“Sono passati due mesi. Due mesi dall’incontro tenutosi presso la Confindustria di Modena, tra le Rsu e le organizzazioni sindacali, la direzione aziendale italiana della Goldoni e, in collegamento on line, il primo presidente di Arbos Group, poi cambiato due volte. Da febbraio 2020 la direzione e la proprietà cinese dichiaravano che non era in discussione la continuità aziendale e che nessuno sarebbe rimasto per strada nonostante la domanda di concordato presentata. Il 4 settembre invece quella stessa proprietà cinese ha affermato che non vi erano le condizioni per un concordato in liquidazione”. Così Stefania Ferrari e Angelo Dalle Ave di Fiom Cgil Modena.

“Sono passati due mesi da quando la doccia fredda di un probabile fallimento, dovuto più ad una scelta, che alla reale impossibilità di dare un futuro all’impresa, veniva annunciata con totale nonchalance ai delegati ed ai funzionari Fiom Cgil presenti in rappresentanza dei 210 lavoratori e lavoratrici della Goldoni.

Il 4 settembre, dopo l’incontro, scese le scale di Confindustria, ci siamo fermati sotto i portici del palazzo, prevaleva incredulità per quanto annunciato, il bisogno di avere conferme, di aver capito bene quelle dichiarazioni espresse con la tranquillità di chi butta nel cestino un fazzoletto di carta.

Poi, poco dopo,  magone, rabbia, dubbi…. Ed è con questo stato d’animo che le Rsu in una ancora calda serata di settembre, hanno montato un gazebo rosso davanti all’impresa, nel parcheggio davanti alla Goldoni; con questo stato d’animo hanno visto arrivare i colleghi, increduli già in serata.

La prima notte di presidio, accampati all’aperto, in attesa dell’assemblea del mattino dopo, sabato, nessuno ha dormito.

Sono passati due mesi, le serate non sono più calde, ma umide e nebbiose, e il presidio permanente continua; il tribunale ha ammesso la richiesta di concordato, ed ora, la possibilità che tra i potenziali imprenditori interessati qualcuno voglia investire nella ripartenza della Goldoni, sostiene le lavoratrici ed i lavoratori Goldoni. E’ necessario che quella stessa  multinazionale cinese che solo nel 2015 aveva promesso un futuro roseo per l’impresa ed i lavoratori, agevoli questo percorso.

L’atto di sciacallaggio della multinazionale non ha ridotto la professionalità dei lavoratori e la capacità di continuare a produrre trattori con quel marchio storico”.

“In due mesi sono state coinvolte, mostrando reale interessamento e coinvolgimento nel portare avanti le ragioni della vertenza – proseguono Ferrari e Dalle Ave – le istituzioni ad ogni livello, in tanti sono passati davanti alla Goldoni e hanno contribuito alla lotta con iniziative di sostegno di ogni tipo, delegati, rappresentanti delle istituzioni, ma anche tanti cittadini, cantanti, ristoratori, fornai, altre aziende e associazioni che hanno con il loro aiuto fattivo e con la loro presenza contribuito al sostentamento del presidio, mostrando una solidarietà inattesa ed importantissima.

Sono passati due mesi e  come prima, e ora con ancora più forza, le lavoratrici ed i lavoratori e le Rsu affiancate dalla Fiom rivendicano il loro diritto a riprendere a lavorare in un’impresa in cui credono, e in cui hanno sempre creduto.

Domani, giovedì 5 novembre, durante lo sciopero dei metalmeccanici, proclamato a livello nazionale da Fim, Fiom e Uilm, il segretario regionale della Fiom Cgil Samuele Lodi interverrà dal presidio Goldoni, per il contratto e perché la Goldoni va salvata…punto.

I lavoratori della Goldoni non si piegano e non saranno soli”.

(Stefania Ferrari, Angelo Dalle Ave – Fiom Cgil Modena)

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(In foto momenti del presidio Goldoni negli ultimi 2 mesi)