premiazioni Reggio Film Festival 2022 – ph Matteo Catellani

Una partecipatissima serata di festa al Cinema Teatro San Prospero di Reggio Emilia ha sigillato, ieri sera, la ventunesima edizione del Reggio Film Festival, ricca di proposte e soddisfazioni per Alessandro Scillitani e per l’appassionato staff da lui diretto.

La Giuria Internazionale del Reggio Film Festival 2022 (composta dal regista Francesco Costabile, dal direttore della fotografia Vladan Radovic e dall’attrice Valeria Perdonò) ha assegnato il Premio al miglior cortometraggio a Heading south di Yuan Yuan (Cina-USA, 2020): «Splendido spaccato di un mondo lontano» scrivono i giurati «Racconto intenso, drammatico ma anche delicato nel descrivere due realtà inconciliabili (quella rurale e quella urbana) ed entrambe faticose. Straordinaria l’interpretazione della protagonista che ci racconta attraverso i suoi silenzi, come spesso i bambini siano vittime di scelte altrui e i loro sentimenti non vengano compresi dal mondo degli adulti».

Menzione speciale a Warsha di Dania Bdeir (Libano-Francia, 2022) «per la capacità di far sentire il vuoto, la sospensione, il senso di vertigine di chi vive la propria quotidianità lontano dalla bellezza e dal desiderio di esprimere se stessi. Grazie a un raffinato lavoro sul suono e sul linguaggio, grazie a un ritmo di suspence continua, Warsha sorprende e ribalta le aspettative sia stilistiche che tematiche. Un inno alla libertà, alla rottura degli schemi, alle identità multiple che spesso la società ci impone di nascondere o adeguare a determinati canoni di genere».

Premio Laicità a Trumpets in the Sky di Rakan Mayasi: «Dalle grida dei giochi alle urla della coercizione e al silenzio del matrimonio forzato: decidono i soldi e le leggi del patriarcato feroce sul corpo delle donne» riflette Simona Silvestri, Presidente di Iniziativa Laica «Senza bisogno di parole, in pochi minuti Rakan Mayasi riesce a rappresentare i sentimenti della paura e dell’isolamento della giovane Boushra, verso cui chi guarda non può che provare empatia, contrapponendoli alla gioia – tutta al maschile – della comunità per la celebrazione del matrimonio, in un’allegria che è a tratti fin troppo fastidiosa agli occhi di chi guarda e conosce il disagio della ragazza. Un cortometraggio che lascia il segno e che, soprattutto, non lascia indifferenti».

Premi UNIMORE (deciso da una giuria composta da studenti del Dipartimento di Comunicazione ed Economia, UNIMORE): primo posto a Dans la nature di Marcel Barelli, secondo posto a Warsha di Dania Bdeir.

Premio USAC a Natsvaermer di Anders Walter: «Il tema del contrasto di aspettative tra genitori e i figli trattato nel film dà vita a una storia universalmente riconoscibile. La rappresentazione della complessa relazione tossica tra il protagonista e il padre viene trattata e svelata con grande delicatezza. Lo sviluppo dei personaggi è molto curato ed efficace: le loro motivazioni e traumi sono presentati attraverso un ritmo rapido che tiene alta l’attenzione dello spettatore. Significativo è anche l’utilizzo del tema della falena, la cui bruciante ricerca della luce simboleggia il dolore della decisione del protagonista di cambiare vita. La narrazione si è conclusa in maniera soddisfacente, portando il protagonista ad allontanarsi dalla carriera di pilota di auto da corsa e di rimando, a voltare le spalle alle aspettative del padre».

Premio Chierici a Lady Brently’s End di Sam Baron «per aver trattato temi attuali utilizzando l’artificio di un’ambientazione del passato», Premio Leonardo a Ice Merchants di João Gonzalez. Le classi 3D, 3C e 3E hanno votato come miglior corto Ice Merchants per diverse ragioni: «la particolarità dell’animazione; il fatto che rispecchia la realtà e ci rivediamo nel video; e non essendoci un dialogo tra i personaggi è di facile comprensione, intuitivo e alla portata di tutti. Al secondo e al terzo posto abbiamo classificato Le Pompon e Le Grandes Claques. Le Pompon pur avendo un significato comico riesce a mostrare le differenze sociali e la vita complicata di alcune famiglie monogenitoriali. Al contrario Le Grandes Claques è una narrazione più drammatica che mette in gioco la profonda empatia della figlia nei confronti del padre. Tutti e tre i film descrivono una difficoltà familiare che ricade sui figli, quindi su di noi».

