‘La battaglia sul rincaro esponenziale di gas e bollette che sta mettendo allo stremo giorno dopo giorno famiglie e imprese si fa in Europa. Le soluzioni nazionali servono a poco e rischiano di aumentare il nostro debito pubblico, già enorme.
Da tempo mi batto, come Presidente del Forum Europeo delle Ceramiche, per sostenere il settore in questa fase difficilissima. Un settore di eccellenza e campione di innovazione e di export che conta oltre 28.000 dipendenti (che quasi raddoppiano se si considera l’indotto) e che vanta appunto un fatturato di oltre 6 miliardi di euro all’anno, di cui 4,7 miliardi provenienti dall’Emilia-Romagna. Nella nostra regione si concentra infatti il 90% delle aziende ceramiche nazionali e la gran parte della spinta esportatrice (oltre 4 miliardi). E’ chiaro che i costi esorbitanti del gas mettono a rischio la produzione, nonostante le numerose richieste e commesse da parte dei clienti. E’ un paradosso insopportabile.
Per questo da mesi a Bruxelles sto lavorando per aiutare il settore ceramico dell’Emilia-Romagna, anche perché il rincaro delle bollette e dei costi dell’energia e delle materie prime è iniziato da molto tempo, ancora prima della guerra in Ucraina, per effetto del rimbalzo impetuoso dell’economia dopo la pandemia. Ora però la nostra battaglia deve essere in Europa. Dobbiamo “sfruttare” il più possibile la credibilità del Presidente Draghi anche in questa fase di transizione e nonostante che i partiti che oggi lo invocano siano quelli che l’hanno (irresponsabilmente) affossato.
Per questo, in vista del Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia del 9 settembre si sta lavorando su quattro misure: la prima è il tetto europeo al prezzo del gas, ora accettato anche dalla Germania e da altri paesi del Nord Europa, quelli sino a poco fa più ostili a mettere una soglia. La seconda è il ‘decoupling’ e cioè lo sganciamento tra costo del gas e costo dell’elettricità; la terza è la tassazione parziale degli extraprofitti e infine la quarta è deregolamentazione delle norme sugli aiuti di stato per il settore energivoro, non solo per le imprese in perdita, ma anche per quelle che in questa fase non lo sono ma rischiano di diventarlo in fretta.
La campagna elettorale deve dare risposta a questi problemi concreti. La politica deve misurarsi con la vita delle persone e con la quotidianità di aziende che, anche se hanno richieste e clienti, rischiano di non poter produrre e di lasciare a casa migliaia di lavoratori. Inutile parlare di massimi sistemi o di fascismo e anti-fascismo: ci vogliono misure concrete, immediate ed efficaci che sappiano dare risposte precise’.