“L’occupazione nel 2021 è cresciuta e ha superato i livelli pre pandemia, purtroppo ora temiamo un forte contraccolpo dovuto agli effetti della guerra in Ucraina e dei rincari di materie prime ed energia. Proprio quando sembrava che la pandemia fosse superata la situazione internazionale, l’inflazione e gli effetti del tragico conflitto, mettono a serio rischio la ripresa”. Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato, commenta così i dati sull’occupazione a fine 2021 elaborati dall’ufficio Studi Lapam Confartigianato su un campione di 2.788 imprese associate in maniera continuativa negli anni 2019, 2020 e 2021.
Durante il 2019 cresce in maniera pressoché costante il numero di cedolini elaborati, e dunque di lavoratori occupati nelle imprese del campione, fino a superare quota 28.000 nel mese di dicembre 2019. Si prosegue nei primi mesi del 2020 – ancora precedenti alla pandemia da Covid-19 –, mentre si può osservare una contrazione evidente a partire da aprile 2020. Il 2021 parte da un livello occupazionale del tutto paragonabile all’inizio del 2019 nonostante le restrizioni che hanno caratterizzato gli spostamenti nei primi mesi dell’anno, e la forte ripresa dell’economia e dell’occupazione permette a dicembre 2021 di superare quota 29.000 cedolini emessi, il numero più alto del triennio considerato.
Nel 2021, come già era accaduto nel 2020, cresce il numero di lavoratori a tempo indeterminato. Questi rappresentano l’84,7% del totale occupati del campione e nel 2021 arrivano a superare del +4,6% il valore pre crisi del 2019. Decresce tuttavia del -7,9% il numero di lavoratori a tempo determinato, dovuto al limitato numero di assunzioni e rinnovi di contratto durante il periodo di pandemia. L’occupazione della componente maschile – che nel campione di riferimento non risulta essere calata, in media, neanche durante il 2020 – cresce di un +6% durante il 2021 arrivando a superare del +6,5% i livelli occupazionali del 2019. La componente femminile al contrario, dopo una perdita nel 2020 dell’1,2% del numero di occupate, riesce nel 2021 a recuperare i livelli occupazionali pre pandemici, ma li supera di un più limitato +0,9%. Questo potrebbe essere dovuto al ritardo con cui hanno riaperto i settori del commercio, turismo e pubblici esercizi, tutti a forte componente femminile. Superano il numero di posti di lavoro pre pandemia del 2019 gli impiegati (+3%) e gli operai (+3,1%), mentre gli apprendisti calano tra 2019 e 2021 del 7,4%. Complessivamente le ore lavorate nei 12 mesi del 2021 superano del +14,2% le ore lavorate nel corso del 2020, mentre rispetto al 2019 sono superiori di un più limitato 0,9%.
Tra i settori maggiormente rappresentati nel campione (con oltre 100 imprese), l’ufficio Studi Lapam osserva un completo recupero di ore lavorate nel 2021 rispetto al 2019 nelle costruzioni, trasporti, attività professionali, manifattura e sanità. Per le costruzioni le ore lavorate crescono del +11,1% rispetto al 2019 e del +17,1% sul 2020. Analogamente il trasporto e magazzinaggio segna un aumento del +11,1% sul 2019 e del +19,3% sul 2020. In crescita anche le ore delle attività professionali scientifiche e tecniche con un +6% rispetto al 2019 e un +19,1% rispetto al 2020. Il comparto manifatturiero, che incide per la metà del monte ore (50,8%), supera del +2,3% i livelli del 2019 e del +14,5% quelli del 2020. Anche le imprese della sanità (2,4% del monte ore) recuperano completamente i livelli pre Covid di ore lavorate (+0,1%), mentre registrano un +5,4% sul 2020. Il commercio rimane per il 2021 ancora inferiore ai valori del 2019 (-8,3%) sebbene in recupero sul 2020 (+10,2%). Le attività dei servizi di alloggio e ristorazione sono tuttora quelle più penalizzate e rimangono ad un -25,8% rispetto al 2019 nonostante siano in crescita rispetto al 2020 del 9,9%.
Il ricorso agli ammortizzatori sociali, che durante il 2020 hanno rappresentato il 14,2% delle ore lavorate, nel 2021, grazie anche all’aumento delle ore lavorate, ‘pesa’ per il 3,9%, un numero molto inferiore al 2020, ma nettamente superiore allo 0,2% del 2019. Lo smart working, utilizzato per l’1,9% delle ore lavorate nel 2020, nel 2021 è calato andando a coprire complessivamente l’1,2% delle ore lavorate.
“I dati – conclude il presidente Lapam, Giberto Luppi – ci riportano una ripresa nel corso del 2021, ripresa che ora sta frenando e rischia seriamente di bloccarsi a lungo. L’auspicio è che la guerra finisca al più presto, prima di tutto per le popolazioni che vivono sotto i bombardamenti e che devono fuggire dalla loro terra, e che si ristabilisca un equilibrio, per quanto precario, in cui consentire alle imprese di lavorare in condizioni e con costi accettabili. Solo questo chiediamo”.