Sono circa una decina le persone senza fissa dimora trovate la notte bivaccare in strada o in luoghi pubblici, dai volontari delle Unità di strada che ogni sera tengono monitorata la situazione portando anche generi di conforto e ascolto. Per la maggior parte si tratta di senza fissa dimora di passaggio in città o residenti in altri comuni, in altri casi di persone che non accettano l’accoglienza in struttura o il percorso, anche di rispetto delle regole, richiesto a chi usufruisce dell’ospitalità resa disponibile dal Piano di accoglienza invernale del Comune che sta funzionando già a pieni giri con decine di volontari in azione e senza fissa dimora alloggiati nelle strutture.
Dai soggetti che a Modena si occupano di accoglienza nasce ora l’esigenza di fare un ulteriore passo avanti: un Tavolo permanente di confronto e di concertazione per passare dall’accoglienza all’inclusione.
Questa la proposta emersa e condivisa all’incontro “Modena comunità accogliente ed inclusiva. Numeri, progetti e nuove idee” che si è svolto lunedì 16 dicembre in sala Pucci per andare oltre l’accoglienza (che a Modena a detta di tutti i partecipanti funziona) e parlare del “dopo accoglienza” confrontandosi sugli interventi da attuare per realizzare politiche inclusive, anche attraverso la sperimentazione di progetti innovativi come è accaduto con l’housing first.
Al pomeriggio di lavoro annunciato dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli in occasione della quarta edizione del Festival delle Migrazioni e convocato insieme all’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli erano presenti rappresentanti di Ausl, Unimore, Caritas, Forum Terzo Settore, Arci, delle realtà coinvolte nel Piano di Accoglienza invernale attraverso le Unità di strada (Croce Blu, Croce Rossa, Protezione civile, Agesci, Fratres Mutinae, Vivere Sicuri, Avs) di comunità straniere e associazioni che lavorano con i migranti, di cooperative sociali e gestori di Cas.
L’obiettivo era condividere una fotografia dell’esistente e proposte operative su diversi livelli per lavorare sempre più in rete, esattamente come un sistema a cui ognuno può e deve dare il proprio contributo, ugualmente importante, prestando attenzione anche alle esigenze e all’apporto delle comunità straniere ben radicate sul territorio e pronti anche a farsi carico di nuove istanze da portare ai livelli istituzionali più alti, come ha sottolineato il sindaco.
La fotografia dell’esistente è stata rapidamente tracciata dall’assessora Pinelli. Gli stranieri che vivono e lavorano a Modena costituiscono circa il 15 per cento della popolazione; una decina le comunità più numerose: da quella rumena che rappresenta circa il 12 per cento degli stranieri sul territorio, seguita a ruoto da quelle filippina e marocchina (rappresentano ciascuna un ulteriore 10 per cento) e poi da quelle ghanese, albanese, ucraina, moldava, nigeriana, cinese e tunisina (il 3,8 per cento del totale). Mentre ad accedere all’accoglienza invernale, regolata dal Piano che l’amministrazione comunale si è data insieme a Ausl, Caritas e terzo settore, che scatta appunto in inverno a causa delle basse temperature ed è rivolta alle persone senza fissa dimora, sono per lo più stranieri, la metà irregolari.
Lo scorso anni i posti (116) predisposti secondo tre diverse modalità (accoglienza notturna; accoglienza notturna con attività educative diurne; accoglienza per persone con dipendenza da alcol o sostanze a cui proporre anche un percorso di cura) che sono state mantenute quest’anno, hanno accolto complessivamente, in diversi momenti, 216 persone, di cui 174 stranieri, circa una novantina dei quali irregolari.
Per l’inverno 2019/2020 le tre modalità d’accoglienza sperimentate sono state mantenute e, nel novero totale, sono entrati a regime da subito anche i venti di posti ulteriori, aggiunti lo scorso inverno a Piano già avviato.