In Emilia-Romagna il 2023 dell’industria inizia nel segno della crescita, nonostante criticità evidenti, quali le difficoltà nelle catene di fornitura internazionali, la forte inflazione – con l’elevato livello dei prezzi di materie prime ed energia – e l’aumento dei tassi di interesse, a cui si aggiunge il complesso scenario esterno della crisi geopolitica.
I segni positivi di produzione, fatturato e ordinativi compongono un quadro ancora dinamico, come emerge dall’indagine congiunturale sul primo trimestre 2023 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
Il volume della produzione delle piccole e medio-grandi imprese dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna ha messo a segno un ulteriore aumento (+1,1 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.
Sotto la pressione dell’aumento dei prezzi industriali derivante dalle quotazioni delle materie prime, di semilavorati e componenti, la crescita del fatturato sullo stesso periodo del 2022 (+4,0 per cento) è risultata più elevata rispetto all’andamento della produzione. Il fatturato estero ha avuto un andamento analogo rispetto a quello interno, ma leggermente più ampio (+4,8 per cento).
Un ulteriore dato positivo da considerare è costituito dall’andamento del processo di acquisizione degli ordini che ha rallentato, ma ha confermato la tendenza positiva, seppur molto lieve (+0,2 per cento).
Il grado di utilizzo degli impianti è sceso leggermente fino al 78,2 per cento, poco meno rispetto al 79,7 per cento dello stesso trimestre 2022.
Anche il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini si è leggermente ridotto scendendo sotto le 13 settimane, un valore sempre superato dall’inizio del 2022.
La crescita dell’attività è ancora diffusa, ma nei vari settori industriali variano l’intensità e l’andamento.
In dettaglio, il ritmo della ripresa del fatturato dell’industria alimentare e delle bevande ha sostanzialmente accelerato (+7,9 per cento), ed è stato sostenuto dall’aumento del passo delle vendite sui mercati esteri (+10,2 per cento). La crescita tendenziale della produzione in questo settore è andata accelerando rispetto al trimestre precedente (+3,7 per cento), anche se il ritmo è decisamente inferiore rispetto quello del fatturato, per effetto dell’inflazione. Le indicazioni per il futuro sono positive.
La ripresa congiunturale del sistema moda ha registrato un rallentamento rispetto al trimestre precedente. Ancora bene il fatturato complessivo (+4,8 per cento), ma si è ridotta la forza trainante derivante dall’andamento sui mercati esteri che ha avuto un rallentamento (+4,1 per cento) L’elemento meno soddisfacente per il settore è la decelerazione della crescita della produzione rispetto al trimestre precedente (+1,5 per cento).
Più marcato l’arretramento per la piccola industria del legno e del mobile, che è leggero per il fatturato (-0,8 per cento), appesantito dalla componente estera (-2,1 per cento), decisamente più ampio per la produzione (-2,5 per cento) e nella dinamica del processo di acquisizione degli ordini, la peggiore tra quelle dei settori considerati (-4,1 per cento).
Il passo di crescita del fatturato complessivo dell’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche si è dimezzato (+2,5 per cento), nonostante il sostegno dei mercati esteri (+4,0 per cento). Peraltro, la produzione è aumentata ancora, anche se in misura più contenuta rispetto al trimestre precedente (+1,6 per cento).
Permane fiducia per le industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, comparto che sta vivendo una fase positiva anche se in decelerazione rispetto al trimestre precedente. Il fatturato ha avuto il più sostenuto incremento (+6,4 per cento) dopo quello riferito all’industria alimentare e delle bevande. Il risultato ha beneficiato del traino fornito dalla componente estera (+8,8 per cento). Tuttavia, l’aumento della produzione si è dimezzato rispetto al trimestre precedente (+3,8 per cento) ed è risultato inferiore al fatturato evidenziando la pressione sui prezzi finali derivante anche dall’incremento di materie prime, energia e semilavorati.
A differenza degli altri settori considerati, il gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende chimica, farmaceutica, plastica, gomma e trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) aveva interrotto la fase di crescita già alla fine nel quarto trimestre 2022. Negativo è infatti l’andamento della produzione (-1,8 per cento). Il fatturato complessivo ha accusato una ridotta flessione (- 0,9 per cento) rispetto allo stesso trimestre 2022. Il fatturato estero ha subito un duro calo (-4,2 per cento), nonostante la tendenza dei prezzi al rialzo.
Anche con l’inizio del 2023 l’andamento congiunturale ha continuato a mostrare una notevole correlazione positiva con la dimensione delle imprese.
In particolare, per le imprese minori, la produzione si è ridotta (-0,8 per cento). In leggero incremento il fatturato (+0,4 per cento), in calo gli ordini (-1,1 per cento).
