione di quegli atti processuali relativi agli episodi di eversione, terrorismo e strage giudicati dalla Corte d’assise di Bologna, a partire dal 1971. È un lavoro lungo ma fondamentale per la ricerca giudiziaria e storica, che permette da un lato di incrociare nomi, dati ed episodi, e dall’altro rappresenta un archivio straordinario anche per le future generazioni. Infine, come istituzione regionale io credo che noi abbiamo il dovere di collaborare e di incalzare il governo nella ricerca della verità, e ringrazio anche io i nostri parlamentari per il lavoro che fanno in tal senso, perché questo abbiamo chiesto all’esecutivo, cioè di proseguire sulla strada della desecretazione, della digitalizzazione degli atti che è stata avviata dai governi precedenti. Un impegno comune come istituzione. Anche sul piano diplomatico credo sia imprescindibile acquisire tutte le informazioni in possesso dei Paesi, amici dell’Italia, che oggi non sono ancora state rivelate. L’esecutivo, quindi – lo dico anche in questa circostanza – si attivi perché vengano messe a disposizione degli inquirenti quelle informazioni il prima possibile. Quarantaquattro anni sono un tempo molto lungo, ma bisogna parlare di Ustica, bisogna continuare a farlo. Ustica ci parla e ci racconta della storia del nostro Paese e ci aiuta a comprenderne meglio contraddizioni e difficoltà, anche di questo presente. E questa città, questa regione non dimentica. Come è stato per la strage alla stazione di Bologna, anche la lotta per la verità di Ustica è partita da persone comuni, che hanno creato e trovato un terreno fertile in questa comunità. In Emilia-Romagna questa lotta costante per la verità e per la giustizia rappresenta la lotta per la difesa della nostra democrazia e dei nostri diritti, tutti, e soprattutto della dignità della nostra Repubblica. Grazie, quindi. Grazie veramente, Daria, a te, all’Associazione, al Comune di Bologna. La testimonianza di impegno civile ci ha in questi anni profondamente toccato e insieme ci ha anche insegnato moltissimo. Da parte nostra, come Regione Emilia-Romagna, possiamo solo assicurarvi che continueremo a stare al vostro fianco. Come lo hai definito tu, Daria: in quel “fare continuo” noi ci saremo”.