La sempre più vigile attenzione dell’Università di Modena e Reggio Emilia alle tematiche legate alla discriminazione, ai soggetti più vulnerabili e alla inclusione sociale delle minoranze e delle persone migranti, sfociate nella istituzione di importanti centri come il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale sulle Discriminazioni e la vulnerabilità e nella progettazione e promozione di innovative iniziative di ricerca e studio, tra cui – recentemente – il Progetto ITHACA (Interconnecting Histories and Archives for Migrant Agency: Entangled Narratives Across Europe and the Mediterranean Region), nonché il crescente impegno a sviluppare la propria dimensione internazionale, non poteva trascurare l’adesione di Unimore al Manifesto dell’Università Inclusiva.
L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito degli impegni indicati dal Global Compact sui Rifugiati, il documento adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018, mira a favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e alla ricerca, e a promuoverne l’inclusione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica. In Italia, ad oggi, si registra l’adesione di 34 realtà accademiche,
“Le università – è convinzione dei sottoscrittori del Manifesto – offrono un’importante opportunità per i giovani rifugiati, rappresentando un passaggio fondamentale nel loro percorso di inclusione sociale”.
Soltanto il 3% dei rifugiati a livello globale, secondo le stime dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha infatti accesso all’istruzione superiore a fronte di una media pari al 37% a livello globale.
Attualmente, oltre 70 milioni di persone nel mondo sono costrette a sfollare a causa di conflitti, violenze e persecuzioni. Di questi, 25,9 milioni sono rifugiati (di cui oltre 20 milioni sotto il mandato di UNHCR). La Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato stabilisce norme minime fondamentali riguardo al trattamento dei rifugiati nei Paesi di asilo, inclusi il diritto alla casa, al sostegno pubblico e all’istruzione. Tuttavia, i titolari di protezione internazionale incontrano problemi e difficoltà maggiori sia rispetto alla popolazione residente, sia rispetto alle altre persone straniere, nell’accesso a questi servizi, incluso l’accesso all’istruzione, in particolare universitaria.
Le Università che aderiscono al documento si impegnano, nello specifico, ad intraprendere o ad ampliare attività e programmi a favore degli studenti rifugiati, come i servizi di informazione e tutoraggio, il riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero, borse di studio e incentivi.
L’obiettivo che si vuole raggiungere attraverso l’adesione al Manifesto per l’Università Inclusiva è di mettere in rete le esperienze dei diversi Atenei e di scambiarle, per favorire un’integrazione maggiore dei rifugiati nei percorsi universitari e per dare anche a chi proviene da queste situazioni l’opportunità di accedere a questi percorsi.
Referente di Ateneo per tale azione sarà la prof.ssa Rita Bertozzi del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, già coinvolta e attiva sui temi legati ai rifugiati.
Attraverso l’adesione al Manifesto, inoltre, le Università concorrono, altresì, alla realizzazione della cosiddetta “terza missione”, favorendo la valorizzazione e l’impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della Società.
Contestualmente agli impegni che l’Università di Modena e Reggio Emilia ha assunto con l’adesione al Manifesto dell’Università Inclusiva, gli organi accademici di Unimore hanno deliberato anche la partecipazione al Progetto UNICORE 3.0 Corridoi Universitari per Rifugiati.
Il progetto, che si rivolge a giovani rifugiati e rifugiate che non hanno la possibilità di continuare gli studi, è nato nel 2019 per permettere agli studenti rifugiati in Etiopia di arrivare in Italia con un percorso di ingresso regolare e sicuro e proseguire i loro studi.
Con questa decisione Unimore entra far parte di una rete di partnership del progetto supportato da UNHCR, che vede già come partecipanti anche associazioni di volontariato e di categoria, università, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, Caritas Italiana, Diaconia Valdese e Ghandi Charity.
La partecipazione a questa partnership negli intenti di Unimore verrà, presto, supportata dalla costituzione di una rete con associazioni e istituzioni locali e con la collaborazione e il supporto di ER.GO: proprio in questi ultimi giorni sono stati avviati i primi incontri per raggiungere a breve questo obiettivo.
Come primo concreto gesto di volontà inteso a facilitare l’accoglienza di giovani “rifugiati”, Unimore ha promosso l’istituzione di una Borsa di Studio finanziata dall’Ateneo riservata ad una studentessa o a uno studente rifugiato riconosciuto in Etiopia, che abbia completato il primo ciclo triennale di studi accademici in un’università etiope e si candidi a selezione per accesso al corso di laurea magistrale in inglese in International Management. La spesa annuale della Borsa di Studio potrà variare dai 350,00 euro ai 550,00 euro mensili anche in base al finanziamento in kind da parte di altri enti che parteciperanno alla rete che è in fase di costituzione per il supporto del progetto.
“Partecipare al Manifesto dell’Università inclusiva e all’apertura dei corridoi universitari per rifugiati dall’Etiopia all’Italia per frequentare percorsi di laurea magistrale sono azioni concrete che rendono il nostro Ateneo sempre più inclusivo condividendo queste esperienze con reti nazionali e internazionali – asserisce la Delegata per le Pari Opportunità Prof.ssa Tindara Addabbo – e contiamo sull’appoggio delle associazioni e istituzioni nel territorio, che sappiamo essere molto inclusive e già ci sono vicine in diversi percorsi di accoglienza, per condividere queste nuove sfide!”
“L’adesione al Manifesto delle Università inclusive – dice il Prof. Alessandro Capra, Delegato del Rettore per la Internazionalizzazione – costituisce un’azione significativa e lodevole nell’ambito delle iniziative di internazionalizzazione di Unimore. Inoltre, è un’iniziativa in continuità con i nostri impegni presi negli anni passati che denota ulteriormente la nostra attenzione a temi di così grande e significativa importanza dal punto di vista umano ed etico”.