“Sono state fatte le cose giuste, nei tempi e nei luoghi giusti. Secondo le procedure e i protocolli previsti in questi casi. Purtroppo, l’esito non è stato positivo. Vorrei davvero, prima di tutto, chiedere rispetto e vicinanza per i genitori che hanno perso il loro bimbo. E aggiungo: per favore, nessuna strumentalizzazione”.
Queste le parole dell’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, intervenuto stamani nella seduta della Commissione consiliare competente per un’informativa sul decesso del neonato venuto alla luce domenica mattina all’ospedale di Sassuolo. In aula erano presenti anche Massimo Annicchiarico, direttore generale Azienda Usl di Modena, e Kyriakoula Petropulacos (Direzione generale Cura della persona, salute e welfare della Regione).
“Una premessa doverosa, nei confronti della famiglia” ha esordito Venturi. Perché “un fatto come quello accaduto, il decesso di un neonato dopo un distacco massivo di placenta, colpisce drammaticamente. Per questo vorrei che evitassimo, nelle nostre discussioni, la strumentalizzazione dei fatti che sono avvenuti, rispettando l’immenso dolore dei familiari”.
“I protocolli – ha spiegato l’assessore – che sono stati applicati sono quelli in uso da anni. In ogni caso, come è già stato detto in questi giorni, la scelta di avviare all’ospedale di Sassuolo una paziente che presentava quel quadro clinico, sarebbe stata presa comunque. E non c’entra nulla, come qualcuno strumentalmente ha voluto insinuare, la sospensione del punto nascita di Pavullo. Il distacco massivo di placenta, che è stato diagnosticato, è una condizione estremamente rara, che comporta purtroppo un’elevata mortalità perinatale: 125 per mille circa, morte in utero nel 15 per cento dei casi. Ed è alto anche il rischio per la vita della madre. E dunque, lo ribadisco, il trasferimento in un centro quanto meno di 2° livello è indicato anche per salvaguardare la vita della donna, dalla quale dipendono anche le possibilità di sopravvivenza del bambino”.
“Vorrei anche segnalare – ha aggiunto Venturi – che l’assistenza è stata assolutamente adeguata nel pre-operatorio a Sassuolo, dove tra l’altro la sala operatoria era già aperta, c’era tutto il personale e tutti gli esperti e specialisti necessari in caso di emergenze così drammatiche”.
“Infine – ha concluso l’assessore alla salute – vorrei dire che da parte nostra c’è e ci sarà il massimo impegno a tutelare e proteggere la famiglia, coinvolta in questa terribile vicenda. Ma vorrei anche spendere una parola per ringraziare tutti i professionisti della sanità che hanno fatto il loro lavoro con impegno e competenza, come tutti i giorni, dando qualità al servizio sanitario di questa regione”.
I fatti accaduti
Questi i fatti, descritti in aula dall’assessore Venturi. La telefonata di soccorso al 118 arriva domenica 29 ottobre, alle 5.45 di mattina. L’operatore centrale valuta l’intervento di soccorso in codice giallo. Immediata, due minuti dopo, l’invio di un’ambulanza con infermiere. Intanto, scatta il preallarme dell’automedica a Pavullo. Alle 5.50, parte l’ambulanza con l’infermiere e l’autista soccorritore, l’arrivo sul posto 5 minuti dopo. In attesa dell’automedica, l’equipaggio dell’ambulanza rileva i parametri vitali. Qualche minuto dopo le 6 arriva l’automedica: il medico attiva la procedura, in vigore da anni, che prevede l’invio della paziente all’ospedale di Sassuolo (al pari di altre procedure di centralizzazione operative per infarto, ictus e politrauma). L’obiettivo è garantire l’assistenza da parte di un centro nascita di secondo livello idoneo ad accogliere e gestire qualunque complicanza per la mamma e per il neonato. Alle ore 6.53, l’arrivo all’ospedale di Sassuolo, con accesso diretto in Ostetricia: sono già presenti un medico ginecologo e un’ostetrica. Immediata la diagnosi di distacco di placenta, con bradicardia fetale.
Pochi minuti dopo inizia l’intervento in sala operatoria, con una équipe da infermieri, due rianimatori, due ostetriche, tre ginecologi, un neonatologo e un chirurgo generale a disposizione. Passata un’ora dopo il cesareo, nonostante la tempestiva rianimazione neonatologica, purtroppo il bimbo non ce la fa.