Confindustria Ceramica, in occasione dell’Assemblea tenutasi oggi, ha presentato le indagini statistiche per l’anno 2021 relative alle imprese attive nella produzione di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica, laterizi. Complessivamente sono 263 le società attive in Italia, che occupano 26.537 addetti diretti e fatturano 7,5 miliardi di euro. L’internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America di aziende controllate da ceramiche italiane supera i 900 milioni di euro di vendite.
L’Assemblea, che ha eletto il Presidente ed i vice Presidenti per il biennio 2022 – 2023, ha visto anche l’intervento in modalità digitale dell’onorevole Manlio di Stefano, sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia.
Sono 131 le aziende presenti sul suolo italiano, che nel corso del 2021 hanno prodotto 435,3 milioni di metri quadrati (+8,6% sull’anno 2019), e dove sono occupati 18.528 addetti. Le vendite complessive sono state di 455,3 milioni di metri quadrati (+11,9%). Le vendite in Italia superano i 91 milioni di metri quadrati (+9,2%) mentre l’export raggiunge 364,1 milioni di metri quadrati (+11,9%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle supera i 6,16 miliardi di euro (+15,4%), derivante per 5,2 miliardi dalle esportazioni (+15,3%; quota dell’86% sul fatturato) e per 967 milioni di euro da vendite in Italia.
La ceramica sanitaria.
Sono 30 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 27 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione nazionale è di 2.663 dipendenti diretti, la produzione è stata pari a 4 milioni di pezzi. Il fatturato è di 368,8 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per 166,4 milioni di euro (45% del totale).
L’industria dei materiali refrattari.
Le 31 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.697 addetti, con una produzione di 353.500 tonnellate. Il fatturato totale è in recupero rispetto allo scorso anno (381,6 milioni di euro, +19,4%) e deriva da vendite sul territorio nazionale per oltre 176 milioni di euro, e da esportazioni superiori ai 205 milioni.
Il settore dei laterizi.
Il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 62 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2021 il fatturato è stato di 500 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 4,5 milioni di tonnellate.
Le stoviglie in ceramica.
Le 9 aziende industriali italiane del comparto occupano 649 dipendenti, per una produzione 10.600 tonnellate e con vendite di prodotto finito pari a 9.900 tonnellate. L’attività sul mercato domestico rappresenta il 78% delle vendite totali. Il fatturato 2021 è pari a 47,2 milioni di euro, di cui il 66% realizzato in Italia.
Dichiarazione del Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani.
“L’industria ceramica italiana ha chiuso il 2021 con una crescita dei fatturati, Italia ed estero, superiore al 15% rispetto a 2019. Le caratteristiche di salubrità, sostenibilità e durevolezza dei materiali ceramici sono tra i fattori che hanno orientato la riqualificazione delle abitazioni e le nuove costruzioni. I primi mesi di quest’anno confermano la crescita a doppia cifra sui diversi mercati a cui però si affianca l’esplosione nei costi dei fattori produttivi: il gas naturale avrà una extra bolletta annua per l’intero settore nell’ordine dei 900 milioni di euro, il pallet in legno sono già aumentati del +224%, i cartoni per imballaggio del +180%, mentre i noli marittimi hanno quintuplicato il prezzo. La possibilità di trasferire sui prezzi questi aumenti ha oggettivamente dei limiti e sta creando fortissime tensioni nella marginalità aziendale. Viviamo una fase in cui la domanda dei nostri prodotti sta tenendo e stiamo, paradossalmente, attraversando una crisi dal lato delle forniture di dimensioni inimmaginabili.
Il Governo ha destinato risorse importanti a famiglie ed imprese per contrastare il caro energia, che però riducono solo del 12% l’incremento annuo stimato per la ceramica. Tali misure hanno peraltro regolato i primi due trimestri ed è necessaria una loro proroga fino a fine dell’anno. Sul versante degli interventi strutturali, fondamentale è la previsione di una gas release di 2,2 miliardi di metri cubi nell’estrazione nazionale, da destinarsi a prezzi equi ai settori gas intensive maggiormente esposti alla concorrenza internazionale, anche se risultano poca cosa rispetto ai 20 miliardi di metri cubi annui del 1995. Questo deve essere un nuovo punto di partenza per un più ampio utilizzo delle risorse nazionali. L’aspetto di maggior criticità è però relativo ai tempi. Il 1° marzo 2022 il Governo ha varato il decreto Energia che è stato approvato, con opportuni emendamenti, il 27 aprile dal Parlamento in sede di conversione. Purtroppo sono passati più di tre mesi e mancano ancora i decreti attuativi, situazione che impedisce l’applicazione di una norma urgente ed indispensabile per l’industria ceramica e per gli altri settori manifatturieri interessati.
Le due nuove navi rigassificatrici ora disponibili rappresentano una risposta, in tempi brevi, alle importazioni dalla Russia, anche se va ricordato che il gas liquido arriva per mare dopo viaggi di migliaia di miglia, che il processo di rigassificazione assorbe oltre il 30% dei volumi complessivi, che le dispersioni di gas in atmosfera sono estremamente più impattanti che la CO2 emessa in fase di combustione. Ma soprattutto, che sotto le ancore di queste navi gasiere ci sono giacimenti di gas metano a cui l’Italia non attinge mentre altri paesi lo fanno in modo massiccio. Questo è un incredibile controsenso.
Siamo totalmente d’accordo con il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel richiedere un tetto europeo al costo del gas, misura indispensabile alla luce del non funzionamento del mercato energetico. Particolarmente nell’attuale, difficilissima congiuntura serve un deciso pragmatismo nel processo di decarbonizzazione mentre assistiamo ad un dibattito nel Parlamento Europeo spesso ammantato dall’ideologia. E’ necessaria, in particolare, una riforma del sistema delle Emission Trading per tutelare imprese e lavoro proprio in quei settori che, come la ceramica italiana, hanno investito in maggior misura nelle tecnologie ambientali più avanzate e che, paradossalmente, risultano essere quelli maggiormente colpiti da un sistema sempre più condizionato dagli effetti della speculazione finanziaria”.