Da 14 anni il 18 ottobre si celebra, in Europa, la Giornata contro la tratta degli esseri umani, una occasione per informare e riflettere su una piaga dell’umanità, configurata quale reato dagli ordinamenti nazionali e internazionali che, secondo gli studi e le indagini svolte, coinvolge nel mondo milioni di persone e migliaia di organizzazioni criminali. Il sistema criminale mira a proprio arricchimento attraverso lo sfruttamento del corpo, del lavoro, della condizione di povertà e di bisogno di altre persone. La ricorrenza vuole essere anche un momento in cui rendere visibili i progetti e gli interventi che offrono alle vittime la possibilità di ottenere tutela e supporto nella ricostruzione del proprio percorso di vita.
Reggio Emilia aderisce anche quest’anno alla Giornata con l’allestimento di uno striscione su cui campeggia la scritta ‘Reggio Emilia non tratta!’, visibile da oggi e per tutto il fine settimana in via Farini nei pressi dell’Ufficio relazioni con il pubblico.
#Libera il tuo sogno è, inoltre, lo slogan che da sempre accompagna la giornata, ad indicare che, oltre i traumi, le violenze, lo sfruttamento, ad ognuno (minore o adulto, uomo, donna, transessuale, europeo o extracomunitario) può e deve essere offerta l’opportunità di ripensare il proprio futuro.
La rete antitratta italiana, coordinata dal Dipartimento delle Pari opportunità del governo, comprende oggi 21 progetti a diffusione regionale, per lo più gestiti da Enti locali, che si rivolgono a vittime di sfruttamento sessuale (prostituzione), lavorativo (lavoro nero e caporalato), accattonaggio e coinvolgimento forzato in attività illegali.
In Italia, secondo il ministero dell’Interno, la tratta di persone costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga.
A Reggio dal 1997 è attivo il Progetto Rosemary, promosso dal Comune nell’ambito della Rete ‘Oltre la Strada’ della Regione Emilia- Romagna. Grazie ad un networking territoriale che raccoglie enti e istituzioni pubbliche e privato sociale, sono promossi interventi di monitoraggio dei fenomeni, azioni di primo contatto con chi vive condizioni di sfruttamento, per facilitarne l’emersione, interventi di protezione e sostegno per chi ne fa richiesta, di formazione e consulenza sui temi della migrazione forzata e delle varie forme di traffico degli essere umani presenti anche sul nostro territorio.
“Soprattutto negli ultimi anni – spiega l’assessore al Welfare Daniele Marchi – l’attenzione del Progetto si è progressivamente focalizzata sugli aspetti più complessi e meno visibili di un fenomeno in continua trasformazione, in particolare le forme diverse della prostituzione ‘al chiuso’ e gli ambiti produttivi in cui più agevolmente matura il grave sfruttamento lavorativo. La difficile situazione attuale ha di fatto reso ancora più drammatica la condizione di tante persone che, anche a Reggio, sono purtroppo oggi costrette a soggiacere a forme di vera e propria costrizione e limitazione della propria libertà e dignità, a volte presentate come l’unica via possibile per migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia”.
Nel corso del 2019 sono state 50 le persone vittime di sfruttamento prese incarico ai Servizi sociali (in linea con le annualità precedenti), per la maggior parte donne nigeriane fatte prostituire da organizzazioni transnazionali con violenze, minacce e ritorsioni. Stanno emergendo tuttavia nuovi contesti di coercizione, anche legati ad altre nazionalità e, in particolare, ad alcuni settori lavorativi e il traffico di droga.
“Non bisogna, dunque, abbassare la guardia – continua Marchi – ma cercare di conoscere ancora meglio le caratteristiche di queste forme di sfruttamento, sia a livello nazionale che locale”.
Anche per questo motivo il Progetto promuove proprio in questi giorni ‘Smash Working’, una iniziativa di formazione on line rivolta ad operatori sociosanitari, dell’accoglienza dei richiedenti asilo, delle forze dell’ordine, dell’ispettorato del lavoro, per conoscere e riflettere insieme su queste tematiche.
“Vorremmo – conclude l’assessore – che, alla voce delle istituzioni, degli operatori, dei volontari, delle vittime, si unisse oggi quella di ogni cittadina e cittadino, pronti a riconoscere lo sfruttamento, a segnalarlo, a combatterlo, per poter dire insieme ‘Reggio Emilia non tratta!’”.