Con un incontro pubblico ai Chiostri di San Pietro, martedì 29 novembre alle ore 18, il Comune di Reggio Emilia presenta Hamlet, la nuova piattaforma collaborativa digitale. L’iniziativa ha lo scopo di illustrare il nuovo strumento, nato per facilitare il dialogo tra le diverse componenti del tessuto sociale.
Attiva, e in fase sperimentale, in tre quartieri della città, San Bartolomeo, Codemondo e Santa Croce, Hamlet ha l’obiettivo di facilitare gli scambi e la connessione tra tutti soggetti che compongono un tessuto sociale (cittadini, associazioni, Comune, scuole, centri sociali, parrocchie e attività commerciali… ) senza sostituirsi ma anzi con l’obiettivo di favorire e potenziare le relazioni di prossimità.
Grazie allo strumento digitale, infatti, scambi e progettualità collaborative possono essere favoriti, aggiungendo quindi valore alle relazioni e favorendo la partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche. Per questo Hamlet si configura come uno strumento quanto mai utile per il dialogo fra le comunità dei territori e il Comune di Reggio Emilia nell’ambito del progetto Quartiere, bene comune.
Nei tre quartieri pilota, l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (Unimore) ha svolto un complesso lavoro di ascolto e ricerca-azione per identificare i soggetti sociali e il sistema di relazioni che li uniscono: sono queste infatti le principali informazioni che supportano la personalizzazione di Hamlet che si presta ad essere dedicato a ciascun quartiere in rapporto alle sue specifiche caratteristiche sociali.
“Spesso chi partecipa alle nostre attività ci chiede strumenti per dialogare, supportare i progetti, fare rete e far circolare meglio le informazioni – dice l’assessore alla Partecipazione, Lanfranco De Franco – Con Hamlet vogliamo dare queste possibilità in uno spazio virtuale che ha l’obiettivo di generare azioni concrete nella vita ‘reale’. Per noi il digitale è un aiuto fondamentale per il coinvolgimento dei cittadini e sapendo bene che alcune categorie possono avere più difficoltà con il suo utilizzo abbiamo pensato a un percorso di accompagnamento e alfabetizzazione che permetta a tutti di capirne meglio i meccanismi e non essere esclusi. Hamlet potrà essere uno strumento utile ad esempio per i lavori delle Consulte dei quartieri, per i progetti di Quartiere Bene comune o altri progetti emergenti come il Car Sharing”.
La presentazione del nuovo ambiente, del tutto e ancora sperimentale, sarà affiancata infatti da un breve corso di alfabetizzazione digitale, libero e gratuito, curato dal Laboratorio Aperto dei Chiostri di San Pietro e da Digital Freaks. Il Corso sarà tenuto infatti dai Digital Freaks, una community di innovatori digitali, nata all’interno del Laboratorio Aperto ai Chiostri di San Pietro, con l’obiettivo di diffondere la cultura digitale e tecnologica, mettendo in rete conoscenze sociali, economiche e competenze orientate all’inclusione. Accanto a loro, Impact Haub che ha sviluppato una specifica competenza nel campo dell’alfabetizzazione di primo livello grazie alla sua partecipazione, nel corso del 2021, al progetto della rete degli Spid Poit.
L’iniziativa si colloca al termine di un ciclo di incontri di presentazione della piattaforma, che si sono svolti nei giorni scorsi nei tre quartieri pilota: Codemondo, San Bartolomeo e Santa Croce.
Il CONTESTO – Il Comune di Reggio Emilia da anni è attivo nell’ambito della promozione di iniziative di innovazione sociale anche sul fronte del digitale. Dal 2015 è stato, infatti, messo a punto un modello di governance urbana collaborativa grazie al progetto “Quartiere Bene comune”, basato sul rafforzamento delle competenze delle comunità. Un miglioramento della connessione del tessuto urbano all’interno del quartiere finalizzato alla soluzione di problemi ed esigenze del quartiere stesso.
PUNTI SPID – Il progetto dei Punti Spid, coordinato da Imapact Hub Reggio Emilia, ha visto l’attivazione di una rete di organizzazioni sul territorio che hanno ospitato il servizio e rappresenta il punto di partenza del progetto di “Antenne digitali”, intese come presidi fisici e relazionali che si inseriscono nella strategia istituzionale di potenziamento dei servizi di vicinato, che oltre all’attivazione dell’identità digitale, accompagna i cittadini attraverso l’educazione al digitale. Questa sperimentazione va nella logica dell’Agenda digitale regionale e nazionale che vuole costruire condizioni sia infrastrutturali (come ad esempio il cablaggio del territorio), sia di competenza e attitudini per una cittadinanza digitale piena e consapevole.
IL PROGETTO – Unimore, in collaborazione con la società Open Box, ha sviluppato l’infrastruttura informatica Hamlet, sia nel suo prototipo generale sia nelle sue specifiche declinazioni territoriali. Dopo l’esperimento di Cavriago, il Comune di Reggio e il Soggetto Gestore del Laboratorio Aperto hanno deciso di sperimentare Hamlet anche su Reggio Emilia, cominciando dai tre quartieri.
Grazie ad una ricerca applicata, condotta dal Dipartimento di Comunicazione ed Economia attraverso focus group e interviste ad attori privilegiati dei tre territori, al Comune e al Laboratorio Aperto, Hamlet oggi si presenta come un ambiente sociale diffuso che ospita, per i tre quartieri pilota, i soggetti e i luoghi dove questi soggetti interagiscono, dialogano, si incontrano e promuovono attività. Il progetto di propone di capire come, in questi quartieri sia fisici che, adesso, digitali, sia possibile creare forme di prossimità ibride per rafforzare il tessuto sociale e a beneficio di relazioni di fiducia, mutuo-aiuto, collaborazione.
Un ulteriore tema di riflessione deriva dalla constatazione che l’esperienza digitale è costituita dalla presenza di giga-player globali privati, che offrono ambienti di socialità digitale progettati e normati dalle loro esigenze, e dalla frammentazione dei servizi digitali del settore pubblico. La domanda che si sono posti i ricercatori di Unimore, sulla base dell’approccio ai Beni comuni urbani che contraddistingue il progetto di ‘Quartiere, Bene comune’, è come sia possibile costruire uno spazio digitale che sia un Bene pubblico (commons) e che possa: da una parte tutelare dati e interazioni attraverso il ricorso a un server pubblico; dall’altra facilitare le relazioni e la collaborazione tra persone che vivono nello stesso contesto di prossimità (quartiere) e aggregare reti di relazioni, bisogni, funzionalità, servizi per rinforzare i valori di dono e cura, per facilitare la riscoperta del contatto, dell’ascolto, del sentirsi vicini alle altre persone, favorendo lo sviluppo di comunità accoglienti e inclusive.
Per questo Hamlet ha un codice aperto (open source) e poggia su un server pubblico, messo a disposizione da Lepida, società in house della Regione Emilia-Romagna, che ha accettato di fare parte della sperimentazione nell’ambito del proprio progetto di Data Valley.