Commercio, ristorazione e servizi alla persona, dimenticati nella famosa Fase 2: Confesercenti Modena interviene con un giudizio assolutamente negativo sulla tempistica delle riaperture annunciata dal Presidente del Consiglio, che mette a rischio la prosecuzione di migliaia di attività.
“Le tempistiche previste per i settori del commercio, della ristorazione e per parrucchieri ed estetisti – commenta Mauro Rossi Presidente Confesercenti Modena – sono inaccettabili e immotivate: riaprendo i negozi il 18 maggio e addirittura il 1 giugno si va ad aggravare un bilancio già tragico. C’è il rischio più che concreto che molti tengano chiuso per sempre e che questo lockdown prolungato scateni tensioni sociali di difficile gestione”.
I dati nazionali parlano chiaro: il prolungamento della sospensione delle attività costerà altri 10 miliardi di fatturato, in un momento in cui le imprese stanno ancora aspettando di fruire delle misure di sostegno di marzo: dal bonus all’accesso al credito agevolato.
“L’annuncio in conferenza stampa fatto dal premier Conte è stato una doccia fredda – prosegue Rossi – apprendere che il commercio al dettaglio potrà riaprire il 18 maggio e i pubblici esercizi come bar, ristoranti e parrucchieri addirittura il 1 giugno è una pessima notizia, che condannerà alla chiusura moltissime attività già oggi stremate da mesi di chiusura forzata e tutt’ora private di concrete misure di sostegno. L’aspettativa era molto diversa: da settimane circolavano piani che davano la ripresa delle nostre attività con date ben diverse. Classificare il commercio come ad alto rischio di contagio è totalmente assurdo: già da ora le attività del commercio al dettaglio riaperte hanno garantito, in completa sicurezza, un presidio fondamentale di servizio alla comunità. Le nostre categorie sono più che pronte alla riapertura e hanno già studiato specifici protocolli di sicurezza, per questo chiediamo con forza che il calendario annunciato venga rivisto. Inoltre – prosegue Rossi – mancano del tutto risposte per il comparto turistico, le cui attività sono ancora in uno stato di profonda incertezza, senza fatturato e senza prospettive per il futuro. Migliaia di attività del terziario – commercio e servizi – rischiano, di fatto, di scomparire: soprattutto le piccole e micro imprese che non hanno la forza per resistere a ulteriori 20 giorni di chiusura e i pubblici esercizi come bar e ristoranti che devono attendere addirittura oltre 1 mese, per non parlare del settore del commercio su area pubblica che non trova patria nell’annuncio del premier. La cosa che le imprese oggi chiedono è solo una: riaprire al più presto. Dobbiamo trovare delle soluzioni per coniugare salute e ripartenza, altrimenti l’emergenza sanitaria diventerà una catastrofe economica paragonabile a una guerra. Inoltre le attività che riusciranno a sopravvivere a mesi di forzata inattività riprenderanno in uno stato di grave sofferenza. La possibilità all’orizzonte è di avere danni gravissimi a imprese e lavoro, con un aumento delle chiusure delle attività e un incremento della disoccupazione”.
Confesercenti Modena esprime forte preoccupazione perché, se queste date saranno mantenute molte attività sceglieranno di non riaprire e quei pochi che ci riusciranno è probabile che diventino esercizi commerciali per eletti. “Ci sarà una reazione del mercato e dei consumatori – conclude Rossi – ma il rischio più elevato è che il delicato equilibrio economico su cui già prima ci reggevamo cada del tutto: è importante capire che chiudere una serranda è molto più facile che aprirla. Turismo, commercio al dettaglio, piccola manifattura sono tre eccellenze italiane che rischiano di pagare un prezzo altissimo per via di questo lockdown prolungato. Occorre che le date della Fase 2 vengano immediatamente riviste”.
Le attività commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i mercati ambulanti, rappresentano un punto di riferimento sicuro, proprio perché di prossimità, e possono riaprire in tutta sicurezza, rispettando i protocolli già condivisi e sottoscritti. E lo stop è ancora più grave se si considera che, a tutt’oggi, gli imprenditori non hanno alcuna certezza rispetto agli aiuti annunciati, pure a fondo perduto, che dovrebbero essere emanati in settimana.