“Migrazione, salute e diritti: sfide e opportunità per una società interculturale” è il titolo del convegno previsto giovedì 20 giugno, alle 8.30, nell’ Aula Magna “I Maestri” all’interno del Padiglione 23 del Policlinico di Sant’Orsola (Via Giuseppe Massarenti, 9 – Bologna) e online su Teams.
Il convegno, primo evento del “seminario migrante e permanente”, è organizzato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato dal Centro Studi e Ricerca di Bologna “Transcultural Psychosomatic team” del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC) dell’Alma Mater e dal Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura SPDC Malpighi, con il patrocinio di Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Sanità, Ausl Bologna, IRCCS Policlinico di Sant’Orsola, UNIMORE, UNIFE , Cultural Section della European Psychiatric Association e altre società scientifiche.
Un dialogo tra ricerca e territorio, rivolto a studentesse e studenti e operatori sanitari, che offre autorevoli contributi in merito all’impatto della storia migratoria e dei traumi a essa correlati sulla salute psicofisica, sul rischio di gravi disturbi mentali e sulle attività delle istituzioni e associazioni del territorio per sostenere la salute mentale dei migranti.
Dopo le letture introduttive di Dinesh Bhugra, Emeritus Professor of Cultural diversity (Kingìs College di Londra), di Apostolos Veizis (INTERSOS) e di Nicola Cocco (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) saranno presentati i risultati di studi condotti a Bologna e in Emilia-Romagna che mostrano chiaramente come gli svantaggi sociali post migratori, oltre che i traumi migratori, siano correlati a un aumentato rischio di malattie e disturbi psicofisici.
A Bologna è stato riscontrato un tasso di ricovero, nel reparto di psichiatria Malpighi del Policlinico di Sant’Orsola per gravi disturbi dell’area psicotica, di una volta e mezzo maggiore per le persone con storia migratoria rispetto ai non-migranti, tasso che diventa di cinque volte più elevato per i più giovani (15-24 anni).
I giovani migranti hanno anche un rischio maggiore di quattro volte di ricevere un trattamento sanitario obbligatorio, rispetto ai nati a Bologna. La via di accesso al ricovero in psichiatria per i migranti è molto spesso il pronto soccorso generale e una minore percentuale di questa popolazione, in confronto ai nati in Italia, è già seguita dai servizi di salute mentale del territorio al momento del ricovero.
È, dunque, necessario sostenere l’accessibilità alle cure territoriali e rafforzare i fattori socio-economici e psico-sociali di protezione della salute mentale (quali il domicilio stabile, l’occupazione lavorativa, la rete sociale) per questa fascia di popolazione, con le evidenti ricadute in termini di risparmio di risorse sanitarie e di miglioramento della salute individuale e pubblica.
Su tali obiettivi sono impegnati: i Dipartimenti di Salute Mentale delle Ausl della Regione Emilia Romagna, con progetti specifici di raccordo con le altre istituzioni; associazioni e realtà del territorio che nel pomeriggio interverranno, coordinate dal Vicario Episcopale della Caritas, per portare le loro testimonianze, quali i Poliambulatori della Caritas, le associazioni Biavati, Sokos, l’Opera di Padre Marella e la Comunità di Sant’Egidio a Bologna e il Centro di Accoglienza Porta Aperta di Modena.