“Restituire alla politica il primato nel riconoscimento e nella tutela dei diritti delle persone, una missione che non può essere delegata alla Giurisprudenza”. Così il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, sull’approvazione da parte della Giunta comunale di San Lazzaro dell’atto di indirizzo che porterà all’istituzione del Registro delle Unioni Civili.
Il riconoscimento giuridico di legami affettivi al di fuori della famiglia tradizionale è già una realtà, se pure in forme diverse, in oltre 200 Comuni italiani ed è stato oggetto di una recente pronuncia del Parlamento europeo che, il 9 giugno scorso (sulla scia del referendum in Irlanda che ha dato il via libera alle unioni tra coniugi dello stesso sesso) ha approvato a larga maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere in Europa che “prende atto dell’evolversi della definizione di famiglia”.
Tutte le coppie – la proposta di regolamento che sarà sottoposta al voto del Consiglio comunale nella seduta del 21 luglio definisce chiaramente il vincolo affettivo in termini generali quale “reciproco impegno all’assistenza morale e materiale” – potranno così contare su una forma di riconoscimento pubblico che, a cominciare dai servizi e dagli ambiti di competenza dell’amministrazione comunale, dia piena attuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione e allo stesso art. 2 dello Statuto comunale che impegna l’istituzione ad “uniformare le proprie linee di indirizzo, programmi e provvedimenti agli obiettivi di piena attuazione dei principi di uguaglianza e di pari dignità sociale dei cittadini”.
“Si tratta solo del primo importante per quanto insufficiente passo – spiega il sindaco, Isabella Conti – per costruire le condizioni affinché il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto abbia valore concreto in termini di servizi e pari opportunità per i cittadini”. Riconoscimento che, peraltro, in certi ambiti già esiste: “Al vuoto legislativo nazionale sulla materia ha fino ad oggi sopperito la Giurisprudenza riconoscendo ad esempio il diritto del convivente a visitare un familiare in carcere”, sottolinea Conti. Singole fattispecie che non si sono però tradotte in un riconoscimento di carattere generale né nella presa d’atto – come recita lo stesso atto di indirizzo approvato dalla Giunta di San Lazzaro – della crescente quantità di legami affettivi all’interno della comunità che non si formalizzano (nel caso delle coppie conviventi che decidono di non sposarsi) o, peggio, proprio non si possono formalizzare (nel caso delle coppie omosessuali), nell’istituto del matrimonio “pur connotandosi per una convivenza stabile e duratura”.
Una sfida ambiziosa per l’amministrazione locale: “Dopo l’istituzione del Registro, già deliberata in Giunta e da sottoporre al Consiglio, dobbiamo assumerci attivamente e per intero la responsabilità di non lasciare questo atto lettera morta, adeguando i diversi servizi e settori del Comune affinché il riconoscimento del nuovo istituto si traduca concretamente in pari opportunità per i cittadini”. Per esempio nelle graduatorie per accedere agli alloggi in Edilizia Residenziale Sociale, ma anche nell’accesso ai servizi scolastici di competenza comunale (ad esempio gli asili nido), ai servizi sociali, all’assistenza agli anziani, ecc. “Ben consapevoli del fatto – precisa Conti – che una misura di questo tipo rappresenta solo un palliativo, un piccolo segnale di dignità in attesa che una legge nazionale sulla materia consenta finalmente il riconoscimento giuridico ed effettivo di un legame di fatto alle coppie che pur volendo sposarsi non possono farlo, che è cosa ben diversa da chi potrebbe sposarsi e sceglie di non farlo”.
Il grande limite, in mancanza appunto di una legge nazionale sul tema, è infatti l’impossibilità ad oggi di intervenire con regolamenti comunali su fattispecie regolate da leggi regionali o leggi dello Stato, dal “diritto di cremazione”, riconosciuto solo al coniuge o al parente in base a una legge regionale, alla pensione di reversibilità, una fattispecie, quest’ultima, che però costringerebbero il legislatore ad andare fino in fondo, con il riconoscimento di fatto delle nuove Unioni in termini di diritti e doveri dei coniugi. “Nel nostro piccolo si tratta comunque di un atto doveroso – spiega Conti – in attesa che la politica nel suo complesso torni ad assumersi la responsabilità ed il primato nell’interpretare la realtà e riconoscere i diritti naturali delle persone come già è scritto nella nostra Carta costituzionale”.
Un passo dunque decisivo – per quanto di competenza dell’ente locale – verso l’attuazione dell’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali firmata proprio a Roma nel 1950 e (almeno sulla carta) resa esecutiva da legge dello Stato nel 1955, secondo la quale “la stabile relazione di fatto tra due persone, caratterizzata da coabitazione indipendentemente dal genere degli interessati, costituisce vita familiare”.