Resta alta, ma in netto calo, la quota di piccole imprese modenesi che hanno chiesto di accedere agli ammortizzatori sociali a maggio: il 34,7% delle imprese analizzate dal campione Lapam, comunque in calo del 38,6% rispetto a maggio. L’approfondita indagine dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, su un campione di 3.743 imprese di Modena e Reggio Emilia e 30 mila dipendenti, va però molto oltre questo numero assoluto di 1.300 imprese che hanno fatto richiesta di ammortizzatori in giugno per un totale di 8.069 dipendenti.
Le principali evidenze. Il 53,2% dei datori di lavoro del campione che hanno presentato domanda ha fino a 5 dipendenti, il 22,1% ha da 6 a 10 dipendenti, il 12,9% ha 11-20 dipendenti, l’8,2% ha 21-50 dipendenti e il 3,6% ne ha oltre 50. Il 29% delle imprese del campione con 1-5 dipendenti ha richiesto nel mese di giugno l’uso di ammortizzatori per il 23,5% dei propri dipendenti e per coprire il 12,8% delle ore lavorabili del mese; il 43,4% delle imprese da 6 a 10 dipendenti a giugno hanno richiesto l’uso di ammortizzatori per il 27,2% dei propri dipendenti e il 12,5% delle ore; il 44,1% delle imprese da 11 a 20 dipendenti hanno richiesto gli ammortizzatori per il 23,3% dei propri dipendenti e il 9,6% delle ore; il 47,1% delle imprese da 21 a 50 dipendenti hanno richiesto gli ammortizzatori per il 21,3% dei propri dipendenti e il 7,7% delle ore mentre il 52,8% delle imprese con oltre 50 dipendenti hanno richiesto gli ammortizzatori per il 26,1% dei propri dipendenti e il 7,7% delle ore. Gli 8.069 dipendenti del campione di imprese per i quali è stato richiesto a giugno l’uso di ammortizzatori sociali sono per il 51,6% operai, pari a 4.164 (il 21,3% degli operai del campione), in calo del 39,1% rispetto al numero di operai con ammortizzatori sociali a maggio 2020. Per il 40,3% si tratta di impiegati, pari a 3.252 persone (il 29,5% degli impiegati del campione) in calo del 27,8% rispetto a maggio e per l’8,1% apprendisti, 653 lavoratori (il 27,3% degli apprendisti del campione), in calo del 40,5% rispetto a maggio. Dal campione Lapam si evince che il mese con più richieste è stato aprile, seguito da marzo, maggio e, appunto, dal mese di giugno. “Le richieste calano, come era prevedibile – sottolinea il segretario Lapam, Carlo Alberto Rossi – ma i numeri restano comunque significativi. Un terzo delle imprese, anche a giugno, ha fatto richiesta di ammortizzatori sociali, a dimostrazione del fatto che la crisi è ancora lontana dall’essere superata”.
Il territorio, Carpi davanti a tutti. Venendo al territorio e considerato un campione di micro imprese fino a 10 dipendenti nei comuni più rappresentativi del campione, l’indagine Lapam mette al primo posto per il più elevato tasso di utilizzo di strumenti di ammortizzazione Carpi, con il 41,3% dei dipendenti che lavorano in imprese situate nel comune. Seguono Medolla, Fiorano e Bomporto rispettivamente con il 39,4%, il 37,2% e il 37% dei dipendenti, mentre Maranello si attesta sul 36,3%. In rapporto alle ore lavorate, gli ammortizzatori hanno più incidenza ancora a Carpi (19,3% delle ore), Bomporto (18,9% delle ore), Castelnuovo Rangone (17,1%) e Medolla (16,4%).
I macro settori, Manifatturiero in testa alle richieste. Tra i principali macrosettori ha fatto un maggior uso di ammortizzatori sociali per il mese di giugno il Manifatturiero (31% dei dipendenti e 9,4% delle ore lavorabili), i Servizi alle persone (25,3% dei dipendenti e 13,3% delle ore), seguono i Servizi alle imprese (16,1% dei dipendenti e 8% delle ore) e le Costruzioni (9,1% dei dipendenti e 3,4% delle ore). “Il dato del Manifatturiero è assai preoccupante – sottolinea Rossi -, ma in realtà a ben vedere sono i servizi alla persona a soffrire ancora di più e questo è comprensibile dato il lungo lockdown e le conseguenze terribili su questa categoria di imprese”.
I principali contratti. Scuole materne Fism in ginocchio. Prendendo a riferimento i primi 20 contratti più rappresentativi del campione, che rappresentano complessivamente il 79,5% dei dipendenti dell’universo analizzato, l’ufficio studi Lapam evidenzia come nel mese di giugno si registrino complessivamente richieste di ammortizzatori sociali per il 24,9% dei lavoratori dipendenti, andando a coprire il 9,4% delle ore lavorabili. In particolare, i contratti che hanno visto la richiesta di ammortizzatori sociali incidere per oltre il 50% dei dipendenti sono quello delle scuole private materne Fism (90,1% dei dipendenti e 73% delle ore), Tessile, abbigliamento e moda-azienda industriale (55,1% dei dipendenti e 16,5% delle ore), e Chimica aziende industriali (50% dei dipendenti e 11,8% delle ore). Si segnalano inoltre per la copertura con ammortizzatori sociali per oltre il 10% delle ore lavorative del mese i settori dei Servizi di pulizia (33,9% dei dipendenti e 20,4% delle ore), i Pubblici esercizi (27,8% dei dipendenti e 16% delle ore), gli Studi professionali (25,8% dei dipendenti e 14% delle ore), l’Alimentazione e panificazione artigiane (25,2% dei dipendenti e 13,8% delle ore), la Gomma-plastica aziende industriali (40,7% dei dipendenti e 12,3% delle ore), il Tessile abbigliamento e calzature artigiano (29,9% dei dipendenti e 12,1% delle ore) e il Terziario (22,1% dei dipendenti e 10,2% delle ore). “Questi dati evidenziano come le scuole materne provate siano in grandissima difficoltà – conclude il segretario generale Lapam -: non dimentichiamo che queste sono imprese, per quanto atipiche, e che danno da lavorare a centinaia di persone oltre a offrire un servizio preziosissimo per le famiglie. I contributi statali promessi dovranno arrivare in fretta, altrimenti assisteremo a una vera e propria moria di queste strutture. L’altro comparto che ci preoccupa moltissimo è quello del tessile-abbigliamento, più esposto di altri a questa crisi e ancora in grande affanno”.