I Musei civici di Reggio Emilia, una delle principali istituzioni culturali della città, raggiungono quest’anno uno storico traguardo poiché festeggiano 50 anni di attività educative. Da mezzo secolo, dal 1968, i Musei reggiani sono costantemente impegnati in azioni di didattica per avvicinare sempre più i cittadini – e sopratutto bambini, ragazzi, famiglie – al patrimonio di opere e conoscenze racchiuso tra le sue pareti. Azioni che solo nell’ultimo anno hanno registrato la partecipazione di 23.000 bambini e ragazzi (per una media di 150 presenze al giorno), l’organizzazione di 1.000 incontri con le scuole e di 75 percorsi didattici interdisciplinari che, nei quattro laboratori didattici dei Museo, hanno permesso al pubblico di spaziare tra storia, attualità, arte, tecnologia, scienze, culture, ambiente, letteratura, matematica, musica, religioni, educazione alla cittadinanza.
In occasione di questo traguardo e in considerazione di questi rilevanti risultati, venerdì 30 novembre e sabato 1 dicembre, il Comune di Reggio Emilia organizza – presso Palazzo dei Musei (via Spallanzani 1) – una due giorni di riflessione e progettazione dal titolo “Crescere al museo: educazione e innovazione per immaginare il futuro”.
Obiettivo è ragionare sul legame fra educazione e innovazione e sulle più efficaci strategie per l’apprendimento capaci di mantenere al centro la persona, creare progetti inclusivi, integrati e interdisciplinari e sempre più legati all’utilizzo di strumenti digitali.
Musei, istituzioni scolastiche, università e mondo dell’open innovation si confronteranno sul ruolo educativo del museo stesso e sulle opportunità offerte dalla convergenza tra musei, educazione e innovazione.
HANNO DETTO – “La storia dei nostri Musei – ha detto l’assessore a Partecipazione, Agenda digitale e Innovazione Valeria Montanari, intervenendo alla presentazione delle iniziative nello spazio Agorà del Palazzo dei Musei – è la storia di un rapporto radicato con la città, come dimostrano questi ultimi 50 anni di progettualità educativa in cui la città, con più generazioni e famiglie, è cresciuta insieme e grazie anche all’istituzione museale. In questi Musei civici si custodiscono certo patrimoni storici, artistici, scientifici di primo piano, ma non solo: il percorso svolto dall’istituzione museale si è sviluppato anche in una dimensione dinamica e aperta affine a quella di Urban center, di luogo identitario in cui la città e la comunità si ritrovano e si raccontano nel loro passato e nel loro futuro, ripensandoli e riprogettandoli. Negli anni recenti si è fatta poi strada una sensibilità legata all’innovazione, con l’introduzione delle tecnologie nuove quali strumenti di conoscenza dei beni culturali, dai concept delle mostre alle attività laboratoriali ed educative. Questo approccio dei nostri Musei civici, che unisce identità e innovazione in una proposta culturale attrattiva e intelligente, troverà nuove opportunità di crescita e di ulteriore condivisione con coloro che li frequentano”.
Elisabetta Farioli, direttore dei Musei civici, ha spiegato che “il rapporto fra educazione e musei ha radici nel Settecento, quando le istituzioni museali nascevano specificamente come strumenti didattici. Dunque, un’idea antica, che a Reggio Emilia ha conosciuto un’evoluzione continua nel tempo ed eccezionale, fino diventare un esempio di rilievo nazionale, sia nelle modalità dei percorsi educativi e nelle attività laboratoriali, sia nel numero di frequentatori: 23.000 bambini all’anno.
“Una prima svolta significativa nel rapporto tra educazione, musei e innovazione a Reggio Emilia – ha aggiunto Farioli – si è avuta, non a caso nel 1968 quando, direttore Giancarlo Ambrosetti, si iniziò la produzione di mostre itineranti del patrimonio museale nel territorio provinciale. Poi l’affermarsi dell’idea di Laboratorio come strumento educativo esperienziale, che riteniamo vincente anche nel futuro e che vogliamo sviluppare nel progetto Train-Er, in realtà una rete di competenze, conoscenze e vocazioni diverse unite in una logica di virtuosa contaminazione.