Il premio per il miglior cortometraggio al Reggio Film Festival 2022 attribuito dalla giuria del SNCCI del gruppo Emilia-Romagna e Marche, costituita da Paola Olivieri, Gianluca Stanzani e Marco Zambelli, nell’ambito della sezione Spazio libero, viene assegnato a Votamos del regista spagnolo Santiago Requejo: «La riunione di un piccolo condominio è l’occasione per far emergere le piccole ipocrisie della società odierna, dove la bontà forse prevale nelle opinioni, mentre nella vita reale pregiudizi ed egoismi si impongono. Girato in un unico, sapiente, coinvolgente piano sequenza, impreziosito dalle raffinate immagini sulle quali scorrono i titoli di coda, sorretto da un’ottima compagnia di attori, l’opera invita, con emozione e partecipazione, ad interrogarsi sulla complessità dello stigma». Menzione speciale della giuria a Ficciones degli spagnoli Teo Planell Martine e Alejandra Kikidis Román, nella doppia veste anche di interpreti della loro opera: «Il cortometraggio precipita lo spettatore in una landa immaginaria nella quale, tra stupore, sorpresa e solitudine, scoppia un breve incantamento amoroso ad aprire l’indispensabile mondo delle illusioni. Sognare e poi solo sognare! Sembra essere questo l’unico antidoto alla vacuità dell’esistenza per i nostri protagonisti, salvati miracolosamente dalla magia del cinema che rovescia e illumina il loro presente».

Premio Estasia a The Last Ferry from Grass Island di Linhan Zhang: «Come sempre accade nel nostro cineclub i giudizi si sono spaccati. A spuntarla non è stato il film più polarizzante, bensì quello che, pur nell’essenzialità della sua trama, ha saputo raccogliere ed interpretare al meglio una serie di tropes cari al noir orientale. Un’operazione di cui appare consapevole, per via di riferimenti anche espliciti alla produzione cinematografica di altri paesi dell’area asiatica, a cui appare fortemente debitore, e il cui finale criptico, per certi versi definitivo e per altri completamente aperto, riesce con successo a dipingere nella mente dello spettatore un universo narrativo misterioso e affascinante, riuscendo a sfruttare al massimo le limitazioni del medium cortometraggio. Insomma: lo staff di EstAsia e del Cineclub Peyote assegna la menzione speciale al miglior corto asiatico a The Last Ferry From Grass Island, di Linhan Zhang».

Premio Poliedrica a Un Primo di Raffaele Zanuttini «per l’essenziale efficacia con la quale ha elaborato il concept, mettendo in luce la complessità e le contraddizioni del concetto di identità». Secondo posto a Innatus di Vanessa Zecchi e Richard Moyse «per la capacità di utilizzare il linguaggio del documentario in un tempo inusuale, cogliendo l’autenticità del protagonista». Terzo posto a Riflessioni di un Camaleonte di Mirko Bonezzi «per la qualità del testo e dell’interpretazione». Menzioni: Marianax di Nicole Ferrari «in ragione dell’ironia con la quale riesce a trattare un tema così centrale e che deve costantemente rimanere al centro dell’attenzione di tutte e di tutti» e Io sono Giulio di Alex Cattabriga «per aver affrontato in modo delicato, completo e con un tratto essenziale la tematica dell’affermazione di genere».

Premio UNIMORE-Poliedrica a Marianax. Menzioni a Io sono Giulio e a Un Primo.

Premio Alessandra Mizzi, assegnato da AIMA – Associazione Italiana Malattia di Alzheimer Reggio Emilia, a La Butaca de la Puta di Mar Navarro «per la capacità di mettere in luce le problematiche  del contesto famigliare che la malattia può esacerbare, ma nel quale la cura e l’amore per la madre, la necessità e volontà di tendersi la mano, di capire, di accogliere prevalgono, ravvicinando la famiglia e aprendo la strada a nuove speranze».

Premio Sound, assegnato al cortometraggio che si distingue per un uso particolarmente originale ed espressivo del suono, sia esso musica, parola o rumore, a Cuckoo di Jörgen Scholtens; Premio FEDIC – Federazione Italiana dei Cineclub a Le Pompon di David Hourrègue «per essere riuscito, con ironia e comicità, a mettere in luce l’uso dei figli come nostra proiezione. Di noi stessi ma soprattutto di quello che vorremmo essere» come spiega Lorenzo Caravello, Presidente FEDIC. Menzione FEDIC a Les grandes claques di Annie St-Pierre.

Il Premio Giuria Popolare, esito delle votazioni del pubblico presente in sala durante le proiezioni, va a Votamos di Santiago Requejo.

«Non finisce qui» conclude Alessandro Scillitani «giovedì 10 novembre dialogheremo con diversi esperti, al Centro Internazionale Loris Malaguzzi, a proposito della relazione tra linguaggi espressivi e identità di genere nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, mentre domenica 20 novembre, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2022, presenteremo molti cortometraggi d’autore della sezione Family. Vi aspettiamo!».

Info e programma dettagliato sul Reggio Film Festival 2022: http://www.reggiofilmfestival.it/.