Dal 2010 ad oggi in Emilia-Romagna sono stati chiusi ben 325 sportelli, con la provincia di Bologna che, con il taglio di 116 agenzie (- 14%), registra la maggiore riduzione, seguita da Modena con 50 (- 10%), Reggio Emilia con 33 (-8%) e Parma con 22. Il minor numero di chiusure è avvenuto a Ferrara e Piacenza, in entrambi i casi con 7 dipendenze. Numeri ingenti, sebbene nel 2014 il trend segni comunque un rallentamento delle cessazioni: 89 contro le 157 del 2013, anno in cui si è toccato il massimo numero di chiusure.
E’ quanto risulta dai dati elaborati dalla First Cisl, il sindacato dei lavoratori di banca della Cisl, che ha analizzato i numeri pubblicati dalla Banca d‘Italia e dalla BCE. “Una diminuzione delle agenzie del credito fisiologica – ha commentato Marco Amadori, segretario regionale della First Cisl – se pensiamo all’uso di internet, dei bancomat e al fatto che qualche sportello è stato aperto dalle banche un po’ troppo frettolosamente nella corsa alla presenza sul territorio, senza un approfondimento delle reali possibilità di mercato”.
Difatti, con 3.220 sportelli bancari l’Emilia-Romagna è ancora oggi la terza regione in Italia, dopo Trentino e la Valle d’Aosta, per maggiore presenza in rapporto ai propri abitanti: uno sportello bancario ogni 1.381 abitanti, contro la media nazionale di uno ogni 1.977 e quella dell’Eurozona di un’agenzia ogni 2.133 residenti. In particolare la Romagna si distingue ancora per la capillarità delle agenzie del credito, numeri da record si hanno nei comprensori di Rimini (una dipendenza ogni 1.206 abitanti), Forlì-Cesena (una ogni 1.237) e Ravenna (una ogni 1.248), che sono rispettivamente al quinto, sesto e settimo posto della classifica nazionale.
“Una regione, dunque, altamente “bancarizzata” – ha continuato Amadori – in cui le aziende di credito hanno risentito nei propri bilanci della crisi finanziaria ed economica di questi anni, anche per aver concesso credito non sempre a chi lo meritava. Tant’è che alcune banche sono state commissariate, non di rado, a causa di problemi gestionali, come la cronaca ha tristemente mostrato in questi mesi”. “Nonostante questo, grazie agli enormi sacrifici economici dei lavoratori – ha sottolineato il sindacalista Cisl – siamo riusciti, come sindacati, a mantenere l’occupazione: alcune aziende di credito sono tornate in bonis, altre sono state cedute ad altre banche. Ma i posti di lavoro finora si sono tenuti e naturalmente ci adopereremo affinché anche le crisi occupazionali di queste settimane (Unicredit, Banca Popolare Vicenza, Banca Marche,…) possano risolversi con la stessa attenzione per i lavoratori, proprio come sta avvenendo nei numerosi casi riguardanti l’Emilia-Romagna”.
“Ora, però, si deve fare attenzione a non fare l’errore contrario, perché famiglie e imprese, specie in un momento delicato come questo, hanno bisogno di quel tipo di consulenza che si può fare solo di persona. Una consulenza che sovente garantisce ritorni redditizi ingenti anche per le aziende di credito, ma che ha bisogno necessariamente di investimenti sulla riqualificazione del personale”. Un passaggio cruciale, quello posto in evidenza dal segretario generale regionale dei bancari Cisl, poiché nei prossimi mesi la situazione creditizia in regione vedrà notevoli cambiamenti anche a seguito delle riforme già approvate delle banche popolari e delle fondazioni bancarie, nonché del prossimo intervento sulle Banche di Credito Cooperativo.
“Come Fisrt Cisl ci auguriamo – termina Amadori – che i responsabili delle banche locali abbiano la lungimiranza di mantenere e valorizzare questo grande patrimonio economico e professionale, indispensabile per le famiglie e le imprese del nostro territorio, ma anche per gli stessi istituti di credito”.