Giovannino Guareschi amava dire: “Sul Po accadono cose che non succedono in nessun altro luogo“. A conferma di ciò, a Santa Croce di Boretto, da qualche giorno, i piloni non servono solo per sostenere grandi e moderne strade e le barche si muovono nei murales. Per un “grande fiume“ è stato scelto un “grande spazio”!
Un professore d’arte, Marco Cagnolati e la dottoressa Silvia Bertani hanno regalato, a Boretto, un’opera pittorica, fruibile da tutti. Il murale è un’idea di arte a servizio della comunità.
Nato dall’idea del professor Marco Cagnolati, si è sviluppato come opera di copertura di scritte e graffiti compiuti da personaggi ignoti sul pilone del Cavalcavia della SP. 111 Asse Val D’Enza, posto in Via Anteo Carrara, lato nord. La sua realizzazione è legata a un progetto territoriale volto a migliorare il contesto paesaggistico.
Ottenuti tutti i permessi del Comune di Boretto e della Provincia di Reggio Emilia, sono iniziati i lavori propedeutici alla realizzazione del murale.
Su una superficie di 47 metri quadri è stato applicato un fissativo per favorire la buona tenuta dei colori acrilici. Si è potuto lavorare in sicurezza, grazie all’impalcatura fornita da Michele Siciliano che si è anche prestato per le opere di pulizia del muro e dell’area circostante.
Dopo la stesura dei colori di fondo si è passati alle morbide tonalità color pastello, che hanno ricoperto il grigiore del cemento, dando vita ad uno splendido scorcio del fiume Po.
Il murale presenta elementi naturali come il sole che si rispecchia nell’acqua che scorre, una lunga sfilata di pioppi che delimitano la sponda mantovana del fiume, mentre gli uccellini volteggiano gioiosamente nel cielo.
In primo piano, una barca spiaggiata.
L’occhio dell’osservatore, grazie all’abilità del professor Cagnolati, resterà ingannato da una particolare illusione prospettica, e percepirà un leggero movimento della barca.
Gli autori, con questa opera, hanno voluto esprimere tutto l’amore che provano per la loro terra natale, specie ora che il Po risente dell’inquinamento e della siccità.
Osservando il murale, da dovuta distanza, gli elementi naturali ci immergono in una natura dominante in cui l’uomo ha dovuto plasmarsi alla sua volontà e alla sua maestosità.
Per dirla con Tagore: “Quanto più uno vive su un fiume, tanto più si rende conto che non c’è nulla di più bello e più grande del compiere il corso della propria vita quotidiana, semplicemente e naturalmente. Come un fiume, che accetta i suoi limiti e vi si adatta”.
L’opera pittorica, nel suo complesso è semplice, leggera ma di grande impatto. Le emozioni si mescolano con i colori dei riflessi sull’acqua.
A prima vista, può sembrare minimal ma, in realtà, oltre al significato estetico, ci trasmette un messaggio. Vuole farci riflettere. Farci capire che la barca siamo noi. Siamo un mezzo di trasporto di idee.
A testimoniare la finalità ambientalista del murale c’è la trascrizione, sul muro, di una citazione di David Brower, sulla destra, in basso: “Dobbiamo cominciare a pensare come un fiume, se vogliamo lasciare un patrimonio di bellezza e di vita per le generazioni future”…