Dopo anni si è concluso il contenzioso tra la Città metropolitana e l’azienda Sintexcal che a Bologna ha un impianto di produzione di conglomerati bituminosi in via Agucchi.
Il TAR dell’Emilia-Romagna ha infatti respinto il ricorso della Sintexcal con il quale l’azienda di Bologna chiedeva l’annullamento del provvedimento con cui la allora Provincia, il 15 ottobre 2012, respingeva la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione rilasciata nel 2008 per mancanza di un progetto credibile che realizzasse opere di captazione, convogliamento e trattamento di tutte le emissioni in fuoriuscita dall’impianto.
A seguito delle numerosissime segnalazioni di cittadini che lamentavano forti e persistenti odori di bitume sull’area circostante, densamente abitata, erano infatti intervenute ARPA e AUSL che in una nota congiunta del gennaio 2012 avevano attestato “una situazione di pericolosità grave ed immediata”. Pertanto, nel gennaio 2012 la Provincia aveva disposto la sospensione immediata a fronte dell’autorizzazione. Tale provvedimento è stato oggetto di un primo ricorso poi respinto dal Tar Bologna nel gennaio del 2015 che si è pronunciato nel merito.
Contestualmente, in sede di conferenza dei servizi, non veniva rinnovata l’autorizzazione alle emissioni, stante l’inerzia della Ditta a presentare un progetto completo ed efficace per consentire il proseguimento dell’attività per i successivi quindici anni senza più problemi per la popolazione e l’ambiente. Anche quest’ultimo provvedimento di diniego è stato impugnato dinanzi al TAR e oggetto di una lunga sequela di atti giudiziari e amministrativi, tra cui anche una autorizzazione temporanea nelle more del pronunciamento definitivo del TAR bolognese.
“Per noi questa rappresenta una vittoria storica – ha sottolineato il consigliere metropolitano delegato all’Ambiente Lorenzo Minganti – ottenuta grazie alla collaborazione con ARPA e AUSL. Non solo si ribadisce la correttezza del nostro operato, ma soprattutto il TAR ha stabilito un principio giuridico che può creare un precedente a livello nazionale. Criticità principali erano le SOV (sostanze organiche volatili) che non sono parametrate: quindi è stato utilizzato come parametro di controllo il numero di segnalazioni pervenute dai cittadini per unità di tempo. Dai rilievi indipendenti condotti da Arpa è emerso inequivocabilmente come nei periodi in cui l’impianto funzionava queste segnalazioni si presentassero in forma estremamente acuta. Il Tar ha ritenuto questo un metodo di valutazione delle condizioni ambientali sufficiente per emanare provvedimenti limitativi delle attività d’impresa a tutela della salute pubblica. Ci tengo a ribadire inoltre che è stata respinta l’accusa di abuso di ufficio nei confronti dei nostri funzionari, ingiustamente accusati di aver esercitato in maniera vessatoria i loro poteri di vigilanza, il loro lavoro esce pertanto dalla vicenda addirittura valorizzato”.