Sono lontani i tempi del “Metronotte” che, in sella alla bicicletta da tarda sera fino all’alba, presidiava il centro della città controllando le saracinesche chiuse dei negozi o i portoni dei palazzi.
Oggi la figura dell’addetto alla sicurezza privata è profondamente cambiata: agli addetti del settore è richiesta una sempre più elevata professionalità con l’impiego in servizi anche a supporto delle Forze dell’ordine nelle stazioni ferroviarie, per il controllo accessi negli aeroporti, nei tribunali, nei porti, negli ospedali, negli uffici pubblici; e poi ancora il trasporto valori, il caricamento dei bancomat, la video sorveglianza, sono solo alcune delle attività che si aggiungono alle più tradizionali “zone notturne” e piantonamenti davanti ad Istituti di Credito.
Quello degli addetti alla sicurezza privata è ormai un ruolo di pubblica utilità.
Un settore importante, ma non considerato nella maniera adeguata, dove le lavoratrici ed i lavoratori sono in attesa del rinnovo del loro contratto nazionale da oltre 40 mesi ed il contenimento dei costi si realizza anche attraverso l’applicazione della contrattazione in dumping sottoscritta da organizzazioni sindacali non rappresentative, falsando le regole di una corretta concorrenza.
A complicare la situazione, inoltre, il mancato rispetto delle tabelle per la determinazione del costo del lavoro – sebbene ferme al 31 dicembre 2015 – con l’inevitabile impatto sulle gare di appalto e sulle committenze a svantaggio dei lavoratori e sulla qualità del servizio reso.
In un Paese dove si parla spesso, forse troppo, di “sicurezza” ci si dimentica colpevolmente della condizione in cui versano questi lavoratori che, giornalmente, si espongono a rischio di incolumità per tutelare i beni e le persone.
Il rinnovo del contratto nazionale di lavoro della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza incontra da tempo difficoltà e lungaggini, a causa dell’atteggiamento delle associazioni imprenditoriali che cercano ostinatamente di “risparmiare” su salari e tutele: per queste ragioni Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL nazionali, in due missive trasmesse ai Ministeri del Lavoro e dell’Interno, chiedono di avviare un confronto in sede istituzionale finalizzato alla risoluzione della vertenza, riprendendo allo stesso tempo la mobilitazione, dopo gli scioperi del 1 e 2 febbraio e del 1 e 2 agosto, proclamando lo stato di agitazione in tutti territori.
In Emilia Romagna, i sindacati di categoria di CGIL, CISL e UIL hanno già dichiarato il blocco dello straordinario per tutti i lavoratori del settore, sia armati che non armati dal 20 dicembre 2019 al 18 gennaio 2020.
Il rinnovo del contratto nazionale non è più procrastinabile, i lavoratori vogliono sicurezze e diritti.
(Filcams Cgil-Fisascat Cisl-Uiltucs Uil ER)