Scuole comunale. Il punto di vista della Cisl, per voce di Rosamaria Papaleo, segretaria generale Cisl Emilia Centrale: “Proviamo a fare chiarezza sulla situazione: da una parte c’è il Comune di Reggio con l’Istituzione nidi e scuole dell’infanzia, una eccellenza del nostro territorio conosciuta in tutto il mondo, che si contraddistingue per un sistema educativo 0 a 6 anni che vede il bambino con le sue potenzialità occupare una posizione centrale, ma che ha la necessità estrema di assumere personale a tempo indeterminato”.
“Nell’istituzione vi sono infatti circa 50 posti di ruolo non coperti – dettaglia Fabio Bertoia, segretario generale Cisl Fp Emilia Centrale, la categoria della funzione pubblica -. Questa carenza fa si che si utilizzi personale precario ben oltre la soglia fisiologica legata alle sostituzioni per lunghe malattie o maternità, ma anche su quei posti che dovrebbero essere ricoperti di ruolo. Si sommano, a ciò, poi le sostituzioni per la copertura delle malattie brevi. La conseguenza è che, nel Comune di Reggio Emilia, il costo legato al personale a tempo determinato complessivamente rischi di sforare di circa 600.000 euro quello consentito dalla normativa. Non è che al Comune manchi quella cifra (e quindi risparmiando su altri capitoli il problema si possa risolvere come qualcuno sostiene), ma il rientro deve essere fatto su quello specifico capitolo, ossia proprio sul costo dei tempi determinati”.
“A questo si aggiunge – prosegue Bertoia – il fatto che in quel capito lo ricadano anche i costi dei così detti art 90, ossia gli incarichi fiduciari, che nel tempo hanno visto un aumento di spesa e oggi pesano negativamente rischiando di compromettere la qualità di un servizio fondamentale come quello educativo; anche su questo occorre fare un’analisi ed un ragionamento molto serio”.
Infatti, per il segretario della Cisl Fp: “se la norma non cambia, entro pochi mesi lo sforamento del tetto previsto, porterebbe al blocco di tutte le assunzioni dell’intero Comune, pure col rischio di perdere quelle 15 insegnanti che dovrebbero arrivare dal concorso fatto insieme a Modena. Ovvio che questa ipotesi non può neppure essere contemplata, sarebbe come fare harakiri”.
Prosegue l’analisi cislina: “Il problema sarebbe apparentemente risolvibile assumendo personale a tempo indeterminato, ma nulla è semplice, le modalità di reclutamento nel pubblico impiego sono assai complesse, e le professionalità non sufficienti, basti pensare che i titoli richiesti oggi sono adeguati anche per l’insegnamento alle elementari, per cui è ancor più difficile trovare il personale. Le graduatorie in essere pur prorogate dal milleproroghe sono praticamente esaurite… Inoltre a ben vedere il concorso effettuato nel 2021 dal Comune, che poteva risolvere molti problemi che oggi ci troviamo ad affrontare non ha portato i benefici sperati, perché? Al concorso hanno partecipato 1300 candidati e hanno superato la selezione in 200 ossia il 15% circa… numeri che visti oggi sicuramente ci devono far riflettere sugli standard richiesti, tante dipendenti che lavoravano o lavorano tuttora nell’Istituzione con grande professionalità ed apprezzamento sono state blocca te già al primo step di una prova preselettiva a dir poco discutibile: gli errori di visione purtroppo si pagano”.
Ancora: “La politica su questo tema non è stata lucida, la colpa principale è stata quella di non aver gestito la situazione per tempo, pensando forse che si risolvesse da sola. Ora i nodi sono venuti al pettine. Ed anche oggi le ipotesi di soluzione che abbiamo letto a mezzo stampa, come quella di togliere il numero chiuso alle Università, non è certo compatibile con le tempistiche che siamo chiamati a rispettare. Qualora attraverso delle proposte di emendamento non si riuscisse a cambiare la norma introducendo deroghe ai tetti di spesa (così come era stato fatto durante il periodo Covid). l’ipotesi dell’Amministrazione comunale reggiana, più o meno esplicitata, sarebbe quella di una gestione indiretta (in pratica una esternalizzazione) tramite cooperazione sociale, per i servizi ai bambini con diritti speciali, attualmente gestita direttamente, ma quasi all’87% da personale a tempo determinato, ossia 70 persone. Nel caso in cui si prendesse in esame di andare in quest a direzione, noi saremmo contrari, sia perché la salvaguardia del ruolo pubblico è dovuta come ulteriore elemento di garanzia anche verso i fragili, sia perché rischierebbe di venir meno una vera integrazione del bambino rispetto ad un modello educativo che caratterizza Reggio Emilia Approach. Pertanto occorrerebbe in primis fare un’analisi attenta e una valutazione delle esperienze che già sono presenti nel sistema 0/6 del Comune in termini di compresenza di personale diversificato come per i servizi di assistenza pomeridiana e rispetto al tempo prolungato”.
Per Fabio Bertoia: “in una struttura complessa come sono le scuole ulteriori difficoltà sono anche determinate dalla presenza di profili contrattuali diversificati. Massima attenzione, inoltre, ad aspetti come monteore e formazione. Osserviamo, anche come in realtà limitrofe, dove sono state fatte scelte di gestione ancora diverse di gestione indiretta stiamo arrivando, dopo due anni, grazie a un confronto molto difficile ma continuo, a stabilire condizioni contrattuali che avvicinino il privato al pubblico”.
Conclude la segretaria generale della Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo: “Siamo consapevoli del poco tempo che resta e temiamo che purtroppo fare le scelte in emergenza all’ultimo momento rischia di mettere ancora più in difficoltà tutto il sistema. Indubbiamente, dovremo ricercare e trovare delle soluzioni praticabili senza sacrificare l’eccellenza del modello reggiano improntata sul servizio pubblico e la centralità dei bisogni dei più fragili e delle loro famiglie”. A tal proposito è convocata l’assemblea personale dei nidi e delle scuole della Cisl Fp martedì 14 marzo.