Da oggi, la Sala della Goliardia del Museo Europeo degli Studenti – MEUS espone anche l’abito di tuno donato dal prof. Dámaso de Lario, ex ambasciatore spagnolo ed ex componente di un gruppo studentesco di suonatori di Tuna, appartenente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Valencia. Un abito prezioso che rappresenta un’ulteriore tappa per il Museo che, sin dalla sua inaugurazione nel 2009, espone più di trecento pezzi, frutto delle lunghe ricerche coordinate dal prof. emerito Gian Paolo Brizzi, per raccontare una storia lunga nove secoli.
La cerimonia di consegna dell’abito, avvenuta mercoledì 3 novembre, ha visto tra gli interventi quello dello storico della musica, il dott. Giorgio Peloso Zantaforni dell’Università di Padova, che ha introdotto alla musica e alle tradizioni studentesche, e quello di Dámaso de Lario che ha spiegato le origini della Tuna, soffermandosi in particolare sull’esperienza da lui vissuta, negli anni della sua formazione universitaria, in qualità di tuno.
Le origini della Tuna affondano nella Spagna del XIII secolo connettendosi alle necessità di molti giovani di trovare un sostentamento economico che permettesse loro di frequentare i corsi universitari e di terminare con successo il percorso accademico da essi intrapreso.
Raggruppandosi in piccoli sodalizi, quasi sempre in base ai rispettivi luoghi di origine o alle tipologie di percorsi formativi da essi seguiti, gli studenti itineranti iniziarono a formare le prime estudiantinas (gruppi musicali studenteschi composti da chitarre, liuti, flauti e tamburelli) e, grazie ai proventi raccolti nel corso di esibizioni rese in occasione di matrimoni, serenate e cortei, questi giovani scolari erano nella condizione di pagare le locande, le vivande, gli abiti e i libri sui quali studiare.
Questo tipo di attività non fu sempre ben accolta dalle autorità locali poiché molto spesso le esibizioni si associavano a momenti ludici, generando situazioni al limite del picaresco che travalicavano i confini del lecito, dando origine a fenomeni di violenza studentesca che minacciavano la quiete cittadina. Addirittura, nel 1228, intervenne il Concilio di Valladolid proibendo severamente agli studenti di accompagnarsi a “giullari et nottambuli”, evitando loro “di entrare nelle taverne”.
Nonostante i controlli e le ferree proibizioni, i gruppi musicali spagnoli composti da studenti continuarono ad esibirsi e, nel corso dei secoli, ai tradizionali strumenti usati dalle estudiantinas se ne aggiunsero di nuovi, come la bandurria. Giunti ai nostri giorni si deve riconoscere ai gruppi musicali di Tuna (che a partire dal XX secolo presero a viaggiare in tutto il mondo, organizzando addirittura Festival di Tuna) il merito di aver tramandato nel corso dei secoli i suoni emessi da antichi strumenti e di riproporre inconfondibili melodie che richiamano alla memoria tradizioni di un tempo perduto.
Il Museo Europeo degli Studenti – MEUS rappresenta un unicum perché è l’unica raccolta in Europa progettata per valorizzare il rapporto tra gli studenti e le università del Vecchio Continente, raccontando della tradizione studentesca a partire dall’origine delle università fino ad arrivare all’epoca contemporanea.
Nata come esposizione permanente, la raccolta si sviluppa attraverso cinque sezioni che, seguendo una linea cronologico-tematica, trattano il tema dell’identità studentesca a partire dall’emanazione della Constitutio Habita del Barbarossa (1155) che conferì uno status giuridico alla figura dello studente, per passare a descrivere la vita quotidiana, approdando nella sala delle donne e in quella dedicata all’impegno civile e politico degli studenti, terminando con una sezione specifica dedicata alla goliardia. Una esposizione permanente che non impedisce però all’attuale Coordinatrice Scientifica, prof.ssa Maria Teresa Guerrini, di accogliere nuovi oggetti che possono sostituire altri esposti di egual valore, come l’abito di tuno da oggi collocato in una vetrina che ha ospitato, fin dall’apertura del Museo, un altro esemplare di veste della stessa tipologia meno ricco di ornamenti.
Maggiori informazioni su orari e modalità di accesso al MEUS, sul sito del Sistema Museale di Ateneo