Per le piccole imprese, lieve flessione della produzione (-0,2 per cento), mentre l’andamento dei prezzi ha dato sostegno al fatturato (+2,2 per cento), soprattutto estero (+4,2 per cento). In diminuzione gli ordini (-0,2 per cento), nonostante il buon ritmo sui mercati esteri (+3,0 per cento).
Per le imprese medio-grandi, crescita meno forte dell’attività produttiva (+2,7 per cento) rispetto al fatturato (+6,4 per cento). In riduzione gli ordini (+1,0 per cento).
Dai dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane risulta che le vendite all’estero del manifatturiero emiliano-romagnolo anche nel primo trimestre del 2023 hanno continuato a crescere, ma con un ritmo inferiore rispetto all’export nazionale e dei trimestri precedenti.
Le esportazioni manifatturiere emiliano-romagnole sono risultate pari a quasi 20.947,7 milioni di euro, corrispondenti al 13,9 per cento dell’export nazionale, e hanno fatto segnare un incremento del 4,2 per cento rispetto al primo trimestre del 2022.
È importante considerare come alla ripresa dei valori delle esportazioni rilevate a prezzi correnti abbia contribuito notevolmente l’aumento dei prezzi alla produzione dei prodotti esportati.
Nel trimestre considerato, l’andamento regionale è risultato inferiore rispetto a quello riferito al complesso delle vendite all’estero nazionali (+9,6 per cento).
La tendenza positiva è stata sostenuta in primo luogo da un autentico “boom” dell’export del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature (+21,6 per cento) con una accelerazione della crescita pari a cinque volte quella media regionale. Aumento sostenuto anche dell’industria alimentare e delle bevande (+16,8 per cento) e del sistema moda (+13,7 per cento).
Al contrario, il contributo negativo più rilevante alla dinamica dell’export regionale è venuto dalle esportazioni delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (-24,9 per cento), della lavorazione di minerali non metalliferi ovvero ceramica e vetro (-7,1 per cento), dell’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (-6,6 per cento).
Sulla base dei dati del Registro delle imprese, le attive dell’industria in senso stretto, a fine marzo 2023 risultavano 42.130 (pari al 10,7 per cento delle aziende della regione). La perdita subita negli ultimi dodici mesi è venuta dalla sola manifattura (-1.243 imprese, -3,0 per cento).
Il picco negativo è stato per il comparto moda (-402 unità, -6,6 per cento).
«I risultati del primo trimestre 2023 lasciano sperare anche per la seconda parte dell’anno. Soprattutto, un clima di fiducia percepito all’interno nelle aziende potrebbe condurre a una futura normale conduzione dell’attività industriale, nonostante il permanere di un contesto difficile per il conflitto in Ucraina, i prezzi di materie prime ed energia, l’inflazione e i tassi di interesse, tutti fattori di preoccupazione – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – Si conferma peraltro una peculiarità del nostro sistema produttivo ed economico, la grande flessibilità che permette alle imprese di rispondere in maniera proattiva alle esigenze anticipando i tempi. Il Sistema camerale continuerà a essere a fianco delle imprese con iniziative di sostegno»:
Secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, la rapidità e intensità della stretta monetaria continuano a influenzare le condizioni sul mercato del credito che registra una domanda di prestiti generalmente in calo. In questo contesto, l’andamento dei prestiti alle imprese dell’Emilia-Romagna si presenta migliore rispetto al resto del mercato italiano. A partire dall’avvio a luglio 2022 del ciclo di rialzi dei tassi di politica monetaria, in Emilia-Romagna il conseguente rallentamento dei prestiti alle imprese è stato meno marcato e a marzo si è registrata una stabilità (-0,2% anno su anno) a confronto con dodici mesi prima, mentre a livello Italia si è osservato un calo del 2,6% anno su anno (i dati qui commentati sono riferiti ai prestiti escluse le sofferenze).
Ancora una volta, la buona tenuta del credito alle imprese è spiegata dall’andamento dei prestiti all’industria, che sono rimasti in crescita, mostrando un rallentamento contenuto a +5,5% a marzo, dal +7,6% anno su anno di fine 2022, e molto meglio del -3,1% nazionale. Diversamente, i prestiti ai servizi sono rimasti in calo, del -4,0%, confermando un andamento leggermente più debole della media nazionale (-2,2% anno su anno a marzo). Anche per i prestiti alle costruzioni è proseguito il trend di contrazione, del -5,8% anno su anno a marzo in regione che si confronta col -4,4% osservato a livello nazionale.
