280 milioni di euro: tanto spenderanno le famiglie modenesi per l’acquisto di beni alimentari, bevande e regali di Natale, secondo una ricerca dell’Ufficio Studi Lapam Confartigianato che si basa sulla serie storica dei dati nel periodo 2018-2020. 280 milioni di euro che in percentuale preponderante andranno per prodotti alimentari e bevande (172 milioni, il 61,5% del totale), contro 107 milioni che verranno spesi per altri prodotti e servizi tipici del Natale.
210 milioni di euro quelli che spenderanno le famiglie reggiane. 129 milioni, il 61,4% del totale, per prodotti alimentari e bevande, mentre i restanti 81 milioni verranno spesi per altri prodotti e servizi tipici del Natale.
In regione il dato è simile (gli emiliano romagnoli spenderanno un miliardo e 849 milioni, il 61,7% un miliardo e 141 milioni di euro in prodotti alimentari e bevande).
Le festività legate al Natale, come è noto, modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori: considerando il triennio 2018-2020 a dicembre si registra un valore delle vendite al dettaglio superiore del 25,5% rispetto alla media annuale (+16,7% nel caso dei prodotti alimentari e +32,4% nel caso di quelli non alimentari). Le vendite al dettaglio del mese di dicembre rappresentano il 9,7% delle vendite annuali di prodotti alimentari e l’11,0% di quelli non alimentari.
Il Presidente Lapam, Gilberto Luppi, lancia un appello: “Scegliere prodotti e servizi realizzati da imprese artigiane e micro piccole imprese locali vuol dire sostenere non solo l’impresa, l’imprenditore, i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura cristallizzata nel sapere artigiano nonché al benessere della comunità. A Reggio Emilia e provincia sono 3.105 le imprese artigiane che producono beni o servizi di qualità che possono essere regalati in occasione del Natale (il 23,4% delle imprese artigiane del territorio), e queste aziende danno lavoro a 10.358 addetti, il 27,7% degli occupati nell’artigianato in provincia”.
L’indagine Lapam si sofferma sull’artigianato alimentare: a Modena le imprese artigiane attive nel settore sono 982 con 4.317 addetti e lavorano anche, se non soprattutto, i 15 prodotti agroalimentari di qualità tra Dop e Igp che vengono prodotti nel territorio modenese. Un numero molto elevato (tra Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Modena, Zampone Modena, Cotechino Modena, Ciliegia di Vignola, Pera dell’Emilia-Romagna, Amarene Brusche di Modena, solo per citarne alcuni) che mette la provincia di Modena tra le prime in Italia, all’interno della regione Emilia-Romagna che, con le sue 43 Dop e Igp è al primo posto a livello nazionale. L’export del ‘made in Modena’ nel comparto alimentari e bevande è in netta crescita e ha recuperato alla grande gli effetti della pandemia: la ricerca Lapam evidenzia come nel periodo gennaio-settembre 2021 la variazione sul 2020 sia stato del +14,2%, dopo un calo del 3,7% del 2020 sull’anno precedente. Quel che è ancora più significativo è che il 2021 sul 2019 fa rilevare un +10% tondo, in linea con il +9,8% fatto registrare nello stesso periodo dal totale della manifattura.
A Reggio Emilia le imprese artigiane attive nel settore sono 757 con 3.227 addetti e lavorano anche, se non soprattutto, i 13 prodotti agroalimentari di qualità tra Dop e Igp che vengono prodotti nel territorio modenese. Un numero molto elevato (tra Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, Pera dell’Emilia-Romagna, Anguria Reggiana, solo per citarne alcuni) che mette la provincia di Reggio Emilia tra le prime in Italia, all’interno della regione Emilia-Romagna che, con le sue 43 Dop e Igp è al primo posto a livello nazionale. L’export del ‘made in Reggio’ nel comparto alimentari e bevande è in netta crescita e ha recuperato alla grande gli effetti della pandemia: la ricerca Lapam evidenzia come nel periodo gennaio-settembre 2021 la variazione sul 2020 sia stato del +12,7%, dopo un calo dell’1,7% del 2020 sull’anno precedente. Quel che è ancora più significativo è che il 2021 sul 2019 fa rilevare un +10,8%, superiore al +6,3% fatto registrare nello stesso periodo dal totale della manifattura.
L’ufficio studi Lapam chiude con un focus sui prezzi. Ad ottobre 2021 i prezzi internazionali delle materie prime alimentari, valutati in euro, salgono del 28,5% su base annua, in accentuazione rispetto al +26,1% di settembre ma di minore intensità rispetto al picco di agosto, quando i prezzi per queste commodities salivano del 31,4%, un tasso che non si registrava da oltre dieci anni (da marzo 2011). “Ma – sottolinea il presidente Luppi – L’elevata pressione sui costi delle materie prime viene traslata in modo limitato sui prezzi di vendita. Le tensioni di prezzo a monte della filiera della produzione alimentare non si stanno scaricando sul consumatore finale, in una fase ciclica dei consumi ancora debole”. Sul fronte dei prezzi al consumo, quelli dei prodotti di pasticceria fresca salgono dell’1,4%, come un anno fa; analoga variazione per il pane (era +0,7% un anno prima) mentre le consumazioni di prodotti di gelateria e pasticceria si fermano al +1,2%, in calo rispetto al +2,2% di ottobre 2020. Rimane inferiore ai due punti percentuali la dinamica per ristoranti (+1,8%, era +1,0% a ottobre 2020) e pasto in pizzeria (+1,6%, a +1,0% ad ottobre 2020). Il presidente Lapam conclude: “In particolare, nella nostra regione, nonostante l’incremento dei costi delle materie prime, non si rilevano ancora segnali di tensione sui consumatori: la dinamica dei prezzi al consumo per alimentari e bevande analcoliche, a ottobre 2021 rispetto allo stesso periodo di un anno fa, risulta pari al +0,9%, leggermente più contenuta rispetto a quella nazionale (+1,1%), a dimostrazione del fatto che le imprese stanno assorbendo, pur tra molte difficoltà, gli aumenti e non li scaricano sui consumatori”.