Nonostante lo scenario e le difficoltà che stanno affrontando con l’emergenza sanitaria ancora in corso, le imprese “rosa” hanno ricominciato a crescere. È quanto emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Al 30 settembre 2021 le imprese femminili attive sono risalite a quota 85.410, pari al 21,3 per cento del totale delle imprese regionali. Dopo avere invertito la tendenza negativa nel primo trimestre, la consistenza delle imprese in rosa è progressivamente aumentata, fino a segnare, nel terzo trimestre 2021, un +1,1 per cento (+954 unità) rispetto alla stessa data del 2020.
La tendenza positiva è leggermente più performante rispetto a quella del totale delle imprese (+0,5 per cento): quelle non femminili sono aumentate di 1.213 unità (+0,4 per cento).
Femminili: incidono di più le straniere che le giovanili
L’andamento è assai diverso se si considerano due sottoinsiemi non disgiunti: le imprese di giovani donne e di donne straniere.
A fine settembre 2021 le imprese femminili giovanili erano 7.816 pari al 9,2 delle imprese in rosa regionali. La tendenza negativa iniziata nel secondo trimestre 2016 si è invertita nel corso di quest’anno e si è registrato un incremento dello 0,6 per cento (+50 imprese) nel terzo trimestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020.
Alla stessa data le imprese femminili straniere sono risultate 12.065 pari al 14,1 del totale delle imprese rosa dell’Emilia-Romagna. In questo caso, la tendenza è di costante aumento dall’inizio della rilevazione statistica. Dopo esser stata solo più contenuto nel 2020, ha poi ripreso forza con l’inizio del 2021 e nel terzo trimestre ha fatto registrare una forte crescita (+4,8 per cento, +558 imprese). È stato quindi l’incremento delle imprese femminili straniere a determinare quasi il 60 per cento della crescita complessiva delle imprese femminili.
Nuove imprese femminili in crescita nei settori performanti
La crescita è frutto di una tendenza positiva diffusa a quasi tutti i macrosettori e le sezioni di attività, ma con ampie differenze di intensità.
In particolare, le imprese del complesso dei servizi sono aumentate di 924 unità (+1,4 per cento) Sono stati i servizi diversi dal commercio a crescere in maniera decisamente più rapida (+775 unità, +1,9 per cento), anche se in modo non uniforme.
Esistono situazioni di minore dinamicità.
Per l’aggregato delle altre attività dei servizi, solo un lieve recupero (+0,3 per cento), frenato dai servizi alla persona. Così come per alloggio e ristorazione (+0,3 per cento), sostenuti dalla ripresa del secondo ambito (+0,6 per cento), a fronte della tendenza ancora negativa per il primo (-1,1 per cento): entrambi che hanno risentito pesantemente delle conseguenze della pandemia. Al contrario, bene il settore noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese (165 unità, +4,3 per cento), di supporto per le funzioni d’ufficio e alle imprese (+84 unità, +6,0 per cento).
Altro apporto rilevante è giunto dalle attività immobiliari (+153 unità, +2,6 per cento), favorito dalla ripresa del mercato.
L’aumento è stato più contenuto per l’insieme del commercio (+149 unità, +0,7 per cento), a causa della minore dinamica del dettaglio, dove la ripresa è ancora contenuta (+0,4 per cento, +63 unità), mentre è più decisa per l’ingrosso (+1,7 per cento, +84 unità).
Ancora, la dinamica delle imprese è risultata rilevante nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+145 unità, +4,4 per cento), determinata da un sensibile aumento dalle imprese con attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale (+83 unità, +8,8 per cento).
Da ricordare l’incremento delle imprese delle attività finanziarie e assicurative (+82 unità, +4,2 per cento) determinato dalle loro attività ausiliarie (+61 unità), ma sostenuto dal rapido incremento proprio dei servizi finanziari (+10,9 per cento).
Un contributo positivo è giunto dalle costruzioni (+98 unità +3,2 per cento).
L’aumento della base imprenditoriale appare più contenuto per le imprese manifatturiere femminili (+0,7 per cento, +53 unità), frenato dal nuovo calo tra le industrie tessili (-21 unità, -5,0 per cento), ma sostenuto dalla ripresa nell’industria alimentare (+34 unità, +3,4 per cento).
Infine, l’insieme di agricoltura, silvicoltura e pesca è risultato l’unico macrosettore ad avere subito una diminuzione con la perdita di 121 imprese (-1,0 per cento) da attribuire esclusivamente al primo comparto (-147 unità) a fronte della continua crescita del secondo (+9,0 per cento).
La forma giuridica
Un aumento del 4,5% di queste nuove imprese guidate da donne (+714 unità), nasce come società di capitali, tipologia di azienda, di norma, più strutturata e “robusta” sotto il profilo organizzativo e gestionale, favorita anche dall’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata.
A fare da contraltare la riduzione delle società di persone (-240 unità, -2,0 per cento), mentre le ditte individuali hanno accelerato (+0,8 per cento, +435 unità). Infine, anche le cooperative e i consorzi hanno fatto registrare un notevole balzo (+3,4 per cento), ma con una consistenza limitata.