“I soldati tedeschi avevano messo al muro me, mio fratello, mia madre e mio nonno. Erano pronti a ucciderci quando mia madre chiese di avere il tempo di poter allacciare le scarpe a me e mio fratello. Quei pochi minuti che guadagnò ci salvarono la vita, perché nel frattempo una colonna americana giunse sul posto e i tedeschi fuggirono lasciandoci in vita”.
Questo il racconto che la cittadina albinetana Anna Pignatti ha condiviso con la piazza di Albinea questa mattina, all’interno delle celebrazioni per il 78° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Ai tempi dei fatti Anna aveva soltanto 8 anni e, dopo che i nazisti le avevano bruciato la casa a Budrione, nel comune di Carpi, fu costretta a vivere per un anno in una stalla a Cortile, altra frazione carpigiana, nutrendosi di mele e pane. I soldati tedeschi tenevano d’occhio la sua famiglia per riuscire ad arrestare lo zio, Osvaldo Pignatti, partigiano. Poi, il giorno della Liberazione, la decisione di sterminare la sua famiglia, che si salvò grazie alla prontezza della madre e al provvidenziale arrivo delle truppe alleate.
Il racconto di Anna, oggi 86 enne, ha commosso i presenti, che le hanno tributato lunghi applausi. A volerla sul palco è stato il sindaco, Nico Giberti, che desiderava far conoscere questa storia ai cittadini, come testimonianza del terrore nazifasciata e della speranza, che ha permesso ad Anna di sposarsi, avere una figlia e un nipote.
Nel suo discorso Giberti ha letto la lettera della professoressa Annalisa Savino, scritta dopo la brutale aggressione di stampo fascista subita da alcuni studenti a Firenze. “In quello che ha scritto questa insegnante – ha spiegato – c’è la sintesi perfetta della nascita di quell’ideologia distorta e aberrante che si diffuse in Italia. L’indifferenza – ha detto il sindaco – è il principale nemico contro il quale dobbiamo batterci e ribellarci affinché non si ripetano mai più gli orrori del fascismo”.
Dal palco anche il presidente di Anpi Albinea, Giacomo Mazzali, ha messo in guardia da alcune dichiarazioni e comportamenti che il Governo in carica sta praticando, proprio nei confronti di quella parte di storia della quale “pare proprio non riescano a distaccarsi” anche se “la nostra Costituzione” è radicata nell’antifascismo”.