“A fine 2023 la Cgil di Modena aveva lanciato un allarme sulla produzione industriale e su un rallentamento nella provincia modenese che stavamo intravedendo per il 2024. Purtroppo i dati ci stanno dando ragione”. Così Fernando Siena e Roberta Orfello, della segreteria Cgil Modena.
“L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Inps sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali in Emilia Romagna ci dice che nel mese di gennaio 2024 sono state utilizzate 1.494.208 ore di ammortizzatori (Cigo, Cigs, Cigd) rispetto a gennaio 2023 che vedeva un utilizzo di cassa integrazione pari a 443.740 ore.
Un milione di ore di cassa in più, trasversali a tutti i settori produttivi. Il 236% in più rispetto all’anno precedente che pesa sulle tasche dei lavoratori e delle loro famiglie, infatti gli ammortizzatori sociali tagliano in media i salari dei lavoratori modenesi del 40%.
Segno che chi ci governa non è interessato a sviluppare politiche industriali per governare i processi di transizione green o digitali.
Con lo slogan “non disturbare chi vuol fare” l’attuale Governo infatti continua con l’idea sbagliata che bisogna togliere lacci e lacciuoli alle imprese perché il mercato è quello che garantisce il benessere. Ma non è così!!!!
Inoltre le imprese da sole non possono farcela: quelle piccole, le medie e medio grandi che sono tantissime nella nostra provincia, da sole non possono affrontare un cambiamento che definiamo epocale, e continuare a finanziare a pioggia le aziende senza nessuna condizionalità e senza un’idea di come guidare i settori industriali è sbagliato. La politica industriale si fa con finanziamenti verticali e non orizzontali, e con un’idea ben precisa di dove si vuole andare.
Se a tutto questo aggiungiamo la condizione di precarietà presente anche nella nostra provincia, dove sulle nuove attivazioni continuano a prevalere contratti a tempo determinato, in somministrazione e staff leasing e in appalto, la situazione diventa molto preoccupante.
Purtroppo, questi lavoratori sono sempre la prima valvola di sfogo in situazioni di crisi, quando non vengono prorogati i contratti a tempo determinato, anche in somministrazione, e le lavoratrici e i lavoratori interessati dallo staff leasing vengono messi a “disposizione” delle agenzie di somministrazione, le lavoratrici e i lavoratori in appalto vedranno internalizzare i servizi che prima venivano da loro offerti in esternalizzazione. Queste lavoratrici e questi lavoratori non possono essere lasciati soli e non possono continuare ad essere il primo “ammortizzatore sociale” che le aziende mettono in campo.
In aggiunta, è vero che stiamo conoscendo un momento di rallentamento, ma i dati dei bilanci delle imprese ci indicano che negli anni 2020, 2021, 2022 le stesse hanno conosciuto un incremento dei fatturati, un aumento della marginalità e una diminuzione del costo del lavoro in percentuale, segno che “il convento è povero, ma i frati sono ricchi”.
Ed è per questo – concludono Siena e Orfello – che la Cgil di Modena continuerà a battersi, per difendere lavoratrici e lavoratori e a far sì che a pagare non siano sempre gli stessi”.