Infarto, a Reggio Emilia nessun aumento della mortalità in ospedale nella prima fase della pandemia. Lo prova uno studio regionale pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Lancet”. La Rete regionale per l’assistenza all’infarto miocardico ha retto all’urto della prima fase della pandemia e i pazienti ricoverati con infarto miocardico hanno continuato anche nei mesi più difficili del lockdown a ricevere le migliori cure possibili.

Lo studio pubblicato, tra i cui firmatari spicca il nome del dottor Alessandro Navazio, direttore provinciale della Cardiologia Ausl IRCCS Reggio Emilia, ha evidenziato due risultati significativi: rispetto al triennio precedente non è aumentata la mortalità in ospedale dei pazienti infartuati e la riduzione dei ricoveri per infarto dalle nostre parti è stata molto più contenuta rispetto ad altri territori. A Reggio Emilia e nel resto dell’Emilia Romagna c’è stato un calo dei ricoveri del 20% mentre in alcuni Paesi in Europa si è arrivati anche al 50%.

La ricerca, condotta in tutti gli ospedali della Regione con riferimento all’intera Rete regionale per l’assistenza all’infarto miocardico, rileva che l’aumento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera non è da collegarsi a un calo delle prestazioni ospedaliere, bensì ad altri effetti indiretti del Coronavirus come il timore dei cittadini di recarsi al Pronto soccorso durante la pandemia per paura di un contagio, pur di fronte ai primi segnali di un possibile infarto. Rispetto a questo dato l’aumento della mortalità cardiaca extra-ospedaliera, che in Emilia-Romagna è stata del 17%, rientra nella media nazionale rivelata dall’Istat.

“E’ un dato molto importante quello uscito – sottolinea il dottor Navazio – e conferma ciò di cui ci eravamo già resi conto. Nei mesi iniziali della Pandemia si era registrato un incremento della mortalità extra ospedaliera. Un dato che se collegato alla contemporanea riduzione di accessi alla Cardiologia rispetto agli anni precedenti, segnalava che purtroppo molte persone avevano perso la vita perché nonostante alcuni sintomi importanti non erano venute in ospedale per paura del COVID. A quelli che invece si sono recati in Pronto Soccorso siamo riusciti a garantire, nonostante l’emergenza, un trattamento pari a quello del periodo pre COVID. La filiera dell’ assistenza in pratica ha tenuto offrendo cure e prognosi come prima della pandemia”.

 

La Rete per l’assistenza all’infarto in Emilia-Romagna

La Rete regionale per l’assistenza all’infarto miocardico acuto è uno dei punti di forza del sistema sanitario regionale. Avviata nel 2002, una delle prima in Italia, include nella sua organizzazione il servizio emergenza 118, i Pronto soccorso, gli ospedali spoke e gli ospedali hub con laboratorio di emodinamica. E proprio la piena operatività delle Unità coronariche e dei laboratori di emodinamica H24 del territorio regionale ha garantito adeguata assistenza e tempestivo trattamento con angioplastica coronarica ai pazienti con infarto miocardico acuto, assicurando una sopravvivenza del tutto sovrapponibile a quella degli anni precedenti a differenza di quanto avvenuto nella maggioranza delle realtà nazionali e internazionali che hanno registrato un importante incremento della mortalità ospedaliera durante la prima fase della pandemia.