E’ iniziato il 3 novembre, dal Centro internazionale Loris Malaguzzi, in parte on line e in parte in presenza, il secondo corso di Dottorato di ricerca industriale internazionale “Reggio Childhood Studies – from early childhood to lifelong learning” promosso da Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore e Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi.

Il programma dei primi tre giorni è stato aperto in mattinata con i saluti del sindaco Luca Vecchi e gli interventi di Alberto Melloni, direttore del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane presso Unimore, direttore e coordinatore del corso, Carla Rinaldi, presidente di Fondazione Reggio Children e co-coordinatrice, James Bradburne, direttore generale di Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense, Luca Torri, amministratore delegato della Stu Reggiane Spa.

Di persona o connessi online, all’apertura del corso hanno partecipato tutti i 21 ricercatori, che si stanno interessando all’esperienza educativa di Reggio Emilia. Oltre ai 10 dottorandi che hanno iniziato nel 2019, hanno debuttato gli 11 ricercatori del nuovo corso, che hanno quindi preso contatto ufficialmente con la realtà di Reggio Emilia.

Il corso di formazione avanzata, arricchito dalla presenza di partner di statura internazionale, consente di connettere lo studio dell’approccio educativo reggiano con i più recenti sviluppi della ricerca scientifica nel mondo. I ricercatori verranno seguiti da un Collegio docenti internazionale e interdisciplinare, da Unimore al Mit a Harvard, la cui qualità ha valso il riconoscimento di una ulteriore borsa di studio.

Il sindaco Luca Vecchi ha sottolineato il significato non solo simbolico dei luoghi che accoglieranno il dottorato: il Polo Innovazione e l’area in sviluppo delle Reggiane con il Tecnopolo e il Centro Malaguzzi. “Siete in un contesto di innovazione – ha detto Vecchi – che vuole tenere insieme la dimensione tecnologica e quella umanistica”. “L’esperienza pedagogica dello 0-6 resta la principale competenza distintiva della città – ha continuato –  ed è un punto di riferimento internazionale mondiale. Fornire un’opportunità di crescita, di formazione e anche di radicamento in città ai dottorandi vuol dire implementare questa esperienza a tutti i livelli. E per voi dottorandi significa fare un’esperienza di grande eccellenza, nell’anima profonda della città”.

Il direttore Alberto Melloni, che ha condotto la giornata, si è rivolto ai ricercatori con molte indicazioni sulle caratteristiche del corso, ricordando che non si tratta né dello “studio di un caso” né di “promozione di un brand”, ma di “riuscire a integrarsi e a interagire al massimo con l’esperienza di Reggio Emilia”. Il corso è a frequenza obbligatoria, la residenza e la presenza sono previste e ammesse, almeno fino a nuove norme, proprio per il forte legame dell’esperienza educativa con la città. “Il dottorato fa parte di un equilibrio tra ricerca e innovazione e deve produrre conoscenza – ha affermato – Con il Covid tutto è stato messo in discussione e una sfida importante sarà immaginare la realtà futura, guardando avanti e non indietro”.

Carla Rinaldi ha ricordato la definizione di Reggio Emilia come “un luogo del possibile” da parte di Jerome Bruner, padre della psicologia culturale e a cui Unimore ha attribuito la laurea ad honorem, che per 16 anni trascorse le sue estati in città, con bambini, insegnanti e genitori. “A Reggio Emilia – ha detto Rinaldi – l’educazione è relazionarsi, è incontrare una comunità. La domanda è come mantenere o creare la ‘nuova normalità’ nell’epoca del Covid, come portare nel mondo lo sguardo sul bambino come soggetto competente e portatore di diritti fin dalla nascita, uno dei grandi insegnamenti di Loris Malaguzzi. I fondamentali su cui è basata l’educazione, in cui presenza e fisicità hanno un ruolo essenziale, sono messi a dura prova. Per questo è ancora più importante questa stagione di ricerca, voluta dalla città, dall’Università e da Fondazione”.
Il Collegio Docenti e i nuovi ricercatori
Nel pomeriggio di ieri si è tenuto un incontro on line tra i nuovi ricercatori e il Collegio Docenti del Phd “Reggio Childhood Studies” che è composto per  l’Università di Modena e Reggio Emilia da Alberto Melloni, Chiara Bertolini, Rita Bertozzi, Roberta Cardarello, Annamaria Contini, Fulvio De Giorgi, Veronica Gabrielli, Gianni La Bella, Federico Montanari, Gabriele Pallotti, Andrea Rapini, Matteo Rinaldini, Federico Ruozzi.

Quindi James Bradburne, Pinacoteca di Brera, Giulio Ceppi, Politecnico di Milano, Elena Esposito, Università di Bologna, Rebecca Kantor, School of Education & Human Development, University of Colorado, Gila Kurtz, Holon Institute of Technology, Antonia Liguori, Loughborough University, Ben Mardell, Lesley University and Project Zero-Harvard, Antonella Poce, Università Roma Tre, Mitchel Resnick, del MIT-Massachusets Institute of Technology e Lester-Irabinna Rigney, University of South Australia.

I nuovi ricercatori che hanno superato la selezione sono Valeria Farinacci, Camilla Cantadori, Esther Miriam Van Der Walt (Sud Africa), Faustino Rizzo, Marcella Colacino, Massimiliano Massimelli, Giulia Tucci, Werther Giannini, Cristiana Prestianni, Iliana Morelli, Francine Gillet Agathe (Francia).

Ogni dottorando verrà seguito da un docente universitario, che svolgerà il ruolo di supervisor.

 

Un programma reggiano. Dal 3 al 6 novembre è stato previsto per i dottorandi un programma reggiano di incontro con la città, nel rispetto delle norme anti-Covid.

Dopo la giornata di ieri, tra Centro Malaguzzi e Tecnopolo si proseguirà con i progetti Pause – Atelier dei Sapori, Scintillae e Remida, il contesto dell’Area Nord con il Coordinatore dell’Area Programmazione territoriale del Comune Massimo Magnani, l’Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia con il direttore Nando Rinaldi, le diverse realtà culturali come la Fondazione I Teatri, I Civici Musei, la Fondazione Palazzo Magnani, l’Istituto Peri, Istoreco, il Tavolo Reggio Africa.

 

Il corso interdisciplinare, che dura tre anni, è supportato dal contributo di Farmacie Comunali Riunite, Iren, Unindustria Reggio Emilia, Fondazione Manodori.