L’impatto della pandemia sul sistema sanitario del nostro Paese e della nostra stessa Regione ha reso evidente l’esigenza di rafforzamento della medicina del territorio e, all’interno di questa, la centralità di un nuovo ruolo dei medici di medicina generale.
Una consapevolezza che è cresciuta parallelamente alla progressiva e sensibile diminuzione di medici di medicina generale registratasi negli ultimi anni (dai 582 del 2016 ai 515 del 2021 per l’Ausl di Bologna e dai 94 ai 91 per l’Ausl di Imola), ed acuitasi con l’accelerazione delle richieste di pensionamento durante l’emergenza Covid.
Non senza difficoltà e talora dovendo ricorrere a soluzioni emergenziali, le Aziende dell’area metropolitana bolognese sono fino ad ora sempre riuscite a coprire le zone carenti e a garantire un buon livello di assistenza primaria a tutti gli assistiti, in primis tramite l’attivazione di incarichi temporanei ma anche, in alcuni casi, grazie alla disponibilità di alcuni medici titolari ad aumentare il numero degli assistiti da 1500 a 1800.
L’Ausl di Bologna, a fronte di 59 “zone carenti” (posti per titolari) pubblicate nei primi 9 mesi del 2021, ne ha assegnate 46; mentre per le restanti 13 sono stati attribuiti 12 incarichi provvisori in attesa di individuare medici titolari.
Ad Imola su 5 posti al bando, sono stati 2 quelli andati deserti, ma in aree in cui non sussisteva carenza, mentre in un solo caso si è sostituito un titolare, che ha comunicato il recesso, con un incarico provvisorio.
Al contempo l’Azienda Usl di Bologna è riuscita ad individuare soluzioni per 7 dei 9 Medici di Medicina Generale sospesi perché non vaccinati, così come Imola ha fatto per l’unico medico di base sospeso, al fine di garantire l’assistenza primaria a tutti gli assistiti.
Le Aziende USL e la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria Metropolitana sono consapevoli della necessità di condividere con sempre maggiore urgenza una visione strutturata e di lungo periodo sul tema. Per questo motivo è stato attivato il Tavolo metropolitano sulla Medicina Generale che si riunirà a partire dalla prossima settimana.
“Come Sindaco sento il dovere di porre questo tema per la sua grande importanza – sottolinea il presidente della CTSSM Matteo Lepore – che ha una forte ricaduta sulle persone. I Medici di medicina generale rappresentano un presidio fondamentale sul territorio per la tutela della salute delle cittadine e dei cittadini; perciò, a partire da questo Tavolo e insieme ai sindaci della città metropolitana, faremo tutto il possibile per ottenere che tutte le istituzioni interessate trovino le soluzioni migliori e più veloci”.
“Il radicale cambiamento dell’accesso ai servizi, causato dall’avvento della pandemia, richiede infatti un’altrettanta profonda riorganizzazione dell’intera Medicina territoriale con il coinvolgimento di tutti i suoi interlocutori, compresa la Medicina generale – sottolinea Lorenzo Roti, Direttore sanitario dell’Ausl di Bologna. L’Azienda USL di Bologna intende pertanto promuovere azioni sia nel sostenere il percorso di formazione dei giovani corsisti attraverso una maggiore integrazione nell’attività strutturata dei medici di Medicina generale esperti e già titolari, sia nel favorire accordi specifici che facilitino la medicina di gruppo, non solo quale strumento di coesione ma anche di promozione di una cultura condivisa che tanto può giovare sia ai professionisti stessi che soprattutto agli assistiti. L’Azienda USL di Bologna si rende dunque disponibile a promuovere questo cambiamento che guarda al futuro anche mediante azioni di sostegno per gli aspetti organizzativi, favorendo l’offerta di collaboratori di studio o infermieristici, sia mediante incentivi diretti che mediante integrazioni di personale aziendale”.
“A partire da una rifondazione radicale della formazione della medicina generale che garantisca un maggior riconoscimento della specifica professionalità del medico di famiglia – afferma il direttore generale dell’Ausl di Imola Andrea Rossi – passando per il rafforzamento dell’associazionismo orizzontale, ma anche e soprattutto dalla strutturazione della collaborazione multiprofessionale tra professionisti convenzionati e aziendali, le Aziende sanitarie territoriali devono essere in grado nel prossimo futuro di condividere con i medici di medicina generale innovative soluzioni organizzative, tecnologiche e logistiche in grado di incentivare l’assistenza di prossimità, anche nei territori più lontani dai centri, implementando tutte quelle reti che favoriscono la centralità del paziente e rafforzano la professionalità dei medici”.