Ricorrono domani – venerdì 28 aprile – la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Lo ricorda la Cisl Emilia Centrale, impegnata a garantire l’integrità psicofisica di ogni lavoratore e l’utilizzo di sistemi produttivi che, oltre a non mettere a repentaglio la vita di nessuno, rispettino l’ambiente.
L’anno scorso sono stati 9.623 gli infortuni denunciati a Reggio Emilia e provincia, in aumento del 4.9% rispetto alle 9.177 denunce del 2021. È calato sensibilmente il numero degli infortuni mortali (Reggio è stata la provincia con meno infortuni mortali in regione): 3 vittime nel 2022 rispetto alle 15 dell’anno precedente (in quel caso Reggio fu purtroppo terza in Regione). In questo numero sono compresi gli infortuni occorsi nel tragitto casa-lavoro.
«Sarebbe sbagliato abbassare la guardia – dichiara Domenico Chiatto, responsabile della sicurezza e salute del lavoro per la segreteria Cisl Emilia Centrale – passata l’emergenza Covid, rimane ancora purtroppo molto grave la tragica emergenza dell’insicurezza sul lavoro e ogni morto in più è di troppo. Dopo la crisi economica del 2020 causata della pandemia, negli ultimi due anni abbiamo assistito al tentativo di recuperare i livelli di produzione e ordini, con un aumento dei ritmi e carichi di lavoro in molti casi insostenibili. Il tentativo delle imprese di agganciare la ripresa è comprensibile, ma non può andare a discapito della sicurezza dei lavoratori. In aumento anche gli infortuni tra le lavoratrici, che in un anno sono passati dal 31,35% al 31,72% del totale (dato aggiornato a ottobre scorso). Riteniamo che la tutela della salute nei luoghi di lavoro viene prima dei fatturati».
Gli infortuni sul lavoro sono aumentati anche a livello regionale. Nel 2022 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 81.170 infortuni (+9,6% rispetto ai 74.066 del 2021), 5.703 malattie professionali (+2,2% rispetto alle 5.578 del 2021) e 88 infortuni con esito mortale (nel 2021 furono 110). I settori che hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro sono il trasporto e magazzinaggio (21 infortuni denunciati), agricoltura (undici), costruzioni (sette), commercio e riparazione (sette), alloggio e ristorazione (cinque).
A livello nazionale le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state 697.773, in aumento del 25,7% rispetto alle 555.236 del 2021. Aumenta la percentuale di donne vittime di infortuni: sono il 42,9% del totale. Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel 2022 sono state 60.774, in aumento di 5.486 casi (+9,9) rispetto al 2021. Sono stati 1.090 i lavoratori che l’anno scorso hanno perso la vita sul lavoro: una media di oltre 90 vittime al mese, più di 20 alla settimana, almeno tre al giorno. 790 infortuni mortali si sono verificati in occasione di lavoro, 300 in itinere; questi ultimi sono cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente, quando era maggiormente diffuso lo smart working. Poiché nel periodo gennaio-dicembre 2021 i decessi totali erano stati 1.221, si potrebbe pensare a una riduzione della mortalità (-10,7%). In realtà il decremento è solo apparente. Infatti nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (dieci su 1.090, secondo gli ultimi dati disponibili). Nel 2021, invece, costituivano quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1.221). Ciò significa che a livello nazionale gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del +17%, passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, cioè in epoca pre-Covid, a dimostrazione che da anni il fenomeno delle morti sul lavoro non registra sostanziali diminuzioni.