“I tempi sono cambiati e i Musei con loro – ha concluso il direttore – sforzandosi di raggiungere le persone con modalità e linguaggi di trasmissione del sapere aggiornati, custodendo nel contempo, nella sua originalità e importanza, il bagaglio culturale trasmesso. L’approccio non è quello ‘istruttivo’, ma quello appunto educativo: contribuire a generare menti aperte, a suscitare interessi, uscendo dagli steccati, scommettendo sull’interdisciplinarità così ben favorita qui dalla compresenza in una sede sola di discipline e collezioni, tipologie e oggetti diversi, in un unico grande Museo. Fino all’incontro con il digitale e con le nuove prospettive dell’innovazione, con cui vogliamo confrontarci a cominciare dai due giorni di studio che ci aspettano, assieme alla città, in cui – assieme ai nostri partner abituali: Fondazione Reggio Children, Officina Educativa, Reggio Emilia città senza barriere, Ufficio scolastico territoriale – ascolteremo i contributi dei rappresentanti di alcune delle maggiori e più avanzate istituzioni italiane ed europee”.
Programma e relatori di “Crescere al museo: educazione e innovazione per immaginare il futuro” sono stati presentati da Chiara Pelliciari dei Servizi educativi dei Musei civici e da Francesca Lambertini di BAM! Strategie culturali.
I CONTENUTI DELLA DUE GIORNI – Nella prima giornata della due giorni di studio e progettazione “Crescere al museo: educazione e innovazione per immaginare il futuro”, in particolare, la riflessione sarà concentrata sul ruolo del museo e dei beni culturali quale fonte di ispirazione per la creatività e l’innovazione. Attraverso keynote speech di ospiti nazionali ed europei e talk tra professionisti dei vari settori, si condivideranno buone pratiche e strategie di ricerca. Tra i relatori ospiti Annemiek Spronk, Head of Schools del Rijksmuseum di Amsterdam, Margherita Sani dell’IBC dell’Emilia-Romagna, Samuela Caliari, responsabile dell’Audience Development del Muse di Trento, Annalisa Casagranda, responsabile dell’area educazione del Mart di Rovereto, Eugenia Ferrara, responsabile area scuola e divulgazione della Fondazione Golinelli Bologna, Federica Facchetti e Alessia Fassone, referenti dei progetti di inclusione sociale e didattica del Museo Egizio di Torino, Giovanna Brambilla, responsabile dei servizi educativi del GAMeC Bergamo, Damien Lanfrey, Chief innovation officer del Miur.
Sabato 1 dicembre invece, i lavori saranno occasione per discutere del nuovo spazio per l’innovazione che sarà allestito nel 2019 all’interno di Palazzo dei Musei di Reggio Emilia nell’ambito del progetto regionale Train-Er. Collocato nella “sala giardino”, adiacente al cortile retrostante il museo, nasce come spazio di progettualità condivisa tra musei, mondo dell’innovazione, scuole e università, nel quale si svilupperanno idee e si incentiverà la ricerca, con un approccio che fa leva sull’interazione tra adulti e bambini. Questo progetto affiderà un ruolo nuovo al museo, ponendolo tra i centri di innovazione e creatività del territorio, soprattutto nella relazione con le istituzioni scolastiche.
Nel corso della giornata di sabato si proveranno quindi a individuare le esigenze strumentali e le competenze da inserire nei nuovi spazi, raccogliendo idee ed esperienze che emergeranno dal coinvolgimento di diversi portatori d’interesse che operano sul territorio (docenti, animatori digitali, educatori museali, aziende e start up attive nell’ambito dell’innovazione digitale, makers, fab lab, designer, artisti…).
