Le misure di protezione imposte dal Covid-19 ci hanno dimostrato come sia possibile, con una rapidità di risposta prima impensabile, potenziare l’impiego della digital technology nella pratica clinica e nell’organizzazione delle reti di cura. Fondazione ANT, che nel pieno della pandemia non ha mai abbandonato i propri pazienti malati di tumore, lavora da tempo a un progetto di telemedicina teso a rendere le cure palliative domiciliari accessibili a un numero sempre maggiore di persone, implementando l’utilizzo di strumenti che facilitino la comunicazione tra utente e medico.

Il progetto pilota è stato attivato anche per i pazienti ANT dell’area di Vignola grazie al generoso contributo di Gruppo Cremonini.
Gli operatori ANT, debitamente formati, hanno selezionato alcuni malati ai quali affidare nuovi dispositivi innovativi e dall’utilizzo semplice e immediato, prodotti dalla startup VST (Vital Signals Touch), spinoff di Unimore, denominati ButterfLife. Sono piccoli joypad con un software unico al mondo, basato su un algoritmo per monitorare lo stato di salute delle persone attraverso la misurazione simultanea dei cinque parametri vitali. Questo sistema facilita le comunicazioni tra pazienti e operatori sanitari, garantendo la continuità della cura anche in condizioni di estremo sovraccarico del sistema sanitario come sta accadendo in tempi di Covid.

 

I vantaggi clinici e logistici che uno strumento come ButterfLife garantisce sono palesi, poiché è molto difficile – in condizioni normali – ottenere un monitoraggio così sofisticato di 5 parametri vitali (frequenza cardiaca, pressione diastolica e sistolica, ossigenazione del sangue, frequenza respiratoria, temperatura corporea) contemporaneamente al domicilio della persona. In questo modo i pazienti assistiti da ANT, già fragili a causa della pregressa condizione cronicodegenerativa, qualora venissero infettati dal virus Sars-Cov-2, potrebbero beneficiare di un monitoraggio costante senza dover ricorrere a ricoveri preventivi non necessari.
Le cure supportive che ANT offrirà ai pazienti oncologici o con malattie croniche attraverso èquipe dedicate all’emergenza covid-19 eviteranno così spostamenti non necessari e allenteranno le pressioni sugli ospedali.

L’implementazione della telemedicina avviata in questi mesi, che si è rivelata preziosa per continuare a seguire pazienti e familiari, avrà un ruolo determinante anche nella progettazione delle politiche sanitarie del prossimo futuro, centrate sulla valorizzazione di una medicina territoriale sempre più strutturata e capillare. Questa è la grande sfida emersa durante l’emergenza, vale a dire potenziare le reti di cure palliative domiciliari non solo per proteggere le persone più fragili e alleggerire le strutture sanitarie durante l’emergenza, ma come setting assistenziale in grado di rispondere ai bisogni e alle preferenze di pazienti e caregiver anche una volta che la pandemia sarà finalmente e completamente terminata. Il progetto pilota che andremo a sviluppare sul territorio è in linea con questa visione.

Il gruppo Cremonini, nell’ambito della responsabilità sociale di impresa, da anni sostiene ANT nei suoi progetti di assistenza sul territorio e anche quest’anno ha scelto di sostenere con piacere il progetto di telemedicina che, a seguito della pandemia, ha assunto un rilevo estremamente importante per l’assistenza domiciliare ai malati. La telemedicina è infatti uno strumento fondamentale per il monitoraggio da remoto dei principali parametri vitali della persona affetta da gravi patologie. Sono certa che gli innovativi dispositivi medicali ButterfLife, frutto dell’attività di ricerca sviluppata in seno all’Università di Modena, possano costituire un valido ausilio, per medici e pazienti, per una cura più efficiente e rapida dei malati oncologici fuori dall’ambiente ospedaliero – ha commentato Claudia Cremonini – responsabile Pubbliche Relazioni del Gruppo.

La telemedicina non potrà sostituire il lavoro di medici, psicologi, infermieri e di tutti gli operatori sanitari che assistono le persone nelle fasi delicatissime di una patologia in stadio avanzato – commenta Raffaella Pannuti, presidente di ANT – ma potrà dare un contributo importante nel rendere le cure palliative domiciliari accessibili a un numero sempre maggiore di persone. I costi dei ricoveri ospedalieri e la carenza di personale, di posti letto, di strumentazioni, ci mostrano chiaramente il bisogno impellente di una rimodulazione del sistema sanitario che gestisca e distribuisca le risorse nel modo più appropriato possibile, in uno scenario dove i bisogni sanitari, e di cure palliative in particolare, saranno sempre maggiori. È una sfida ambiziosa, ma che possiamo affrontare unendo le forze e imparando dall’esperienza per offrire ai pazienti una cura di valore, capace di integrare l’appropriatezza nella gestione delle risorse con modelli assistenziali che siano davvero innovativi perché centrati sulla componente più antica della medicina: la centralità della persona umana.