Alessio Mammi (Copyright Regione Emilia Romagna – Autore Fabrizio Dell’Aquila)

Cattura, prelievo, trasporto a terra e commercializzazione del “granchio blu”, specie alloctona che si ciba principalmente di vongole e novellame. Ora c’è l’autorizzazione regionale.

Tutto ciò potrà essere fatto dalle imprese ittiche titolari di concessione demaniale marittima nell’ambito della Sacca di Goro e del territorio di Comacchio (Fe): la Regione Emilia-Romagna ha rilasciato infatti l’autorizzazione.

“Si tratta- spiega l’assessore regionale ad Agricoltura e Pesca, Alessio Mammi- del completamento autorizzativo al prelievo del granchio blu anche nelle zone demaniali che non sono di pertinenza comunale, e quindi non soggette alle ordinanze già emesse dai sindaci di Goro e Comacchio. L’autorizzazione è stata concessa dopo l’ottenimento del nullaosta rilasciato dal Parco del Delta del Po e dal Raggruppamento dei Carabinieri per la Biodiversità”.

Nella Sacca di Goro e nei canali adduttori delle Valli di Comacchio vengono prodotte ogni anno circa 16mila tonnellate di vongole, che corrispondono al 55% della produzione italiana e al 40% di quella europea, da 1700 addetti che fanno riferimento alle marinerie di Goro e di Comacchio.

“È evidente, pertanto- prosegue Mammi- il valore di quest’economia per il nostro territorio, oggi fortemente minacciato dalla proliferazione di questa specie. Ora gli acquacoltori possono catturare il granchio, prelevarlo e commercializzarlo”.

 

Quali le richieste e cosa è stato fatto

Dopo il Tavolo blu (20 giugno) con tutte le associazioni che rappresentano le cooperative dei pescatori, le ordinanze dei sindaci di Goro e Comacchio, e l’autorizzazione del Ministero al prelievo anche per le barche di V categoria destinate all’acquacoltura su richiesta della Regione Emilia-Romagna, gli assessori alla pesca delle tre Regioni costiere del Nord Adriatico (Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia) hanno approvato un documento comune, sottoscritto e indirizzato al Governo con la richiesta di adottare le misure per contenere i danni all’ambiente marino e all’economia causati da questa specie.

Tra le richieste avanzate dal Distretto di pesca del Nord Adriatico, c’è quella di convocare urgentemente un tavolo tecnico per la definizione e l’adozione immediata di provvedimenti efficaci, fino all’eventuale dichiarazione dello stato di calamità dopo accertamenti delle condizioni da parte di Cnr e Ispra.

È stato chiesto di definire, approvare e attuare, un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena granchio blu” sul territorio nazionale, nonché avviare specifici progetti di studio della biologia della specie per individuare le migliori strategie con le quali la “lotta biologica” potrebbe risultare maggiormente efficace.

E’ stato chiesto inoltre di introdurre, su proposta della Regione Emilia-Romagna, un meccanismo di autodifesa dell’acquacoltore analogo a quello realizzato per l’autodifesa dell’agricoltore dai cinghiali e dall’altra fauna selvatica, oggetto di piani di controllo. Il documento approvato dalle 3 Regioni richiede inoltre di mettere in campo una strategia nazionale, che preveda il monitoraggio dei danni provocati dal granchio blu a vongole e novellame, per vedere poi riconosciuto dal Ministero lo stato di calamità con adeguati ristori, per il sostegno al reddito delle imprese di pesca e acquacoltura.