Reggio Emilia è (o meglio era prima del Covid 19, i dati più recenti si fermano a prima della pandemia) tra i territori con il maggiore valore aggiunto manifatturiero in Italia, in pratica la nostra provincia è terza per è la media tra il valore complessivo della manifattura e il numero di abitanti è più alta. Lo fa sapere Confartigianato Lapam con una ricerca completa che mette in evidenza anche gli effetti pesantissimi della crisi legata al Coronavirus.

Secondo l’ultima rilevazione disponibile in Italia il valore aggiunto manifatturiero è di 4.278 euro per abitante, con valori più elevati in Emilia-Romagna con 7.899 euro per abitante, seguita da Veneto con 7.335 euro per abitante e Lombardia con 7.030 euro. In chiave provinciale, come detto, Reggio Emilia è terza per maggiore contributo alla crescita della manifattura con 10.684 euro di valore aggiunto manifatturiero per abitante, dietro soltanto a Modena, con 12.312 euro e Vicenza con 11.424 euro/abitante, dietro a Reggio Emilia troviamo Parma con 9.661 euro/abitante, Lecco con 9.524 euro/abitante, Bergamo con 8.955 euro/abitante, Treviso con 8.637 euro/abitante, Brescia con 8.622 euro/abitante, Mantova con 8.137 euro/abitante e poi via via Cremona, Prato, Pordenone, Belluno, Bologna. In pratica Reggio Emilia, grazie anche ai distretti è la terza provincia in Italia in cui la manifattura ha il più alto valore aggiunto: il ‘Made in Reggio’ è quindi ai vertici italiani e nelle classifiche europee.

Venendo ai dati di giugno 2020 a livello nazionale, sempre a cura dell’ufficio studi Confartigianato Lapam, l’indice destagionalizzato della produzione manifatturiera aumenta dell’8,8% rispetto a maggio. Gli aumenti congiunturali sono diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni di consumo (+9,8%), i beni intermedi (+9,0%) e i beni di strumentali (+8,1%). Nella media del secondo trimestre, il livello della produzione cala del 19,4% rispetto ai tre mesi precedenti.

Su base annuale naturalmente le cose vanno molto peggio: a giugno 2020 l’indice dell’attività della manifattura, al netto dei giorni lavorativi, scende del 14,7% rispetto lo stesso mese dell’anno precedente, recuperando rispetto al -22% di maggio e al drammatico dimezzamento (-46%) di aprile.

Lapam fa sapere che in Italia nei settori a maggiore vocazione artigiana, la produzione nei quattro mesi della crisi Covid-19 scende del 29,1%. In particolare si osservano pesanti cali per la moda e i mobili: la produzione cala del 54,1% nell’Abbigliamento, del 40,5% nei Mobili, del 39,2%, del 35,9% nel Tessile. Cali importanti per altri settori chiave del made in Italy: l’output cala del 35,3% nella Ceramica Vetro, cemento, del 32,5% nei Prodotti in metallo, del 30,9% nei Macchinari e apparecchiature. Maggiore tenuta per la produzione alimentare, dove la flessione si ferma al 5,1.