Si sono concluse pochi giorni fa le indagini preliminari relative ad un’attività di polizia giudiziaria coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna e svolta dal Nucleo Investigativo del Corpo forestale dello Stato di Modena, finalizzata ad identificare i responsabili di un’attività organizzata per il traffico di rifiuti, false attestazioni e truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Stefano Orsi, hanno avuto inizio a fine 2014 e si sono da subito focalizzate sulle modalità di gestione dei rifiuti urbani e speciali presso l’impianto modenese di recupero, allora gestito da una società di Imola. Le attività investigative, vista la complessità della materia, si sono composte di controlli sul campo, intercettazioni telefoniche-ambientali, perquisizioni, sequestri ed accurate verifiche documentali, attraverso le quali gli inquirenti hanno verificato che presso l’impianto di recupero rifiuti, mediante una sistematica e cosciente violazione della normativa, sono state gestite illecitamente più di 125.000 tonnellate di rifiuti urbani e speciali.
Le indagini hanno evidenziato una situazione di rodata gestione illecita, costituita dalla volontaria attribuzione di errati codici identificativi rifiuti al fine di renderli recuperabili visto che, per la loro natura, non avrebbero potuto essere gestiti presso l’impianto, nonché al fine di agevolarne il conferimento da parte di propri clienti. Inoltre, le
complesse attività effettuate, hanno permesso di appurare una sistematica omessa attività di selezione/recupero a norma di legge di talune tipologie di rifiuti, ivi compresi anche quelli originati da raccolte differenziate urbane comunali, quali carta e plastica.
Di particolare evidenza risultava poi il fatto che ingenti quantitativi di rifiuti costituiti principalmente da urbani ingombranti e imballaggi misti speciali, venivano smaltite in discarica tal quali, in quanto il loro recupero non risultava sufficientemente remunerativo per la ex società imolese. Si è calcolato che nel triennio 2013-2014-2015 – mediante artifizi e raggiri costituiti nel non aver sottoposto a recupero tali rifiuti ma nell’aver loro esclusivamente cambiato codice, nonché mediante false attestazioni documentali del loro avvenuto recupero – la società abbia illecitamente smaltito in diverse discariche rifiuti usufruendo indebitamente dell’ecotassa in forma agevolata,
introitando un ingiusto profitto pari a circa €. 800.000, costituito dall’omesso versamento dell’intera quota di tributo dovuto alla Regione Emilia Romagna.
All’esito di quanto emerso sono state indagate cinque persone, tra le quali l’ex legale Rappresentante, tre funzionari della stessa società, ed un dipendente della cooperativa impiegata nell’impianto modenese. Inoltre è stata segnalata la società ai sensi della normativa inerente la responsabilità amministrativa dell’ente.