Questa mattina i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 persone (5 in carcere e 7 ai domiciliari) residenti nelle province di Modena e Reggio Emilia, indagate per associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali. Contestualmente alle misure cautelari personali, la Finanza ha proseguito anche al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili del valore di oltre 26 milioni di euro nonché all’esecuzione di diverse perquisizioni locali.
Il provvedimento giudiziario odierno è stato eseguito dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria della finanza modenese a conclusione di complesse indagini coordinate dai Sostituti Procuratori dott. Marco Imperato e dott. Giuseppe Amara, che hanno permesso di sgominare un articolato sodalizio criminale operante nel territorio emiliano ed attivo nel settore delle frodi all’Erario.
Le complessive investigazioni svolte, che si sono avvalse anche della fattiva collaborazione dell’Ufficio Antifrode della Direzione Regionale delle Entrate di Bologna, hanno permesso di mettere in luce un meccanismo fraudolento che, pur nella sua semplicità applicativa, si è rivelato estremamente insidioso per gli interessi erariali oltre che ampiamente diffuso.
A seguito di alcune verifiche fiscali svolte dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate, infatti, era stato individuato un professionista modenese che, già a partire dal 2015, risultava aver trasmesso centinaia di modelli F24 per conto di diverse decine di società, in cui i debiti tributari dei contribuenti venivano indebitamente compensati attraverso due distinte modalità: in un primo momento, con riferimento agli anni 2015 e 2016, il debito (reale) veniva “bilanciato” dall’indicazione di asseriti crediti di imposta (poi risultati fittizi) di cui lo stesso contribuente dichiarava di poter disporre; nei periodi successivi, la compensazione veniva effettuata per mezzo di crediti d’imposta maturati da altri soggetti e messi a disposizione dei clienti del professionista mediante l’istituto dell’”accollo”, a fronte di un corrispettivo proporzionale all’importo compensato.
Quanto a tale seconda modalità, ad attirare l’attenzione era stato il ripetuto avvicendamento, in funzione di accollante, delle stesse società i cui rappresentanti riconducevano, in qualche modo, allo studio professionale da cui venivano trasmessi i modelli di pagamento.
Ancora più sospetti erano gli artifici utilizzati per la compensazione, consistenti nell’utilizzo dell’home banking, in luogo dell’ordinario canale “Entratel” per il pagamento di tributi residui risultati sempre essere pari a soli 0,01 euro. Circostanza quest’ultima che consentiva l’aggiramento dell’obbligo di utilizzo del canale “Entratel” (obbligatoriamente previsto in caso di F24 a saldo 0,00 euro). Ancora, al fine di evitare l’attivazione del controllo automatizzato da parte dell’Agenza delle Entrate, gli importi utilizzati in compensazione erano sempre inferiori a 5.000 euro, rendendosi così necessario l’invio di diversi modelli F24 per il “pagamento” di somme superiori.
Le attività di riscontro dei finanzieri, hanno permesso di confermare che la fornitura di tali servizi illeciti era da ricondursi ad una articolata associazione a delinquere che aveva nel modenese F.S., di 48 anni, il proprio vertice e che, avvalendosi dell’opera professionale dei commercialisti F.S. e M.M., nel quadriennio 2015/2018, aveva creato e gestito, attraverso la collaborazione dei sodali, molteplici società il cui unico scopo era quello di dichiarare artificiosamente crediti da impiegare, per mezzo dell’istituto della compensazione, nel pagamento di somme effettivamente dovute dai clienti dell’associazione, concretizzando in tal modo una imponente evasione “da riscossione”.
Nel corso delle indagini i Finanzieri hanno potuto ricostruire le reti relazionali degli appartenenti al gruppo criminale, accertando la posizione di primazia di F.S. e la sua influenza su alcuni dei sodali che, per compiacere quello che definivano “il boss”, si prestavano al disbrigo di incombenze e commissioni di qualsiasi natura, arrivando anche ad occuparsi, a comando, delle necessità quotidiane dei diversi familiari del “capo”.
Il GIP, ritenendo solido il quadro indiziario emergente dagli elementi raccolti dalla GDF, ha accolto la richiesta della locale Procura della Repubblica disponendo la custodia cautelare nei confronti di 12 persone (5 in carcere e 7 ai domiciliari), alla cui esecuzione hanno fatto da cornice un totale di 19 perquisizioni locali, effettuate anche nel bolognese e nel reggiano, con l’impiego di circa 90 finanzieri, coadiuvati anche dal supporto di un mezzo aereo della Sezione Aerea del Reparto Operativo Aeronavale di Rimini. Complessivamente, 29 sono i soggetti indagati, ad alcuni dei quali è contestato anche il reato di autoriciclaggio.
Contestualmente è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, fino a concorrenza dell’importo di oltre 26 milioni di euro, pari al danno arrecato alle casse dell’Erario dalle indebite compensazioni nel periodo 2017- 2018.