50 ANNI DI DIDATTICA AL MUSEO – Il dialogo iniziato 50 anni fa tra scuola e museo è continuato e si è rafforzato negli anni, fino a diventare oggi un punto chiave nella mission dei nostri Musei civici. Il rapporto tra musei e mondo della scuola nasce nel 1967/8 in stretta relazione con un cartellone di mostre didattiche itineranti, ideate dall’allora direttore dei musei Giancarlo Ambrosetti, attraverso le quali si programmavano laboratori e visite guidate in diverse sedi del territorio. Queste prime sperimentazioni, che si riveleranno pionieristiche in ambito nazionale, erano occasione per programmare altre attività, destinate ad ampliare i contenuti proposti – incontri con gli insegnanti, laboratori, visite guidate solitamente demandate, ove possibile, agli insegnanti stessi – e offrivano nuove opportunità di conoscenza del territorio a insegnanti e studenti, tracciando così un primo importante ponte tra scuola e museo.
Tutto ciò avveniva in un momento di grande fervore culturale in cui era forte l’attenzione, da parte del Comune di Reggio, nei confronti dei bisogni della città, con particolare riguardo al tema dell’educazione. Negli stessi anni, infatti, operava in città Loris Malaguzzi, che contribuì a ideare il “Reggio Approach”, che pone al centro dell’educazione la teoria dei cento linguaggi, valorizzando le potenzialità, le risorse e le diverse intelligenze dei bambini.
In un periodo così fertile per la riflessione sul bambino e sull’educazione in genere nacque, dunque, un dialogo tra scuola e museo, che facilitò il riconoscimento di quest’ultimo come luogo permanente di educazione e fornitore di un servizio fondamentale per la società. Tale dialogo si intensificò a partire dagli anni ’90 da un lato grazie al coinvolgimento diretto del Provveditorato agli studi, con cui il museo programmò un articolato pacchetto di proposte riguardanti itinerari didattici e laboratori, dall’altro grazie all’allestimento all’interno dei musei di tre aule–laboratorio, dedicate all’archeologia, alle scienze naturali e alla storia dell’arte.
A partire dagli anni 2000 il museo ha poi sostenuto importanti momenti di formazione per i propri educatori museali e si è dotato di un coordinamento interno per garantire qualità e costante ricerca ai progetti educativi. Queste scelte hanno portato alla sperimentazione di nuovi approcci per una fruizione delle collezioni più emozionale, capace di creare connessioni e relazioni fra le discipline e gli ambiti del sapere, che trasformano la visita in esperienza personale. Attraverso la promozione di iniziative, eventi, visite guidate si è inoltre cercato di creare, sia per bambini e ragazzi che per gli adulti, l’abitudine a frequentare il museo, che diventa, così, un luogo di apprendimento informale dove tornare e ritornare, con la certezza di trovare sempre nuove opportunità e nuove cose da scoprire.
A questo si aggiunge oggi una profonda riflessione sui temi legati all’innovazione e al mondo del digitale, nella direzione del dibattito su come la tecnologia stia cambiando il modo di fare valorizzazione all’interno dei musei.
Ad esempio, la recente mostra On the road. Via Emilia 187 a.C. – 2017, grazie alle sue caratteristiche allestitive, tecnologiche e comunicative, ha permesso di coinvolgere il pubblico utilizzando diverse strategie, puntando in particolare sulla contaminazione tra diversi ambiti del sapere e su allestimenti suggestivi, capaci di coniugare reperti e soluzioni tecnologiche.
I musei civici affiancano inoltre alla didattica realizzata con e per le scuole numerose iniziative di formazione e coinvolgimento del pubblico, in particolare per bambini e famiglie, quali il Darwin Day, la F@mu- Giornata delle famiglie al museo, la Buonanotte al museo, il progetto Museo dei ragazzi. In occasione di mostre o eventi vengono organizzati laboratori e percorsi di approfondimento, tra cui anche momenti pensati per pubblici fragili, così da favorire occasioni davvero inclusive.