I dati per dimensione d’impresa confermano che la tenuta del credito in regione è da ascrivere alla dinamica dei prestiti alle imprese più grandi (con oltre 20 dipendenti), che continuano a crescere, anche se moderatamente e in progressivo rallentamento, del +1,2% anno su anno a marzo, più robusti del dato nazionale, in riduzione da fine 2022 (-2,0% a marzo). Un andamento opposto permane per i prestiti alle piccole imprese, che vedono una prosecuzione del calo, in linea col trend nazionale (-7,1% a marzo in Emilia-Romagna e -5,8% a livello Italia).
Col proseguimento dei forti e rapidi rialzi dei tassi d’interesse della politica monetaria, si è confermata la contrazione dei depositi delle imprese, dopo i tassi di crescita a due cifre registrati nel 2020-21. Tuttavia, nel corso del primo trimestre il trend non è peggiorato e i depositi delle imprese hanno segnato a marzo un calo contenuto in Emilia-Romagna, del -0,8% anno su anno, in linea con fine 2022 (-1%) e meno marcato rispetto al sistema nazionale (-2,2% a marzo). In termini di flussi, l’utilizzo di liquidità che stagionalmente si osserva nel primo trimestre è rimasto in linea con quanto registrato nello stesso periodo del 2022, pari a -3,4 miliardi in Emilia-Romagna (-3,5 nel primo trimestre 2022). Tale risultato è coerente col ricorso alle risorse depositate sui conti bancari che si osserva in generale a livello Italia, dove però il deflusso dai depositi delle imprese risulta moderatamente più intenso a confronto con lo stesso periodo del 2022.
«Il sistema imprenditoriale dell’Emilia-Romagna – afferma Alessandra Florio, Direttrice Regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo – si conferma dinamico e reattivo, pur in contesti macroeconomici in cui persistono motivi di incertezza, in particolare grazie alla costante propensione agli investimenti in innovazione e alla solida vocazione all’export. Da parte nostra siamo impegnati a sostenere le imprese regionali sia con misure anche straordinarie per le esigenze peculiari sia continuando ad accompagnarne gli investimenti strategici, in particolare verso innovazione, sviluppo sostenibile, digitalizzazione e indipendenza energetica, nell’ambito dell’impegno del Gruppo a supporto degli investimenti in linea con gli obiettivi del PNRR.
Tra i fattori della competitività regionale c’è la forte presenza di filiere corte e ramificate a livello locale, che garantiscono continuità e certezza delle forniture in un contesto globale contrassegnato dal ridisegnarsi delle catene del valore. Per questo, in Emilia-Romagna, ad oggi abbiamo supportato con oltre un miliardo di euro gli investimenti finalizzati al raggiungimento di obiettivi ESG e in circular economy, nonché siglato 104 programmi di filiera, per facilitare l’accesso al credito delle imprese delle stesse, che coinvolgono circa 2.650 fornitori per un giro d’affari complessivo di 14 miliardi di euro. Senza dimenticare la situazione straordinaria provocata dalle alluvioni, per le quali abbiamo attivato misure straordinarie per contribuire al superamento dell’emergenza e sostenere una ripresa quanto più celere possibile per imprese e famiglie».
Nel primo trimestre 2023, secondo l’analisi di Confindustria Emilia-Romagna, si conferma la crescita dell’industria dell’Emilia-Romagna, anche se rallentata rispetto ai mesi precedenti e con forti differenze tra settori produttivi. L’export, che pure ha frenato la crescita, resta un asse portante su cui continuare a puntare con decisione.
A livello nazionale i segnali di debolezza aumentano. La produzione industriale ha chiuso il primo trimestre con un segno lievemente negativo (-0,1% rispetto al periodo precedente), ma lo scenario è in peggioramento. In aprile si segnala un calo del fatturato in tutti i settori. La frenata dell’economia mondiale ha rallentato l’export e i consumi sono frenati dall’inflazione. A maggio la fiducia delle imprese è di nuovo calata, anche se la diminuzione del prezzo dell’energia rappresenta una spinta positiva.
«In questo scenario difficile – dichiara la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi – le imprese emiliano-romagnole stanno reagendo con la consueta energia. Continuano però le preoccupazioni per l’incertezza del quadro macroeconomico, che incidono sulle decisioni di investimento insieme ad altri fattori come l’aumento dell’inflazione, i tassi elevati e le difficoltà legate alla scarsità di personale qualificato. Dobbiamo rafforzare la capacità innovativa del sistema economico accelerando gli interventi a sostegno della crescita e le politiche industriali per accompagnare gli investimenti».
«Non dimentichiamo che la nostra regione – conclude la Presidente – deve far fronte ai gravissimi danni delle recenti alluvioni, che hanno colpito tanti cittadini e tante imprese interconnesse in filiere nazionali e internazionali. Occorre dare assoluta priorità alla ripartenza, che significa celere ripristino delle strade e delle infrastrutture, indennizzi rapidi e completi, strumenti finanziari per investire. L’Emilia-Romagna si attende risposte certe e immediate in questa direzione».